cultura russa
Pastoral - Aleksandr Gronskij foto presa da Atlas of Places

Non solo Nori e Dostoevskij: la cancellazione della cultura russa

La cultura russa è sempre stata molto presente in Italia. I classici della letteratura sono mostri sacri per i nostri intellettuali, per non parlare della musica, del balletto, della filosofia. Gli italiani non sono pronti a cedere sull’importanza dell’arricchimento culturale. Del resto, è davvero necessario? È possibile che la giustizia debba passare per gli estremi della cancellazione e della censura?

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Noemi Cagnazzo per Pagine di R-esistenza su Facebook

La brutta china

Cosa ha dato l’impressione che fosse legittimo cancellare la cultura russa? Come si suol dire, la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. Si è andati, insomma, per gradi: per esempio, la Russia viene esclusa dall’Eurovision, e il mondo dello sport non tarda a farsi sentire, bandendo i russi dalle competizioni internazionali. Già questi provvedimenti diventano oggetto di controversia :

È giusto che la politica irrompa nello sport?

Si domanda Chiara Rainis per Tuttomotoriweb. È giusto che atleti e artisti vengano esclusi dalle competizioni internazionali?

Va considerato, tuttavia, che queste ingerenze altro non sono che gesti simbolici: potrebbe apparire di cattivo gusto celebrare i grandi eventi sportivi e musicali facendo finta di nulla. In fondo, questi artisti e atleti gareggiano in nome della Russia come Nazione. Sono provvedimenti legittimi fintantoché non costituiscono un attacco alla Russia come popolo, come cultura… è importante stabilire dove sta il limite fra “lanciare un messaggio” e “censurare”.

La zona grigia

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da Il Fatto Quotidiano

Il direttore d’orchestra Valery Gergiev non prende le distanze da Putin, e questo causa l’annullamento di molti dei suoi contratti, anche con la Scala di Milano. Gergiev ha risposto con il silenzio alle ripetute richieste di abiura: la sua vicinanza a Putin renderebbe questo provvedimento giustificato.

Una posizione simile a quella presa nei confronti di Gergiev, la si trova al Museo del Cinema di Torino. A essere in pericolo è la rassegna “Anima Russa”, che era da tanto tempo in programmazione: apparentemente il museo inviterà solo russi che si sono espressi in contrasto con Putin.

Potrebbe essere un modo per salvaguardare, almeno un po’, la cultura russa in Italia pur mantenendo le distanze dalla guerra. Ma, come sottolinea la soprano russa Anna Netrebko (Fonte: Milano Fanpage):

Forzare gli artisti o qualsiasi personaggio pubblico a dar voce alle loro opinioni politiche in pubblico e denunciare la loro terra, non è giusto. Questo dovrebbe essere una libera scelta.

La soprano si è espressa contraria alla guerra e vicina al dolore della popolazione ucraina.

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Anna Netrebko – Romy 2013

Verso la cancellazione

La presa di distanza dalla guerra, evidentemente, non basta. Ormai il meccanismo si è messo in moto, e non passa molto tempo prima che, a fare le spese dell’attuale atmosfera, sia la cultura russa nella sua interezza.

Il Festival della Fotografia Europea di Reggio Emilia annulla la mostra “Sentieri di Ghiaccio” e tutti gli eventi dedicati alla Russia. Gli artisti russi non sono più ammessi nel programma. Lo scrittore Paolo Nori ha inviato una lettera al fotografo Aleksandr Gronskij mostrando il proprio sostegno. Nel suo blog, lo scrittore denuncia anche che la piattaforma online Coursera ha sospeso tutti i corsi di lingua e letteratura russa:

E chi lo sa, forse, è meglio se lo dimentica. Le trattative di pace, nella lingua dei segni.

da Paolonori.it

Imputato Dostoevskij

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da Il Corriere del Veneto

Proprio Paolo Nori è la vittima del più plateale tentativo di cancellazione della cultura russa. Questo mese, lo scrittore avrebbe dovuto tenere un corso di quattro lezioni sui romanzi di Dostoevskij all’Università Bicocca. Il 2 marzo annuncia, fra le lacrime, di aver ricevuto una e-mail dall’università:

Caro professore, questa mattina il prorettore alla didattica mi ha comunicato la decisione, presa con la rettrice, di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è quello di evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in quanto momento di forte tensione.

Un provvedimento assurdo, specie considerando le opinioni politiche dell’autore russo. Lo stigma, sembra, si è allargato dagli artisti russi vivi a quelli morti da secoli, come se fossero in qualche modo responsabili del clima politico attuale. Paolo Nori osserva:

Non solo essere un russo vivente, è una colpa oggi in Italia, ma anche essere un russo morto. Che quando era vivo, nel 1849 è stato condannato a morte per aver letto una cosa proibita.

Il fermento, da parte degli italiani, è immediato. L’Università Bicocca fa marcia indietro, sostenendo sia stato un malinteso: apparentemente il corso non era stato cancellato, ma solo sospeso, per:

Ristrutturare il corso e ampliare il messaggio per aprire la mente degli studenti. Aggiungendo a Dostoevskij alcuni autori ucraini.

Una pezza non proprio adatta a coprire il danno. Al di là dello scetticismo espresso da molti, l’idea non ha successo e parecchi commentatori ne mettono in luce l’insensatezza. Un corso su uno scrittore russo deve parlare di uno scrittore russo, non occorre, per par condicio, inserire dieci scrittori ucraini per legittimare la presenza di Dostoevskij. Paolo Nori non terrà più il suo corso alla Bicocca.

da Twitter

La cultura russa: gettare ponti

Dovrebbe essere opinione comune che la cultura serva per unire, non per dividere. La cultura getta ponti, promuove l’incontro fra i diversi modi di pensare. Ancora oggi leggiamo Karl Marx senza condannarlo all’oblio a causa dei gulag, studiamo Nietzsche malgrado la sua idea del Superuomo possa avere avuto influenza sul nazismo. Creare muri fra noi e la cultura russa, solo perché ha la colpa di essere russa, non può portare a nulla di buono.

Lo ha ben capito il Conservatorio di Napoli, che ha organizzato un concerto di artiste russe e ucraine, in risposta alle divisioni causate dalla guerra. Queste sono le iniziative che ci piacciono: nei momenti di conflitto la cultura non deve essere cancellata, ma al contrario revitalizzata. La cultura è incontro con l’altro; non può esistere alcun “incontro” laddove c’è la censura, e non può esistere alcun “altro”, se si pretende un’adesione puramente performativa a un’opinione.

da Napoli Repubblica

L’Italia riparte dalla cultura…?

Il 2 marzo non è solo il giorno in cui Paolo Nori ha dato la triste notizia della sospensione del suo corso. È anche il giorno in cui si è tenuta la presentazione del dossier Bergamo-Brescia Città Illuminata . Per i corridoi delle Gallerie della Scala sono riecheggiate parole di amore per la cultura, vista come un valore indiscutibile, come mezzo per ricostruire, per unire i popoli in un sentire comune. Nello stesso momento, dall’altra parte di Milano si considerava tuttavia di sospendere un corso di cultura russa, onde evitare polemiche e tensioni.

Pare che, a seconda di dove tiri il vento della propaganda, certe culture siano meno valide di altre.

Giulia Taccori