Intervista a Antonella Ferrari: “La mia Adelaide tra amore e Carboneria”

A distanza di due anni dal “Un Amore di città”, Antonella Ferrari ha pubblicato il suo nuvo libro dal titolo “Adelaide”, edito da Castelvecchi Editore.

Il libro racconta di Adelaidea, colonna portante della nobile famiglia Mayo che vive nell’Ottocento con la mentalità e la spregiudicatezza di una donna di oggi. Libera di agire e di pensare come desidera, insieme a fratelli e amici aderisce alla Carboneria, gettandosi nella lotta politica. Nubile per scelta, vive godendo di tutti i privilegi che la sua posizione sociale le offre.

“Adelaide” è un libro d’amore ambientato nella città di Chieti sul quale Antonella Ferrari ha dichiarato: “Quello che arriva è un messaggio d’amore universale, molto trasversale, che abbraccia tutti. No a pregiudizi, e che il bene vinca sempre. Far trascorrere qualche ora leggera e spensierata al lettore cercando di avvincerlo con le peripezie dei protagonisti”.

Per approfondire su “Adelaide” e parlare del suo essere scrittrice, abbiamo chiacchierato con Antonella Ferrari che si è raccontata senza remore.

“Adelaide” è il nuovo libro edito da Castelvecchi Editore. Chi è Adelaide?
Adelaide è realmente esistita, nata a Chieti nel 1808 nella nobile famiglia Mayo, da quel poco che ho trovato negli archivi, è stata una donna forte e indipendente. Intorno a questi pochi indizi su di lei, ho plasmato questa eroina con una mentalità aperta, avanti di due secoli rispetto ai suoi tempi così maschilisti.

La storia di Adelaide si intreccia con la Carboneria. Da dove è nata l’idea?
Avevo sentito in città e in famiglia storie sulla Carboneria a Chieti, documentandomi, vista l’esiguità del materiale sui Mayo carbonari, ha preso il sopravvento l’amore e l’ho declinato in diversi modi possibili.

Il libro è il racconto di una grande storia d’amore vissuta nell’Ottocento. Perché ha deciso di ambientare la storia in quel periodo e non ai giorni nostri?  
Gli amori dei giorni nostri sono sotto gli occhi di tutti, ho voluto aprire una finestra su quel periodo chiuso e moralista mostrando le conseguenze a cui andava incontro chi rompeva gli schemi.

Da dove si inizia per scrivere un libro come “Adelaide”?
Dall’archivio di Stato di Chieti, Biblioteca Provinciale e Palazzo De Mayo, che esiste ancora ed è una Fondazione Museo. Sfogliando le pergamene impolverate ho scoperto per esempio l’epidemia di colera del 1837 in città, e da lì si è sbrigliata la fantasia.

L’emergenza sanitaria ha inciso in qualche modo nel suo approccio alla scrittura? Se sì, come?
La scorsa primavera è stata opprimente, non sono riuscita a scrivere più nulla, Adelaide doveva uscire a Maggio, poi d’accordo con l’editore abbiamo rinviato a settembre. Comunque il romanzo era concluso e editato da tempo, quindi ho avuto il tempo di riordinare le idee e continuare a scrivere altre storie.

Cosa significa per lei scrivere?  
È fondamentale per me, sto cercando di farne la mia occupazione principale, per ora è un sogno, ma io ci credo.

Ad oggi lei è una scrittrice o fa la scrittrice?  
Credo di essere una scrittrice, racconto poco, quello che ho da dire lo scrivo.

Ultima domanda: quali sono i progetti futuri?  
Ho già pronto un romanzo ambientato in Sardegna, mio luogo del cuore, a cavallo di due secoli. Anche qui l’amore domina tra avventure e peripezie dei personaggi.

 

Sandy Sciuto