Artista, singer-songwriter, sound-designer , Italo Giapponese Kumi C. Watanabe, in arte KUMI and The Triumph of Love si è esibita il 05 agosto allo Spirit de Milan di Milano per suonare i brani dell’omonimo album da solista uscito nel 2019 in cui traspone il suo sound frutto delle molteplici esperienze culturali e musicali maturate nel corso dei suoi spostamenti in giro per il mondo: tra Milano, Giappone, Germania, Messico, Los Angeles, Parigi e Londra. Per l’occasione è stata accompagnata sul palco Gian Marco de Feo, Marilena Montarone e Dody B Davide Bagilliere.
KUMI and The Triumph of Love, iniziamo da qui, qual è l’origine di questo nome d’arte?
Kumi è giapponese, denota le mie origini (mio padre è giapponese, mia madre è italiana). Triumph of Love è il mio motto: con l’amore si riescono a risolvere tante cose e quindi possiamo dire che in fin dei conti trionfa sempre: è la mia modalità ecco.
L’omonimo album del 2019 è un percorso musicale raffinato, denso, composto da stili appartenenti a culture musicale variegate e differenti. Un album che sa essere delicato ma allo stesso tempo potente, quasi a rappresentare la duplicità dell’amore, dolce,ma anche intenso, passionale, sorprendente come una scarica improvvisa di energia che non si può controllare.. e lascia “Senza Respiro”.
Come definiresti questo progetto? Cosa rappresenta per te? Quali sound possiamo trovare al suo interno?
Rappresenta un’espressione di me, di un momento specifico della mia vita. Da esso si sprigiona senza dubbio il mio background culturale: sono nata a Tokyo, sono cresciuta in Germania fino a quattro anni, in Messico fino a sei, in Giappone fino a undici, a Parigi fino a quindici , poi a Milano, a Los Angeles e a Londra. Credo che io abbia assorbito tutte queste musiche e culture crescendo, imparando le lingue. Naturalmente tali influenze vengono fuori. La gente, il pubblico le sente! Non che io lo faccia appositamente. Però mi piace “looppare” parole in diverse lingue collegandole ad un significato affine.
Per dire in Your Favorite toy, una canzone che parla di mali d’amore, ho cercato di rendere questo elemento con le lacrime che tutti noi versiamo quando tagliamo la cipolla, con ritmiche iniziali fatte con i suoni della cipolla che viene affettata. E poi subentra il loop che ti dicevo, con parole onomatopeiche che indicano il dolore (“Aia” poi in inglese “Ouch”, in francese “Aie” ed infine in giapponese “Itai”). Se mi conosci, bhe puoi capire questa commistione linguistica, che poi è un po’ il modo naturale di esprimere me stessa, considerate le mie esperienze ed i miei viaggi in giro per il mondo.
Questo gioco linguistico lo si può trovare anche all’interno di Mamma Mia, altra taccia in inglese di Triumph of love. Cosa puoi dirci di questo brano?
Bhe si tratta di un brano in inglese con un testo molto interessante al livello linguistico: gli storici speaker Tom Robinson su BBC 6 Introducing e Gary Crawley di London Calling lo hanno più volte passato alla radio ed io felicissima di ricevere i loro complimenti (lo chiamano alternative pop). In questo brano leggero e da ballare due innamorati si parlano, ma non si capiscono davvero. E’ divertente perché i due si fraintendono continuamente: vorrebbero la stessa cosa ma non parlano lo stesso linguaggio e ciò provoca un misunderstanding di fondo. Con questa traccia mi sono chiesta un po’ se la difficoltà nel comunicare non venga dal fatto che ci si ascolti poco. O perché si veda solo la propria visione e sfumatura…
Cosa puoi dirci del brano in francese dell’album “ Je voundrais Vous dire je t’aime” ?
“Vorrei dirgli ti amo”. Nel testo Lei vorrebbe dire ti amo ad un Lui immaginario che ancora non esiste, quindi, è alla ricerca di qualcuno a cui dire “Ti amo”. La canzone si svolge come una ricetta ed è raccontata come un procedimento da seguire passo passo: “prendete una ciotola vuota, metteteci un cuore nuovo, aggiungeteci un pizzico di follia” e via di seguito. E’ un po’ una pozione magica con ingredienti speciali, per farci trovare l’Amore (ride).
Sempre in Triumph of love, nella dolce e magnetica traccia italiana “Senza respiro” si descrive la potenza del desiderio di riconciliazione, auspicando il ritorno all’amore dopo una divisione. Come è nato questo brano? Cosa significa per te?
Significa rendersi conto, non subito ma col tempo di quanto fosse importante il sentimento provato per qualcuno. “Sono rimasta senza respiro dopo aver realizzato quanto una determinata persona fosse importante per me”. Lei nel testo dice proprio questo: si rende conto, dopo, che lui era come il sole, in grado di attraversare le nuvole. E’ ,sì, una canzone sulla riconciliazione, su una seconda chance che può essere data, perché a volte il tempo può far rileggere le cose.
Mi piacerebbe parlare con te della tua esperienza con Franco Battiato. Cosa puoi dirci al riguardo?
Oh è stato fantastico! Un’esperienza bellissima. Mi hanno contattata per cantare un brano: perché stavano facendo le audizioni per una cantante giapponese e una mia cara amica ha dato il mio nome ed è stato così che mi hanno chiamato. Solo che io non canto giapponese, parlo il giapponese; ma Franco mi volle lo stesso. Eravamo partiti per un brano, alla fine ne abbiamo fatti tre insieme, nell’album “X dieci stratagemmi” e da lì mi ha portato a fare i video musicali con Sgalambro dei due singoli “Le aquile non volano a stormi”ed “Ermeneutica” e misi piede a Catania: ti giuro ho sentito l’energia del vulcano fin da quando sono atterrata. Poi mi ha portata a Milo. Abbiamo girato, sono stata lì una settimana. Poi mi ha portato in tourné, duettavo con lui sui brani che cantavo. E’ stato fantastico. Mi ha insegnato tanto. E ho fatto anche una parte in Musikanten, ero me stessa, Kumi la cantante, amica di Paola. Gli voglio un sacco bene.