Cuba e Brasile: progressi in ambito di diritti civili nel Sud America

Sono sempre state molto accese e fortemente represse le battaglie per i diritti civili e quelli delle donne nel Sud America. La marea verde è un esempio di battaglia che ha inondato le piazze dell’America latina con manifesti favorevoli all’aborto. Un movimento che è riuscito in qualche misura a cantare vittoria, ottenendo di fatto la depenalizzazione dell’aborto in Argentina, Colombia, Uruguay. Alla lista di questi paesi si aggiunge anche Cuba, dove si si è arrivati da poco, inoltre, ad un altro decisivo passo in avanti in ambito di diritti.

Infatti, lo scorso 25 settembre si è svolto a Cuba un referendum sulla riforma del Codice della Famiglia che ha visto, tra le altre cose, l’approvazione dei matrimoni e delle adozioni delle persone omosessuali.

Si tratta di un risultato storico, considerando che solo in anni recenti – nel 1979 – era avvenuta la legalizzazione dell’omosessualità a Cuba. E solo dal 1997 il codice penale non punisce più alcun atto sessuale. Riuscire a dire ufficialmente sì ai diritti civili, con una vittoria del referendum pari al 67% della popolazione, è sicuramente un risultato memorabile.

Un rinnovato Codice della Famiglia presto sarà, quindi, costituito a Cuba, e andrà a riformare il vecchio che invece risaliva al 1975. Tra le novità che il nuovo Codice disciplinerà – si legge dall’ANSA – vi sono oltre al matrimonio tra persone dello stesso sesso e le adozioni per coppie omosessuali, la maternità surrogata e il divieto del matrimonio infantile. Si citano, inoltre, novità nel contrasto alla violenza di genere e il trasferimento della “responsabilità genitoriale” dei minori agli anziani.

Come Cuba, anche Il Brasile – paese storicamente noto per le forti discriminazioni omofobe – festeggia dei piccoli e grandi cambiamenti in ambito LGBTQI+.

Per la prima volta nella storia politica brasiliana sono state elette le prime persone transessuali al Congresso Federale. La scorsa domenica, infatti, milioni di Brasiliani si sono recati alle urne per votare chi sarà il nuovo presidente della Repubblica, che vede in ballottaggio per il prossimo 30 ottobre Luiz Inácio Lula da Silva e Jair Messias Bolsonaro. In quell’occasione i brasiliani hanno anche stabilito che a rappresentarli alla Camera dal 2023 saranno Erika Hilton e Duda Salabert.

La ventinovenne Erika Hilton, del Partido Socialismo e Liberdade, è una politica trans di colore. Attiva da sempre in ambito dei diritti civili e sostenitrice della campagna black lives matter. Già nel 2020 era  nota per essere stata la prima consigliera transgender eletta alla Camera Municipale di San Paolo. Insieme a Duda Salabert, 41 anni del partito Democratico Laburista, rappresenterà l’anno prossimo a Brasilia gli stati federati brasiliani.

Fortemente orientate a sinistra, le due donne trans hanno promesso di continuare la loro battaglia civile (e non solo) all’interno delle istituzioni più alte del governo brasiliano. Tra le priorità della Salabert vi sono ancora:  la tutela dell’ambiente, l’eliminazione della tampon tax e la protezione per le vittime di violenza domestica.

Il progetto di inclusività continua, dunque, in Brasile.

Tuttavia, è giusto gioire dei progressi che sono di certo già stati raggiunti. Basti pensare che le ultime elezioni hanno visto un numero crescente di donne, persone omosessuali, nere ed indigene. Si auspica, quindi, che come la marea verde, questa nuova ondata di impegno e sostegno nella lotta per i diritti civili e la rappresentanza della comunità LGBTQI+ possa raggiungere sempre più Paesi del Mondo.

Giulia Grasso