Lo scorso 11 maggio presso la Sala Cinecittà della Casa del Cinema a Villa Borghese si è tenuto l’evento conclusivo della seconda edizione di Z-PITCH Contest. Il progetto promosso NABA, Nuova Accademia di Belle Arti e Fondazione Cinema per Roma e dedicato agli studenti in corso e a quelli neodiplomati delle Scuole di Cinema e Media Design in Italia. In occasione dell’evento dell’11 maggio, gli autori dei sei progetti finalisti hanno partecipato ad una Pitching session pubblica davanti ad una giuria d’eccezione. Composta da Mirella Cheeseman, Head of International Development – Wildside, Salvatore Pecoraro, producer – Minimum Fax Media, e Valentina Segre, agente e founder di Studio Segre, che ha selezionato il Miglior Pitch tra quelli presentati e il Miglior Progetto audiovisivo.
Valorizzare i giovani creativi, è questo uno degli obiettivi a cui mira il progetto NABA, Nuova Accademia di Belle Arti e Fondazione Cinema per Roma.
Questo è rivolto agli appartenenti alla Generazione Z, che abbiano saputo dimostrare talento e capacità nell’individuare temi di rilievo per la contemporaneità. Proponendo progetti di storytelling audiovisivo in formato di lungometraggio o progetto seriale, originali e non prodotti. Le loro idee, grazie alla partecipazione al Z-PITCH contest, sono state portate all’attenzione di alcuni professionisti del cinema. Al fine di permettere un approccio più ampio in un settore in cui, molto spesso, è difficile trovare sin da subito le porte aperte.
Inoltre, quest’anno il contest si è arricchito della collaborazione della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté. Con l’obiettivo di valorizzare nel concreto la formazione e la creatività delle nuove generazioni in ambito audiovisivo e favorire l’incontro dei professionisti con giovani talenti.
Abbiamo, allora, discusso dell’evento e delle opportunità offerte da un contest di questo tipo con i due giovani vincitori del Miglior Progetto di Z-Pitch. Marco Serra e Gisella Grandis, studenti della Sapienza Università di Roma.
Ciao ragazzi, presentatevi brevemente e spiegateci perché avete deciso di partecipare al Z-Pitch Contest promosso da NABA, Nuova Accademia di Belle Arti in collaborazione con Fondazione Cinema per Roma?
“Ciao siamo Marco e Gisella ventenni studenti dell’Università La Sapienza ma, soprattutto, un ragazzo e una ragazza perdutamente nerd. Entrambi abbiamo studiato cinema. Gisella ha già la laurea magistrale in Cinema e Nuovi Media, Marco sta frequentando la triennale di Teatro, Cinema e Media (dopo aver frequentato un’Accademia dove ha studiato regia e sceneggiatura). Abbiamo deciso di partecipare a Z-Pitch sia perché avevamo voglia di metterci in gioco raccontando una storia che ci sta a cuore ma anche per mettere in pratica ciò che abbiamo studiato, in un progetto ricco di opportunità e ulteriore formazione”.
Raccontateci il vostro progetto KOMOREBI: com’è nato e quali sono i suoi significati, partendo dal nome titolo davvero originale?
“Il titolo nasce dal voler avere un riferimento forte e diretto alla cultura pop giapponese. Dopo una ricerca abbiamo trovato il termine Komorebi, una parola difficilmente traducibile in italiano. Essa descrive ‘i raggi di sole che attraversano le fronde di un albero’. I raggi sono proprio come i nostri protagonisti: ragazzi soli, facilmente identificabili, ma accomunati da una passione comune, ovvero i manga (rappresentati dal sole). Il tema centrale, infatti, è la solitudine adolescenziale. La fatica di crearsi un gruppo in contesti periferici senza punti di ritrovo. La cultura pop fa da collante perché, come nella realtà, offre mondi immaginari e non in cui ritrovarsi insieme”.
“Per la grazia e la freschezza con cui ci trasporta in un mondo originale e curioso attraverso le storie di personaggi empatici, e per la capacità di parlare il linguaggio della generazione Z”. Queste le parole che hanno accompagnato la vostra premiazione, ma cosa vuol dire secondo voi riuscire ad utilizzare un linguaggio contemporaneo nello storytelling audiovisivo? Voi come vi siete preparati?
“Come trovare un linguaggio contemporaneo per lo storytelling di oggi? Osservando la realtà e immergendosi in essa. Così facendo si individuano i temi cari alle generazioni di oggi, e anche di ieri. In poche parole, bisogna ascoltare ciò che succede in strada, sui pullman, nelle scuole, nei supermercati. Infatti, noi abbiamo semplicemente notato come nelle librerie si siano moltiplicati gli scaffali dei manga, nei cinema siano triplicate le proiezioni di anime (con le sale sempre piene), e di come ogni comune abbia ormai la propria fiera del fumetto. Per nostra fortuna, il mondo dei comics ci appartiene, è una nostra passione, quindi è stato più facile raccontarlo”.
Cosa vi portate a casa, oltre la soddisfazione, da questa esperienza che vi ha messo in gioco e vi ha permesso, tra l’altro, di partecipare a masterclass, organizzate da NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, che vi hanno messo in contatto con professionisti del settore audiovisivo?
“Sicuramente grazie a questa esperienza siamo cresciuti, soprattutto con la masterclass di preparazione alla sessione di pitching presso la sede di Roma di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti. Avere vari feedback diretti da professionisti ci ha permesso di notare i punti deboli del progetto e ci ha spinto a lavorare con ancora più entusiasmo.
La soddisfazione più grande, però, è sicuramente legata alla giornata dei pitch. Evento conclusivo dello Z-pitch contest, che si è tenuto a Casa del Cinema lo scorso 11 maggio. Dopo la tensione del pomeriggio, moltissimi ragazzi del pubblico sono venuti da noi ringraziandoli di averli rappresentati, di aver ‘riscattato il mondo dei nerd’ rendendolo protagonista”.
Quanto sono importanti iniziative, come quelle proposte da NABA, Nuova Accademia di Belle Arti e Fondazione Cinema per Roma per coltivare le passioni di giovani che sognano di diventare in futuro autori e filmmaker?
“L’iniziativa promossa da NABA, Nuova Accademia di Belle Arti e Fondazione Cinema per Roma per chi vuole diventare un autore o un filmmaker è importantissima. Sia perché si ha la possibilità di confrontarsi con esperti del settore ma anche, e soprattutto, di formarsi su temi che spesso non si affrontano durante le lezioni, come i pitch per l’appunto. Avere più iniziative simili sicuramente darebbe la possibilità a più giovani, magari anche esterni al mondo delle accademie, di mettersi in gioco e crescere”.
Komorebi è solo un trampolino di lancio, dopo questa vittoria a cosa puntate?
“Dopo questa vittoria sicuramente Marco punta a superare la sessione estiva e Gisella a riprendersi dopo il trauma della laurea. A parte gli scherzi, da un lato cercheremo insieme di portare avanti Komorebi (è scontato da dire, ma ovviamente sogniamo di vederlo su schermo). Soprattutto dopo il feedback entusiasta dei nostri coetanei, il nostro target. Dall’altra continueremo a raccontare nuove storie e sperimentare con gli strumenti che fino ad oggi abbiamo appreso. Insomma: faremo quello che ci piace e proveremo a far emozionare qualcuno con ciò che scriviamo”.