Semplice dermatite o psoriasi? Una malattia dalla diagnosi difficile

La nostra pelle è una barriera importante, non a caso rappresenta, in qualche modo, la linea di confine tra il nostro corpo ed il mondo esterno. Oltre a costituire il primo punto di contatto tra noi e le migliaia di agenti esterni che ci circondano, però, essa rappresenta anche il primo mezzo di interazione con le altre persone. Per questa ragione, le malattie della pelle non rappresentano solo una problematica medica, ma anche sociale. Ne è un esempio la psoriasi.

Dermatite o psoriasi? Una malattia dalla diagnosi difficile

Come avrete intuito, la psoriasi è una malattia della pelle, caratterizzata dalla comparsa di chiazze eritematose e papule ricoperte da squame madreperlacee e prurito intenso. Le zone maggiormente colpite sono i gomiti, le ginocchia, la regione lombare, le natiche e il cuoio cappelluto, ma può colpire anche altre zone raramente ne viene colpito il viso. Spesso il danno è bilaterale, ad esempio può colpire due gomiti o due ginocchia. E’ una patologia autoimmune che richiede una terapia ciclica

La psoriasi colpisce il 2% della popolazione mondiale circa 1 milione e mezzo sono gli italiani affetti. Benché le sue cause restino ancora sconosciute, si sostiene che la psoriasi abbia origine da una predisposizione genetica, può presentarsi in qualunque età con fattori scatenanti genetici, immunologici o ambientali. Circa nell’8% dei casi, la psoriasi appare come una malattia grave perché si estende su buona parte del corpo ed è accompagnata da importanti complicazioni, in particolare reumatiche.

La diagnosi è più difficoltosa quando le chiazze sono in via di guarigione. In tali circostanze, infatti, la placca assume una classica forma ad anello cerchiato di rosso facilmente confusa con una micosi.

Cosa accade alla pelle affetta da psoriasi

La pelle è costituita dall’epidermide (parte più superficiale), dal derma (strato intermedio) e dall’ipodema (il terzo strato). L’epidermide consiste in 4-5 strati di cellule sovrapposti. Il suo strato più esterno è costituito da cellule morte appiattite che formano un rivestimento di tessuto morto, chiamato strato corneo, che ha lo scopo di proteggere il corpo dagli agenti esterni. Le cellule vive, infatti, non sarebbero in grado di resistere se esposte all’aria o all’acqua e costituirebbeo una protezione molto meno efficace. Lo sfregamento delle varie parti del nostro corpo e l’esposizione dello stesso all’ambiente, fa si che la pelle dell’intero corpo desquami continuamente, ossia elimini lo strato più esterno sotto forma di squame per sostituirlo con tessuto nuovo.

Questo fenomeno è possibile grazie all’attività degli strati più profondi dell’epidermide ricostruiscono in continuazione lo strato corneo, sostituendone le cellule con altre cellule. Man mano che le cellule salgono in superficie, esse muoiono lentamente e producono cheratina, una proteina fibrosa che costituisce la massa delle strutture morte superficiali, non solo della pelle ma anche dei peli e delle unghie.

Un’infiammazione continua

La psoriasi induce una reazione simile a quella che si ha in presenza di una ferita o di un’infezione. Lo strato corneo, infatti, forma una vera e propria barriera protettiva, per questo motivo, quando la pelle è ferita, le nuove cellule vengono prodotte in maniera molto più rapida e vi è un aumento del flusso sanguigno, fenomeni che hanno lo scopo di riparare il danno nel modo più veloce possibile.

In presenza di psoriasi, le cellule della pelle reagiscono come di fronte ad un’aggressione con un continuo intervento del sistema immunitario. Nuove cellule vengono spinte verso la superficie ad un ritmo così rapido da non permettere l’eliminazione delle cellule morte. Di conseguenza, le cellule della pelle in eccesso si accumulano formando delle chiazze. Le squame padreperlacee che coprono la lesione sono composte da cellule morte, mentre l’arrossamento costante della regione è dovuto all’aumentato  afflusso di sangue.

La terapia

La psoriasi è una malattia cronica, di conseguenza, può regredire temporaneamente per poi ripresentarsi soprattutto in quei momenti di sovraffaticamento e tensione nervosa. Il dermatologo, una volta effettuata la diagnosi, deve cercare di identificare i fattori scatenanti della malattia. Il suo obiettivo deve essere il miglioramento della qualità di vita del paziente e facilitare la convivenza con la malattia, riducendone al minimo gli effetti.

I trattamenti locali sono a base di derivati della vitamina D, generalmente in lozione, che rallentano la moltiplicazione dei cheratinociti (cellule responsabili della formazione delle papule). Questo trattamento, tuttavia, è efficace al 30 – 40% dei casi. A volte, si può associare al trattamento una crema a base di cortisone che agisce rapidamente sull’infiammazione, riducendone l’entità.
Un altro possibile approccio è la fototerapia con laser agli ultravioletti di tipo B (UV-B), efficace per far regredire le placche causate dalla psoriasi, tranne che sul cuoio capelluto su cui viene generalmente utilizzato uno shampoo al catrame.

Oltre alle forme cutanee, nel 20% dei casi la psoriasi può toccare le articolazioni dando origine all‘artrite psoriasica.  Si tratta di un reumatismo infiammatorio cronico che irrigidisce le articolazioni, talvolta deformandole, causando dolore intenso e difficoltà nei movimenti quotidiani. Colpisce soprattutto pazienti psoriasici ultracinquantenni, affetti dalla patologia da diversi anni, per la cui terapia sono attualmente utilizzati corticosteroidi, ormoni efficaci per le loro proprietà antinfiammatorie e immunosoppressive.

redazione