Un’eterna ninna nanna – Inquietanti storie di fantasmi dal Castello di Fumone

Può l’amore di una madre durare in eterno, sopravvivendo persino alla morte?
Può, un sentimento tanto bello e luminoso, trasformarsi in un’ombra inquietante, che striscia lungo muri di fredda pietra di un antico maniero, turbando il cuore di chi vi si reca?
Sembrerebbe la quarta di copertina di un romanzo horror, invece è quello che accade a Fumone, in provincia di Frosinone, in uno dei più conturbanti borghi medievali del nostro paese.
Il castello Longhi De Paolis è infatti noto come un luogo infestato da spiriti e fantasmi, riportati negli anni da numerose testimonianze. Un maniero antico, dove si respira un’atmosfera densa di vicende terrificanti.
Io e Orby siamo andati a indagare per voi, e abbiamo trovato un vero tesoro di storie.

Siamo nel 1800. Francesco è il più piccolo figlio della Marchesa Emilia Caetani Longhi, unico erede maschio dopo sei figlie femmine. Un bambino sano e bello, che attira tutto l’amore materno su di sé, oltre alla promessa di un futuro di ricchezze. All’improvviso inizia ad ammalarsi, diventa sempre più cagionevole, finché si spegne a soli tre anni, fra atroci dolori, nelle braccia impotenti della madre. Da quel momento in poi, la donna perde la testa. Ossessionata dalla perdita, fa imbalsamare il piccolo cadavere, ancora oggi conservato in un piccolo armadio del castello, a dormire un quieto sonno eterno, contornato da tutti suoi giochi preferiti. Ogni singolo quadro del castello che la vedeva ritratta viene fatto modificare dalla contessa, eliminando qualsiasi traccia di un’espressione felice, annerendo i vestiti e facendo inserire un’immagine del figlio perduto. Fa anche scolpire un suo busto, che posiziona accanto al cadaverino, a eterna guardia del suo sonno di bambino.

Siamo rimasti a bocca aperta in un luogo simile. L’ossessione della marchesa permea tutt’oggi ogni fessura del castello, la sua presenza è quasi tangibile e quando quel piccolo armadio viene aperto dalla guida, ti si ferma il cuore. Adagiato dietro una teca di cristallo, nell’armadio dall’aspetto anonimo, con tutti gli oggetti che utilizzava, compresi i vestitini, ancora in perfetto stato, le mani scheletriche coperte da guantini, il viso velato da una patina di cera, immortalato nell’espressione serena dei bambini addormentati.
Sembra che la donna non seppe mai la terribile verità: a uccidere il piccolo Francesco furono proprio le sue figlie. Alcune delle sorelle maggiori lo avvelenarono lentamente, somministrandogli di nascosto piccole quantità di arsenico, invidiose dell’eredità e dell’amore ossessivo della madre, che aveva dimenticato tutto il resto dalla nascita del maschietto. Questo oggi lo sappiamo grazie alla confessione delle stesse, che per anni portarono in silenzio il peso del terribile segreto, il cui orrore riecheggia ancora oggi, un delitto efferato, di quelli che lasciano una cicatrice nel tempo.

Dopo aver fatto imbalsamare il piccolo Francesco, con una procedura tutt’ora misteriosa, la marchesa non smise mai di andare a trovare il suo bambino, proprio come quando era vivo. Continuò a stare con lui ogni sera, fino alla morte.
E oltre.
Il fatto di essere morta non avrebbe impedito quel macabro rituale e, ancora oggi, all’imbrunire, c’è chi giura  possano udirsi i passi della Marchesa recarsi nella sala degli archivi, dove si trova il cadaverino, per cullarlo fra le braccia evanescenti. Nei due secoli passati, numerose sono le testimonianze di voci, inquietanti ninne nanne, passetti veloci da bambino che scompaiono nel nulla, avvistamenti, insomma un classico repertorio da luogo infestato, inclusi oggetti che si spostano e strane coincidenze.

Ma i fantasmi della Marchesa e del piccolo Francesco non sono i soli elementi “horrorifici” del luogo: molti altri strani fenomeni accadono nel castello che, come prigione medievale, fu teatro di efferate torture; che vide, come prigione papale, l’imprigionamento e la morte di Celestino V e che ospita – nessuno sa di preciso in che punto – il corpo dell’anti papa Maurizio Bordini, murato vivo proprio all’interno del castello.

Altra macabra particolarità è il Pozzo delle Vergini, un profondo pozzo dotato di lame taglienti, dove i feudatari di Fumone gettavano senza pietà, ai tempi dello ius prime noctis, le fanciulle che venivano trovate non vergini.

Un vero “tour dell’orrore”, insomma, che non può che aumentare il fascino di un luogo di grande bellezza, denso di storia, dove oltre alle vicende nere e ai misteri, troviamo una collezione di preziosi oggetti d’arte e il più alto giardino pensile d’Europa, con il famoso Albero degli Innamorati, un cipresso di quattrocento anni d’età.

Orby! Ora basta, smettila di giocare col fantasma del marchesino, andiamo! Ridagli i guantini, che poi si vede lo scheletro e la gente sviene. No, non possiamo portarlo con noi, sai che abbiamo già abbastanza fantasmi nel nostro armadio.

redazione