Nuove dinamiche di corteggiamento: l’uomo diventa un “gatto morto”

In amor vince chi fugge? Più o meno. In amore vince chi si fa adulare, fa credere all’altro/a di essere interessato ad una relazione e poi… sparisce nel nulla. Secondo una concezione – ormai superata – dei ruoli di genere, un tale atteggiamento si addice ad una donna, che ama essere corteggiata al di là di un reale interessamento. Per questa tattica sono stati coniati vari vocaboli, il più in voga dei quali, ultimamente, è “profumiera”.

Ma i ruoli classici che vogliono l’uomo corteggiatore e la donna corteggiata sono stati, giustamente, ormai scardinati. Le donne non attendono che qualcuno si faccia avanti, gli uomini non devono per forza sottostare alla regola del primo passo. Se questo cambiamento ha reso più fluido ed intrigante il periodo del corteggiamento, di certo ha anche confuso parecchio le idee a qualcuno.

Nasce, in questo contesto, la figura dell’uomo gatto morto. Evoluzione ancora più insopportabile della controparte femminile, l’uomo gatto morto ne prende i difetti più caratteristici e li porta alle estreme conseguenze. Così, mentre la gatta morta è colei che ammalia, affascina l’uomo, ma poi si lascia corteggiare senza fare un passo verso l’altro, l’uomo gatto morto non fa nulla nemmeno per ammaliare. Fa trasparire un certo interesse, che di solito si ferma allo scambiarsi i recapiti telefonici o social, poi addio.

Si lascia corteggiare, ma non lancia segnali che possano fare almeno capire se il corteggiamento è desiderato. Mai sia prendere l’iniziativa, in alcun modo: l’uomo gatto morto non inviterà mai per un caffè, un drink e nemmeno una passeggiata al parco. Lui vuole essere contattato, vuole essere adulato, vuole essere al centro del corteggiamento. Alcune versioni avanzate evitano addirittura il contatto fisico, portando quasi sempre chi li corteggia a chiedersi quanto veramente egli sia interessato.

Si tratta di una strategia vincente, qualsiasi cosa accada. Perché chi ha a che fare con un uomo gatto morto ha due alternative: vedere il rapporto come una sfida, ed il nostro “eroe” avrà raggiunto il massimo piacere con il minimo – o addirittura nullo – sforzo; oppure gettare la spugna, ed al gatto morto rimarrà la consolazione del non essersi esposto troppo.

Proprio come il famoso felino domestico: è lì sdraiato a pancia in su, il pelo super invitante, uno sguardo tenero e attira-coccole che chiede solo di essere accarezzato. Ma se ci si avvicina un po’ troppo, si rischia di ritrovare (forse) la mano a fettine. Ciononostante, la voglia di prenderlo ed accarezzarlo non passerà mai.

Forse proprio per questo motivo l’uomo gatto morto non è una specie che si è estinta sul nascere, ma sembra anzi espandersi a macchia d’olio. Complice la crisi sentimentale degli ultimi anni, a causa della quale le relazioni stabili e durature sembrano essere appannaggio per pochi (fortunati) eletti. L’uomo gatto morto è infatti il partner ideale nelle relazioni brevi o senza impegno, ma guai a cercare di cambiarlo o prenderlo sul serio in considerazione per progetti di vita più duraturi di un fine settimana.

Emilia Granito