Tatuaggi e nanoparticelle: se l’inchiostro raggiunge i linfonodi

Nato come pratica rituale, poi diventato una moda, il tatuaggio è ormai  riconosciuto come una vera e propria forma d’arte, oltre che mezzo d’espressione delle emozioni di una intera generazione. Al giorno d’oggi, in media, un giovane adulto su tre possiede almeno un tatuaggio, molti ne hanno anche diversi e c’è chi, caso estremo, ha scelto di tatuare il proprio corpo per intero. Ma siamo davvero certi di conoscere tutti i rischi che ruotano intorno ad aghi ed inchiostro?

Sperimentati si, ma forse non abbastanza…

Come accennato, il tatuaggio rappresenta un’usanza antica e, in fondo, parte integrante della cultura umana da molto, moltissimo tempo. Nel corso dei secoli, se non dei millenni, esso ha ricoperto i significati più svariati, senza mai perdere di fascino e significato. Una pratica così consolidata è stata data, forse, anche un po’ per scontata. Difatti, non esistono studi sistematici sulla sicurezza del tatuaggio e, in particolare, dei pigmenti ad esso associati. Al contrario, trattandosi di una pratica prettamente estetica, la sperimentazione sugli animali di colori e strumentazioni da tatuatore è considerata non etica, al pari dei test finalizzati alla cosmetica.

Quel che sappiamo sulla alla tossicità degli inchiostri impiegati nei tatuaggi deriva, in massima parte, da test in vitro. I pigmenti sono, ovviamente, analizzati, se ne conoscono le singole componenti ed i prodotti di degradazione. Di alcuni di essi, presi singolarmente, sono stati registrati, in altri contesti, anche dati sulla tossicità nell’uomo e nell’animale, ma purtroppo non sufficienti a fare chiarezza.
Certo è che, nel corso del tempo e più di una volta, nel corpo di alcune persone tatuate, sono stati individuati tracce di pigmento all’interno dei linfonodi (piccoli organi importanti per la funzione del nostro sistema immunitario).

Come funziona il tatuaggio?

È possibile decorare in modo permanente la pelle, come con un tatuaggio o con il trucco permanente, depositando del pigmento insolubile all’interno dello strato profondo della pelle, il derma. Tuttavia, la pelle ha il ruolo fondamentale di difenderci dagli agenti esterni e l’inchiostro usato per tatuarci è, a conti fatti, un corpo estraneo. Non è difficile immaginare, quindi, che la prima reazione del corpo al nostro pacifico intento di decorarci sia quella di eliminare il maggior quantitativo possibile di pigmento.

Per farlo, esso ha a disposizione essenzialmente due modi: espellere l’inchiostro attraverso la pelle lesa dall’ago, il cosiddetto spurgo di colore, o drenarlo attraverso il sistema linfatico. Così, alcune delle sue componenti raggiungono i linfonodi, trasportate attivamente da cellule particolari in grado di fagocitarle, come le cellule dendritiche, o in modo passivo attraverso i vasi linfatici. Quale che sia il “mezzo di trasporto” scelto, gli studiosi tedeschi hanno accertato che alcune nanoparticelle sono in grado di bloccarsi all’interno dei linfonodi più vicini al sito del tatuaggio.

Essenzialmente composti di alcuni metalli

Colore

Composizione chimica

Nero

Resina acrilica, pigmento nero (nero fumo), glicerina, acqua, amamelide, alcol isopropilico

Bianco

Resina acrilica, biossido di titanio, acqua

Rosso ciliegia

Resina acrilica, pigmento rosso 210, pigmento blu 15, glicerina, acqua, alcol isopropilico, amamelide

Arancio

Resina acrilica, pigmento arancio 13, pigmento rosso 210, glicerina, acqua, alcol isopropilico, amamelide

Giallo

Resina acrilica, pigmento giallo 65, ossido di titanio

Verde scuro

Resina acrilica, pigmento verde, glicerina, acqua, alcol isopropilico, amamelide

Blu chiaro

Resina acrilica, biossido di titanio, pigmento blu 15, glicerina, acqua, alcol isopropilico, amamelide

Blu violetto

Resina acrilica, biossido di titanio, pigmento violetto 1, glicerina, acqua, alcol isopropilico, amamelide

La maggior parte dei colori impiegati come pigmenti nel tatuaggio sono composti da alcuni metalli e dai loro ossidi o da composti organici, prodotti ritenuti sostanzialmente inerti, almeno fino ad oggi. I due colori più impiegati sono attualmente il nero fumo, di origine organica, e il diossido di titanio (TiO2), un pigmento utilizzato per ricreare alcune peculiari sfumature di bianco. Il diossido di titanio non è sempre tossico, la sua capacità di far danni è strettamente legata alla struttura tridimensionale della molecola. Tuttavia, in particolari condizioni, è in grado di generare un gran quantitativo di radicali liberi, responsabili di molti processi come, ad esempio, il ritardo nella cicatrizzazione. Il diossido di titanio non è l’unico componente ritrovato nell’organismo di chi è tatuato. Sono state, infatti, ritrovate anche tracce di Nichel, Cromo, Manganese e Cobalto.

Ma fanno davvero così male?

Allo stato attuale, è difficile stabilire con certezza quanti e quali danni possa causare l’accumulo di queste nanoparticelle nei linfonodi. Tuttavia, se è vero che i linfonodi rappresentano componenti importanti del nostro organismo e che agiscono da filtro, averne uno o più “otturati” non è una buona cosa.
Certo è che non tutti i colori attualmente impiegati dai tatuatori nascono a scopo cosmetico, alcuni di essi provengono da impieghi industriali ben differenti. A ciò si aggiunge il mancato obbligo, da parte dei produttori, di esplicitare le componenti dei colori che mettono in commercio, cosa che, oltre a complicare le cose, costringe il tatuatore ad impiegare dei materiali di cui lui per primo ignora almeno in parte la provenienza.

Sebbene non sia il caso di fare allarmismi, tutelarsi non è mai un’abitudine sbagliata. Se già vi abbiamo dato dei consigli per il vostro primo tatuaggio, oggi ne aggiungiamo un altro: scegliete uno studio competente che impiega colori di qualità e.. .non abusate col bianco! Per tutto il resto, ci affidiamo al principio di precauzione e vi invitiamo a fare lo stesso.

Silvia D'Amico