La storia dei sabot è una di quelle più affascinanti del mondo della moda, dagli antichi romani agli hyppie anni 60 il passo è breve.
La moda e la storia continuano ad andare a braccetto, per poter riportare in auge vecchi stili o trend che hanno caratterizzato un’epoca, vicina o lontana. In realtà è ormai noto che la moda sia sempre stata un ricorso continuo ad elementi estetici legati al passato, e che quindi non sia sempre stata caratterizzata da grandi innovazioni. È un riciclo continuo, un riadottare costantemente tagli, forme, cuciture ed accessori che si sono evoluti nel corso dei secoli e che hanno fatto da passepartout per l’affermazione degli stili. Sebbene il fashion system punti sulla memoria a breve termine del consumatore 2.0, coloro che lavorano nel settore sanno bene che in realtà più che grandi innovazioni, si trattano per lo più di grandi riprese.
Una di queste è sicuramente la scarpa sabot, detta anche mules, che è riuscita nel corso dei secoli a farsi strada all’interno del guardaroba femminile, fino ad arrivare alla scarpiera della donna contemporanea. La sua particolare forma, chiusa davanti e totalmente aperta dietro senza la presenza di cinturini e stringhe, ha fatto sì che la sua comodità prendesse il sopravvento sull’estetica. È infatti una calzatura piuttosto particolare che lascia ben in vista il tallone e la caviglia, garantendo una maggiore libertà del collo del piede. Può essere realizzata sia con tacco (sabot) che rasoterra (sabot flat\mules), ma l’importante è che lasci completamente scoperta la parte posteriore del piede.
Dietro a questa scarpa c’è un mondo fatto di artigiani e calzolai che hanno saputo mantenere in vita questa calzatura sino ai giorni nostri. Secondo diverse ipotesi, la storia dei sabot, ha avuto inizio nell’antica Roma, quando senatori e alti magistrati iniziarono ad indossare delle particolari scarpine rosse dette “Calcei Mullei\Mulleus”. Per altri invece, l’origine dei sabot risale ai calzolai del Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, che usavano realizzarli interamente in legno, tramandando da padre in figlio questa tradizione.
La storia dei sabot continua in Europa, a partire dal XVI secolo sino al XIX, la diffusione dei mules fu sempre più assidua, venendo utilizzati per lo più come ciabatte o slipper da camera, quindi prevalentemente utilizzate all’interno dell’ambito casalingo e mai per l’esterno. Solo all’inizio del 700, con i rivoluzionari della corte di Francia, queste scarpe vennero utilizzate anche da esterno, caratterizzando fortemente l’estetica della rivoluzione francese e dei suoi ideatori. Con la fine del secolo, smisero di andare di moda, e vennero riprese solamente più avanti verso il primo ventennio dell’800, diventando una calzatura molto amata dalle demi-mondaine e dalle cortigiane.
Durante questo periodo, fino al 1900, i sabot vennero ripresi anche dall’ambiente contadino, per poter lavorare più comodamente e con una maggiore libertà. Lo stesso ideale di libertà e comodità che portò gli hippie negli anni 60 del 1900 ad indossarli regolarmente, abbinandoli a calze multicolor e dai colori accesi.
La storia dei sabot non si ferma qui, arrivando sino ai giorni nostri e caratterizzando la moda Primavera\Estate e Autunno\Inverno del 2018\2019. Le passerelle sono piene di riproduzioni di queste scarpe, ricorrendo a varie tipologie di modelli e stampe: alte o basse, più arrotondate o più squadrate, con pelo e senza pelo, di pelle, cotone o velluto. Insomma, una vera e propria mania dei sabot, coronata dal marchio italiano Gucci, celebre e famoso per la realizzazione di queste scarpe, spesso incomprese.
Possiamo dire che sicuramente non brillano di raffinatezza e bon ton, ma sicuramente abbinate nel modo giusto possono donare all’outfit quel tocco rilassato e ricercato allo stesso tempo.
Non resta che dire che o le si ama, o le si odia.