C'era una volta in America Sergio Leone
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Le 5 scene più violente di “C’era una volta in America”

Ci sono film talmente epocali di cui non si smette mai di parlare, eppure non tutti li abbiamo visti: quale migliore occasione se non recuperare “C’era una volta in America” durante questa quarantena?

Capolavoro epocale di Sergio Leone, nonché sua ultima pellicola diretta nel 1984, è più conosciuto per la colonna sonora di Morricone che per alcune delle sue sequenze che sono magistrali nella rappresentazione d’una violenza vera, inaudita, cruda, raccontata con sincerità e totale distacco da parte di una regia che lascia alla fotografia il compito di assumere il punto di vista della sofferenza che se ne genera.

Ricordiamo 5 scene nella fattispecie particolarmente significative:

1) Nei primi minuti di pellicola una donna viene improvvisamente sparata ed è così che inizia un film ove la brutalità si fonde coi ricordi. I colpi inflitti alla povera vittima le causano un decesso immediato. È  stesa sul letto e la macchina da presa inquadra il suo volto con una tale intensità, dal basso.

C'era una volta in America Sergio Leone
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2) Sempre all’inizio, lasciando già da subito senza fiato, il regista ci mostra un volto completamente intriso di sangue di un uomo distrutto, i cui occhi sono nascosti, negati, come spariti, come ormai sta sparendo piano piano la sua anima.

C'era una volta in America Sergio Leone
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3) Durante uno dei numerosi flashback con cui è costruito il lungometraggio che alterna meccanismi di analessi e prolessi senza generare mai confusione, il protagonista Noodles (un ferreo Robert De Niro) ricorda quando da bambino fu picchiato da un poliziotto, un pretesto anche questo per fornire al regista motivo di denuncia tanto di gangster quanto di forze dell’ordine che abusavano non di rado del loro potere, per giunta con dei ragazzini.

C'era una volta in America Sergio Leone
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4) Sempre durante i ricordi d’infanzia è straziante quando Noodles si vede morire dinanzi agli occhi uno dei suoi più cari amici, nonché “colleghi”, sparato brutalmente nel corso di un agguato. Il suo volto nell’ultimo istante di vita non lo dimenticherà mai, neanche durante la permanenza in carcere.

5) E veniamo ora alla sequenza più straziante e commovente di tutte, la violenza più atroce che non fa morti, sangue e feriti, ma genera ugualmente tristezza e shock in chi la vede. Noodles ricorda quando da ragazzino abusò sessualmente in auto della sua amata Deborah in preda a vane grida disperate. È questa una delle più brutte (e quindi, in tal caso, migliori) sequenze erotiche della storia del cinema, se non la più tremenda ed emozionante, resa ancora più terribile e turpe dall’indifferenza dell’autista, i cui silenzi sono un altro duro colpo di sofferenza inflitto alla dignità e alla persona di quella povera ragazza che il protagonista aveva amato davvero senza amare veramente.

Perché i sentimenti dei gangster, pur non completamente assenti vista la dimensione intimistica con cui Leone pure sceglie di raccontare vicende di mafia, sono soppiantati dall’amore per il denaro, la spietatezza, l’inganno, la crudeltà, insomma nessun amore potrà mai avere la forza di abbattere quelle pulsioni che creano una tale dipendenza in uomini tali che anche l’amore diventa soltanto una mania di possesso.

C'era una volta in America Sergio Leone
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La violenza in questa pietra miliare della settima arte è mostrata in tutta la sua brutalità, senza retorica e senza salvezza, con alcuna esagerazione ma solo puro realismo, quello stesso realismo che porta a credere davvero che quei bambini iniziati alla mafia siano realmente poi gli attori corrispondenti una volta cresciuti, primo fra tutti il piccolo Noodles che sembra davvero De Niro da piccolo.

Christian Liguori