Il 2019 in casa Netflix inizia con il rilascio della stagione conclusiva di “Una Serie di Sfortunati Eventi”, serie tratta dai romanzi per ragazzi di Daniel Handler che sotto lo pseudonimo di Lemony Snicket racconta le tragiche avventure degli orfani Baudelaire.
La terza stagione traspone gli ultimi quattro romanzi della saga letteraria e segna un netto distacco con alcuni dei canoni portanti della serie.Non che questo sia un male, anzi! Lo schema narrativo che vedeva gli orfani Baudelaire passare da un tutore all’altro era già stato lentamente abbandonato nel corso della seconda stagione per lasciar spazio a un continuo peregrinare in una fuga apparentemente interminabile.
La presenza di una trama orizzontale estremamente misteriosa e mostrataci con il contagocce non ha fatto altro che creare dubbi su dubbi, portando in scena un puzzle che sembrava irrisolvibile.
Questa terza stagione invece, come per magia, mette tutti i pezzi al loro posto. Le sette puntate scivolano lisce come l’olio con continue rivelazioni e colpi di scena più o meno imprevedibili ma pur sempre resi in maniera eccellente.
Sempre presenti i due punti forti della serie: una fotografia e scenografia eccellenti riescono ancora una volta a rendere al meglio il contesto assurdo e affascinante in cui hanno luogo gli eventi, mentre l’aspetto pedagogico della serie è ancora sempre presente. È sempre presente una biblioteca in ogni episodio e in ogni episodio ci viene sbattuto in faccia come la cultura e la conoscenza siano cose fondamentali. In una serie tratta da una saga letteraria per ragazzi non ci si aspetta niente di meno, il risultato e la resa però sono altamente sopra ogni aspettativa.
I tre orfani Baudelaire – Violet, Klaus e Sunny – e il Conte Olaf sono ancora una volta i mattatori della stagione che, come d’altronde tutta la serie, vede nel rapporto tra questi quattro personaggi il punto cardine della sua struttura narrativa. In questo ciclo di episodi assistiamo però ad un rovesciamento della medaglia: i tre bambini sono ormai consci della loro posizione e agiscono come veri e propri agenti del V.F., la misteriosa società segreta di cui scopriamo tutti i segreti proprio durante questi episodi.
E questo ci sconvolge un po’. Sia chiaro, il confine tra bene e male è ben marcato, ma venendo a conoscenza di tutti i misteri irrisolti scopriamo che (quasi) nessuno dei personaggi conosciuti è totalmente buono o totalmente cattivo, o non è sempre stato malvagio.
Persino gli orfani Baudelaire vengono messi in discussione e additati, stavolta a ragione, come criminali dal Conte Olaf, mentre proprio il personaggio interpretato da Neill Patrick Harris è come al solito la ciliegina sulla torta della serie.
Una volta fatta luce sul suo passato tutte le atrocità da lui commesse trovano una spiegazione, un senso apparente e finirete per empatizzare anche con lui che dimostra essere più uomo e meno mostro di quanto non si potesse dire.Sia chiaro, resta un sadico e ingiustificabile criminale che ha compiuto efferati delitti ma alla fine anche al Conte Olaf spetta un meritato lieto fine.
Si perché, nonostante il narratore ci abbia invitato a non guardare la serie in ogni episodio perché non ci sarebbe stato nessun finale positivo, tutti i personaggi principali hanno il lieto fine che meritano.
E non importa se tale lieto fine consista in una vita finalmente libera dai fantasmi del passato, un ricongiungimento familiare inatteso o uno a lungo agognato, oppure ancora la morte a fianco alla donna a lungo amata, perché questa Serie di Sfortunati Eventi può finalmente dirsi meravigliosamente conclusa.