I giovani d’oggi sono sempre più curiosi, sempre più attenti, talvolta scettici, ma mai passivi. È quello che emerge dall’indagine condotta dalla fondazione Indipendente Openpolis , che vede i giovani tra i 16 e i 24 anni mediamente più speranzosi verso il futuro. Un dato che sottolinea come dalla crisi presente si possa uscire solo valorizzando il ruolo delle giovani generazioni. Millennials e Gen Z, infatti, non vogliono restare in panchina a guardare “i grandi”, anzi sono determinati ad andare a conquistarsi il futuro che li attende con le giuste competenze.
Da un sondaggio firmato da Giovani 2030 , infatti, risulta che il 63% degli intervistati dai 14 ai 35 anni desidera che i fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) vengano utilizzati per svolgere percorsi di skilling, reskilling e upskilling per migliorare le competenze professionali. Circa la metà degli intervistati vorrebbe che ci fossero spazi di condivisione per l’apprendimento formale e sperimentale, potenziato attraverso le nuove tecnologie digitali, comprese esperienze simulate in realtà virtuale e aumentata. Quasi un giovane su due, infine, ritiene fondamentale che all’interno del mondo della scuola, dell’orientamento e della formazione venga data maggiore attenzione alla formazione del personale.
Si posiziona in questo contesto Onde Alte, società benefit e B Corp impegnata nella realizzazione di progetti e iniziative che abbiano un impatto positivo sulla comunità e sull’ambiente, facendosi portavoce della cosiddetta “economia umana”.
L’ultimo, una serie di laboratori intitolati “Cosa faremo da grandi?”, organizzati per gli studenti di alcune scuole di Matera e Potenza, nel corso dei quali i giovani hanno avuto uno spazio per raccontarsi, svelare le proprie paure e i propri quesiti e avere momenti di orientamento e confronto sui cambiamenti in corso nella società.
“I giovani hanno interiorizzato la visione secondo cui la vita e il lavoro seguono percorsi statici, lineari: non è così, anzi è l’opposto di ciò che verrà loro chiesto quando entreranno nel mondo del lavoro. Oggi si prediligono la flessibilità, la capacità di adattamento, lo spirito critico e l’intraprendenza, che è anche saper individuare il proprio talento e scegliere di valorizzarlo e metterlo a frutto”, commenta Massimiliano Ventimiglia, CEO di Onde Alte.
Cosa faremo da grandi: le principali paure e aspirazioni
Ciò che più è emerso durante la prima edizione dei laboratori è che spesso nei giovani c’è una diffusa difficoltà a identificare le proprie aspirazioni, che deriva dalla paura di “sbagliare percorso” e dalla complessità di orientarsi all’interno di una società che vive repentini cambiamenti. I timori più comuni venuti a galla durante i laboratori sono ad esempio di non essere abbastanza nei confronti delle aspettative della famiglia e della società, di “non saper fare” un determinato lavoro e persino di non conoscere il proprio talento.
Per questo motivo Onde Alte, nelle attività organizzate, si è impegnata a trasmettere l’importanza della capacità di adattamento ai cambiamenti e la consapevolezza che il percorso che li aspetta sarà articolato, multiforme, ricco di cambi di direzione e, soprattutto, estremamente diverso per ciascuno di loro, dando l’opportunità di guardare con serenità ai propri interessi e inclinazioni.
Ma non c’è solo paura: le ragazze e i ragazzi non hanno perso la pulsione a sognare e a immaginarsi nel cosiddetto mondo degli adulti. Le aspirazioni sono personali, meno omologate a differenza delle paure, ma ciò che accomuna la maggior parte dei giovani che hanno partecipato ai laboratori è il bisogno di spazi e momenti che li aiutino ad affrontare il loro percorso di crescita.
C’è il desiderio di partecipare a momenti per parlare di sé, per farsi domande, ragionare su loro stessi, senza sentirsi giudicati. Si vuole avere il “privilegio” di poter sbagliare o cambiare idea. Seppur la tecnologia consenta di avere risposte veloci che si misurano a ritmi di click, i giovani, anche oggi, vogliono più tempo per riuscire a rispondere alle domande di senso sul proprio futuro: per questo chiedono di essere ascoltati e guidati, partecipando a momenti di orientamento e confronto sui cambiamenti in corso nella società e nel mondo del lavoro.
“Il rischio maggiore che si corre quando si vuole a tutti i costi incanalare una persona in un percorso predefinito, perché lo si ritiene “giusto”, è quello di appiattire le diversità, omologare le tendenze e togliere l’ossigeno a un talento che ha solo bisogno di essere ascoltato. Ecco perché con questi laboratori vogliamo che i giovani si sentano liberi di misurarsi con la società che li circonda, senza sentirsi giudicati e con il diritto di sbagliare”, conclude Ventimiglia.