Volevo fare l’artista, ma mi piacciono i batteri: come la microbiologia salva l’arte

Chi dice che la microbiologia non è arte, sbaglia. Sbaglia di grosso. Intendiamoci: non vogliamo dire che caleidoscopici batteri prendano forma nei vetrini del microscopio. Certo è un’affermazione un po’ spiazzante quella che abbiamo fatto, ma andiamo con ordine per capire come i batteri, questi esserini minuscoli, sono stati in grado di mettersi a servizio della cultura e della scultura.

Di questo periodo, sentir parlare di microrganismi non è certo piacevole: con tutto quello che stiamo pensando, l’unica reazione sensata alle parole “funghi”, “virus” e “batteri” è urlare “AMUCHINA!“. Eppure, nel bel mezzo della pandemia da Covid-19 i batteri hanno permesso ai marmi michelangioleschi fi Firenze di brillare. Come? Scopriamolo insieme.

BATTERI MANGIA-SPORCO, OVVERO GLI SPAZZINI DEL MARMO

Mentre nell’autunno 2020 il picco dei contagi ricominciava a salire, alcuni restauratori d’arte coadiuvati da alcuni biologi sono riusciti a restaurare il gruppo scultoreo dell’Alba e del Crepuscolo che si trovano nelle cappelle medicee di Firenze, presso la basilica di san Lorenzo. Il restauro è avvenuto proprio grazie ai microbi, il che ha permesso di non rovinare le sculture con metodi invasivi.

Spesso, molte operazioni di restauro possono utilizzare reagenti chimici dannosi per le opere d’arte e possono irreversibilmente alterare l’originale. I batteri invece no: quelli che sono stati selezionati dal team di ricerca non sono di natura patogena, ma sono microbi naturali in grado di rimuovere lo sporco e le imperfezioni in modo selettivo.

Il batterio responsabile del restauro (se possiamo chiamarlo così) è il Serratia ficaria SH7: esso è riuscito a eliminare i residui organici vecchi di 500 anni. I resti appartenevano ad Alessandro de’ Medici: il suo sarcofago è stato il monumento più difficile da restaurare. La salma, infatti, non è stata eviscerata e durante la fase di decomposizione le sostanze organiche hanno penetrato il sarcofago di marmo fino alla parte esterna. Ma nulla ha impedito al nostro batterio di ripulire tutto!

UN PROGETTO PER I RESTAURI FUTURI

Il progetto ha richiesto un anno e mezzo di preparazione. L’allevamento dei batteri è avvenuta nel laboratorio. La cosa, tuttavia, è rimasta a lungo segretata: si sa che il nuovo spaventa un po’ e una tecnica di restauro di biopulizia all’inizio era guardata con sospetto: al di fuori della consueta prassi di restauro, qualsiasi tecnica merita di essere trattata con cautela. Il patrimonio artistico che si potrebbe perdere sarebbe immenso.

Un restauro sostenibile, quindi? Certamente: non è la prima volta che la scienza si mette a servizio dell’arte. E di certo non sarà nemmeno l’ultima…