Fonte: Rivista Studio

Scene da un matrimonio, in bilico tra una realtà finta e una finzione reale

“Scene da un matrimonio” è quel tipo di serie tv che non avremmo mai visto e che vediamo solo perché influenzati da un passaparola positivo che desta particolare curiosità. Alla fine dei cinque lunghi episodi di cui si compone, avremmo tanto non averla vista per via delle forti, potenti e persuasive riflessioni, e perplessità, che lascia allo spettatore. Il contenuto è frutto di un remake diretto da Hagai Levi, regista egiziano, che ripropone con toni strettamente attuali, l’omonima miniserie svedese del 1973 di Ingmar Bergman. Dal debutto su HBO lo scorso 12 settembre, Scene di un matrimonio ha progressivamente conquistato diversi spettatori e ha reso a tratti impossibile, ma necessario, far parlare di sé.

“Scene da un matrimonio”, la serie che non hai visto ma se la vedi…

La visione della miniserie, oltre ad essere problematica quanto la storia che racconta, restituisce degli spunti interessanti su un universo seriale in cerca di cambiamento. Lontana da propositi meramente commerciali, la serie che ha come protagonisti Oscar Isaac e Jessica Chastain, che ricoprono rispettivamente il ruolo del marito, Erland Josephson, e la moglie, Liv Ullmann, si differenzia dalle solite serie che vanno viste tutte d’un fiato. Serie di cui poi ciò che resta è il plot, la trama centrale e non quell’universo fatto di dettagli.

Scene di un matrimonio valorizza, invece, quei piccoli ed insignificanti dettagli. Ed è per questo che non deve essere guardata di seguito. Il binge watching in questo caso sarebbe masochismo puro, fermo restando che è libertà di ciascuno scegliere la propria modalità di fruizione. Ad ogni episodio corrisponde una riflessione per cui quei dettagli prendono forma e danno sfumature ad una storia che se letta solo in termini di trama non avrebbe alcun colore.

Volendo restituire in poche battute il nucleo tematico, la serie tratta di una relazione tra moglie e marito che finisce, per via di un tradimento e di una monotonia di fondo, ma che in realtà non finisce mai. Neanche dopo il divorzio. Neanche dopo l’evidenza del fallimento del matrimonio. Neanche quando si capisce che l’amore non è abbastanza. Si è dinanzi a un matrimonio in cui inizialmente si va avanti per inerzia e abitudine ed in seguito, quelle stesse caratteristiche tanto odiate vengono ricercate costantemente.

Si tratta davvero di “scene da un matrimonio”, poiché ogni puntata inizia con il behind the scenes delle riprese della serie.

Gli attori che si preparano, i registi che danno direzioni, le macchine da presa in movimento. Tutto è finto, fino a quando uno dei due protagonisti non prende posto ed è il momento dell’azione. D’improvviso lo spettatore è turbato, ancora troppo disturbato dal dietro le quinte inizialmente invadente che, però, progressivamente scompare e d’un tratto ci si ritrova di nuovo dentro la storia. Lì dentro a tutti gli effetti, dato che per quanto la sensazione è quella di essere degli spettatori silenziosi che prestano attenzione ad una famiglia in crisi, in realtà tutte le tematiche affrontate dai protagonisti si ripercuotono sul nostro stato morale.

Da ogni episodio, da ogni chiusura del sipario, se ne esce diversi, con un nuovo stimolo di pensieri che, però, genera confusione. Perché in quella casa, luogo chiave della serie, tutto è così umano e vicino a noi, eppure è al contempo lontano poiché la finzione cinematografica è resa sullo schermo.

Solo l’ultima puntata ci immerge direttamente nella serie in una corsa fino all’ultimo respiro che termina, però, com’è iniziata. I due protagonisti nudi sul letto alla fine, quando è notte fonda per la trama, si rialzano e indossano i loro panni reali. Camminano con un accappatoio lungo il set ed entrano con nonchalance nel loro camerino. Tutto ciò dopo essersi dati un bacio vero, ancor più di quelli che si sono dati quando impersonificavano il loro personaggio.

Uno scontro tra realtà e finzione che ha tanto il sapore di un Truman Show dei giorni nostri dove, però, tutti sono consapevoli. Il Truman, invece, potresti essere tu, l’unico alla ricerca di un senso.

Tutto, infatti, avviene dinanzi gli occhi increduli di uno spettatore che si trova a guardare la serie per caso e ne rimane imprigionato.

Scene di un matrimonio attraverso la sua incostanza tematica e strutturale sbatte a tutti in faccia la verità.

Una serie che ha la sua forza vitale nei dialoghi tra i protagonisti. La parola, finalmente, riacquista forza rispetto ad una scenografia, per l’appunto, finta. Inoltre, l’ordine temporale della serie è cronologico e lineare – almeno quello – solo che caratterizzato da forti salti temporali che chi sta guardando riesce a comprendere, ancora una volta, attraverso i dialoghi e i dettagli.

Il cambio di acconciatura e look di lei; lui che resta sempre lo stesso. Già in questa contrapposizione vi è una componente tematica importante. Una moglie che ha voglia di cambiare ed evadere, un marito che fa difficoltà ad uscire dalla sua comfort zone. Due esigenze contrapposte che fanno presagire che ognuno dovrebbe andare per la sua strada. Alla parola “cambiamento” lui ha l’asma, al pensiero di una “famiglia unita” lei beve il vino. E per i 285 minuti totali di cui si compone la serie si va avanti proprio così.

Tuttavia, entrambi ritornano sempre insieme a casa.

Quella casa che è lo sfondo dell’intera storia ed il centro nevralgico della famiglia. Rimane tale anche quando vi sono scatoloni per il trasloco in giro o quando non è più casa, ma solo un b&b da affittare per una notte. Una casa che come spesso accade, è tenuta in piedi dal fatto di avere una figlia in comune. Della quale sentiamo solo la voce e i litigi per telefono con una madre che per un periodo di tempo l’ha lasciata sola col padre.

Ma il collante di questa relazione tossica è l’amore che l’uno prova nei confronti dell’altro, a cui però non si aggiunge il rispetto, a volte, o la comprensione. Si parlano, ma non si comprendono mai fin in fondo. Si desiderano, ma tutto è un vano tentativo di ricostruire qualcosa che ormai è andato perduto. Farsene una ragione, si sa, è più difficile di sbattere contro il muro – nella serie persino letteralmente – ancora e ancora.

Se siete in cerca di una serie tv lenta e problematica non guardate Scene da un matrimonio. Guardatela, invece, quando non volete prestare attenzione a nulla e vi renderete conto che con questa serie non dovrete fare o capire niente. Le emozioni vi pervaderanno inconsapevolmente. Vi arrabbierete per non aver capito come mai vi trovate in quella circostanza. Riscoprirete una verità incontrollabile che può essere gestita solo attraverso la finzione. E allora si continua a fare finta di niente.

Giulia Grasso