It è il film della paura, del coraggio e dell’immaginazione

È in uscita il nuovo adattamento cinematografico del leggendario romanzo It del Re del Terrore, Stephen King. Il film è diretto da Andy Muschietti, mentre il difficile compito della scrittura è stato affidato a Chase Palmer, Cary Joji Fukunaga e Gary Dauberman.

La promozione dell’opera – nonché almeno uno scherzo a tema molto ben architettato – si è fondata, naturalmente, sulla figura di Pennywise, l’incarnazione più inquietante dell’antagonista, nonché la più memorabile per il grande pubblico.

La trama in breve: in una cittadina americana come migliaia di altre, Derry, una catena di sparizioni conduce un gruppo di giovanissimi amici a indagare sulle tragedie che sembrano coinvolgere i bambini locali a intervalli regolari lungo tutta la storia della città.

Il “Club dei Perdenti” si trova così faccia a faccia con un male antico e cangiante, una creatura mutaforma e affamata che identificano semplicemente con il pronome neutro It.

Non si tratta della prima trasposizione sul grande schermo di questa storia: Tim Curry aveva già dato vita e volto a Pennywise all’inizio degli anni Novanta, il che ci porta alla prima domanda fondamentale per decidere se andare al cinema o no: Bill Skarsgård (il nuovo pagliaccio danzante) regge il confronto?

Altroché.

L’attore svedese, aiutato da trucco ed effetti speciali straordinari, esibisce tutta la freddezza nascosta dietro il sorriso vacuo del clown. Il Pennywise di Skarsgård è alieno, autenticamente cattivo, vorace. Fa paura.

Arriviamo quindi alla seconda domanda: ma fa paura, questo It?

Il persistente tono grigiastro delle ambientazioni, il ritmo incalzante ma mai affrettato, gli effetti speciali di magnifica fattura sono solo alcuni dei fattori che creano la costante sensazione di essere costretti, in balia di forze terribili, senza alcuna possibilità di scampo.

Lo spettatore si ritrova non spaventato da qualche facile jumpscare, ma inquieto, preda di impressioni striscianti e difficili da scacciare.

Il rischio, casomai, è di spingere tanto il pedale sull’horror da dimenticare che It è, prima di tutto, l’avventura dark fantasy di piccoli eroi alle prese con un mostro fiabesco: verranno divorati o, infine, trionferanno? Anche sotto questo punto di vista, il film di Muschietti è promosso a pieni voti: con i Perdenti si trema, ma si esulta anche e si affronta la tensione di una sfida dopo l’altra.

Infine, quello che poteva rappresentare il tasto dolente con molta facilità: gli attori.

Ogni lavoro che includa così tanti attori bambini corre il rischio di collassare su performance meno che ideali; allora come se la cava il nuovo It, su una scala che va dall’imbarazzante L’ultimo dominatore dell’aria al grandioso Sesto Senso?

Per fortuna Jaeden Lieberher (Bill), Sophia Lillis (Bev), Jeremy Ray Taylor (Ben) e gli altri Perdenti fanno un lavoro più che convincente.

Sembra che una visita al cinema valga proprio la pena farla, ma ci sarà anche qualche lato negativo?

Potenzialmente, almeno un paio.

Innanzitutto, i fan puristi del romanzo potrebbero storcere il naso: se è vero che il film contiene le emozioni e le tematiche del libro, è vero anche che scarta parecchie sequenze e caratteristiche. Il potere della fede e dell’immaginazione, cruciale in diverse parti del romanzo, viene messo in sordina sullo schermo in favore di temi più ampi come il coraggio e lo spirito di gruppo.

In secondo luogo, proprio come nella versione degli anni Novanta diretta da Tommy Lee Wallace, anche in questa, dopo aver concluso la visione della prima parte dovremo aspettare un bel po’ prima di goderci la seconda.

D’altro canto, come ha ricordato Stephen King in persona, si tratta di una buona occasione per recuperare il libro e dedicarsi alla lettura…

Riccardo Rossi