Perchè in Giappone si usano i caratteri cinesi?

Il Giappone, terra antica e affascinate, cominciamo a conoscerlo quasi inconsciamente da bambini, quando i nostri cartoni animati preferiti ci mostrano degli spaccati, più o meno verosimili, della vita vissuta nel paese del sol levante e cominciamo a familiarizzare con quegli strani caratteri che più avanti impareremo a chiamare “ideogrammi”.

Ma attenzione! Un “ideogramma è un simbolo grafico che rappresenta un concetto e non un valore fonologico: le cifre 1,2 ecc. sono i.” (Treccani). I Giapponesi hanno ben 3 alfabeti con valore fonologico, Hiragana (per le parole scritte in lingua Giapponese), il Katakana (per le parole in prestito da altre lingue) e i Kanji (caratteri presi in prestito dall’alfabeto cinese).

Allora perché questi segni sono noti alla maggior parte delle persone come ideogrammi? Perché nell’antica Cina, quelli che loro chiamano caratteri, non sono altro che stilizzazioni di parole o concetti, come ad esempio 人= rèn = persona che per loro rappresenta una persona stilizzata su 2 gambe, o  大 = dà = grande rappresenta sempre una persona, ma con le braccia spalancate, il gesto universale per dire grande. Quelli dell’alfabeto Hiragana e Katakana, non sono altro che caratteri cinesi semplificati.

La Cina sarà fondamentale per quanto riguarda la produzione scritta del Giappone, visto che gli abitanti dell’isolotto ad estremo oriente, impareranno a scrivere solo nel V secolo d.c. e solo in cinese! Questo perché nel IV secolo d.c., durante quella che sarà una vera e propria conquista religiosa da parte della Cina, si diffondono i testi sacri del buddismo in Giappone, e gli abitanti impareranno a leggere e scrivere cinese per poterli studiare.

Ci troviamo quindi con un paese che parla una lingua, ma scrive in un’altra lingua! Il fulcro della rivoluzione alfabetica giapponese saranno proprio le donne, parliamo ovviamente di quelle più acculturate, le componenti dei ceti alti o dell’aristocrazia che dovendo stare a casa ad aspettare il marito che magari era fuori per un lungo viaggio di lavoro, si intrattenevano scrivendo poesie, ma non usando caratteri cinesi, ma usandone di semplificati.

Più in là verrà deciso di utilizzare quasi esclusivamente questo tipo di alfabeto, in cui il suono dei caratteri veniva riassegnato per potersi adattare alla lingua parlata giapponese, è impossibile infatti scrivere il giapponese con i caratteri cinesi o scrivere in cinese usando i caratteri giapponesi; tuttavia, ormai l’alfabeto cinese era così ben integrato in Giappone, che risultò difficile abbandonarlo del tutto, per questo ad oggi se ne usano ancora 15.000 sui 50.000 esistenti, ed un membro ben integrato della comunità, deve conoscerne almeno 5 o 6.000 per ritenersi tale.

Non bastasse questo a complicare la faccenda, i Kanji, possono avere 2 tipi di lettura:

la lettura On (lettura del suono), che è derivata storicamente dal cinese

la lettura Kun (lettura semantica), che è derivata storicamente dal giapponese.

Senza andarci a complicare troppo la vita, i Kanji scritti singoli si leggono in un modo, quando sono in 2 o più a comporre una parola, si leggono in un altro, ma rimanderei il tutto ad un altro articolo nel quale farei volentieri una breve lezione di lingua (fatemi sapere nei commenti se vi interessa).

Per adesso posso lasciarvi con un consiglio, non chiedete mai ad un cinese di scrivervi il vostro nome in “Kanji” o ad un giapponese di scrivervi il vostro nome in “caratteri”, la Cina ha i caratteri e il Giappone ha i Kanji, e siccome tra le 2 nazioni ancora oggi non corre buon sangue, ci tengono parecchio a questa distinzione!