Con Vino al vino Mario Soldati ci porta alla scoperta dell’Italia – #fooks

Mario Soldati fu il primo giornalista eno-gastronomico d’Italia, ed aveva un legame particolare con il vino italiano e tutto il mondo che ruota attorno alla sua produzione. Del nettare di Bacco, infatti, Soldati scriveva: “Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e che si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l’ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo“. Una delle sue opere più famose, dal titolo Vino al vino, nasce a seguito di tre viaggi, compiuti nel 1968, nel 1970 e nel 1975, che lo portarono a bere i vini delle bottiglie di tutta Italia.

Il progetto di Vino al vino era nella mente di Soldati ben definito già nel 1955, quando nel racconto Il vino di Carema diceva di essere solito consigliare ai suoi amici e conoscenti stranieri di scoprire l’Italia ed i suoi vini meno conosciuti. Dei vini della penisola diceva che “Le bottiglie di vino con etichetta sono quasi sempre cattive; le bottiglie senza etichetta e il vino sciolto quasi sempre buoni“. La qualità del vino, i suoi processi di produzione – che in quegli anni cominciavano ad essere sempre più meccanizzati – e la salvaguardia della sua genuinità sono temi che riguardano anche la sfera politica e sociale italiana di quegli anni. Secondo Soldati era di fondamentale importanza mantenere saldi i principi tradizionali di un territorio e contrastare le innovazioni consumistiche che invadevano (e hanno continuato ad invadere fino all’esasperazione) il nostro paese.

Andando alla ricerca dei gusti e dei sapori nascosti nelle strade e nelle cantine del nostro territorio, infatti, Soldati combatte la sua personale battaglia a favore del gusto locale e contro l’omologazione creata dalla produzione industriale. Per il giornalista, bisognava tracciare in maniera chiara i contorni dell’identità italiana, in bilico fra tradizione e progresso, e bisognava cominciare proprio dalla produzione gastronomica ed ancor di più da quella enologica, che meglio rappresentavano (e rappresentano tuttora) la capacità di differenziazione dei nostri territori.

Non ce la sentiamo di consigliarvi un particolare vino fra quelli presentati in quest’opera, ma vi lasciamo con un consiglio di Soldati che ci sembra davvero valido: “conoscete i luoghi in cui vengono prodotti i vini che conservate in cantina“.

Emilia Granito