I musei chiusi per Covid. Una ferita difficile da rimarginare per un paese come il nostro. L’Italia la descriviamo sempre come il “Bel paese” della poesia, dell’arte, dei musei e della cultura ecc… In effetti, questa definizione ha un po’ stufato. L’insoddisfazione è tanta per questi settori: aperture incerte, chiusure sicure, pubblico assente e palchi vuoti.
Andiamo oltre. L’Italia è un paese non solo di cultura, ma di servizi. Il turismo, il settore terziario, la ristorazione, tutto questo fa parte della nostra identità. Un’identità che ci è stata strappata dal virus.
La domanda che sorge spontanea nella mente di tutti è: cosa ci siamo effettivamente persi? La domanda è semplice: molti soldi. Perché tutto passa da lì, volente e nolente. Le piccole realtà sono sicuramente molto più a rischio: musei o poli culturali come gli Uffizi, la Scala, il parco archeologico di Roma stanno soffrendo, ma molto meno dei piccoli ristoratori o delle piccole realtà di paese, pensiamo alle sagre. Niente Oh Bej! Oh Bej! nel 2020, niente sagra del patrono locale del paese alle pendici della Sila.
I MUSEI
Ma i musei? Allarghiamo il nostro sguardo: sono state annullate tutte le grandi mostre e i grandi eventi. Prima della cosiddetta “terza ondata”, i musei (ma non i teatri) potevano aprire solo nelle zone bianche e gialle.
Gli Uffizi, dopo più di 80 giorni di chiusura invernale, hanno riaperto ma hanno dovuto chiudere quasi subito, il 15 febbraio, con il passaggio alla zona arancione. A partire da novembre-dicembre 2020, gli Uffizi avrebbero dovuto ospitare due mostre: “Leone X di Raffaello ritorna a Firenze“, per celebrare il ritorno a Firenze delle opere di Raffaelo che sono state esposte al Quirinale in occasione del 500° anno dalla morte di Raffaello e “Imperatrici, matrone, liberte. Volti e segreti della matrone romane“, per ripercorrere la vita, le abitudini e gli interessi delle donne romane durante i primi due secoli dell’impero.
Sospese, questa volta in ambito romano, anche le mostre ai Musei Capitolini. Nel primo semestre del 2021, piazza del Campidoglio avrebbe ospitato una mostra su Caravaggio, “Il tempo di Caravaggio“, e “I Marmi Torlonia“, una raccolta di 90 marmi fra i più di 600 della collezione Torlonia, la collezione privata d’arte antica più importante del mondo. Da febbraio 2021, invece, i Musei Capitolini ospitano la mostra “L’eredità di Cesare e la conquista del tempo” che attraverso commento audio e videomapping ci avrebbe permesso di avvicinarci alla storia della Roma repubblicana di Cesare.
Scendiamo ancora più a sud, nella calda e ridente Napoli e nei dintorni. Ormai da un mese la Campania è in zona arancione e anche il Parco archeologico di Pompei è stato chiuso al pubblico. I lavori di scavo, tuttavia, sono andati avanti e proprio durante questi mesi di inerzia culturale sono stati fatti dei ritrovamenti eccezionali (se siete curiosi, guardate qui e qui). Attualmente, sono sospese le mostre “Venustas“, mostra – possiamo pure dirlo – sulla moda antica (quando non esistevano Ferragenez, Yves Saint Laurent e la Nivea) e “Gli arredi della casa di Giulio Polibio” che ci proietta indietro nel tempo, fra arredi e ricostruzioni facciali, nella casa di questo Giulio.
QUALI I RIPIEGHI?
Come rimediare a questa carenza? I musei hanno optato per i tour virtuali, che, a dirla tutta, sono dei rimedi a bassa rendita, tanto economica quanto culturale. A bene pensarci, chiunque legge su Wikipedia qualche riga sul David di Michelangelo… Triste a dirlo, ma il mondo della cultura e dell’arte sta soffrendo parecchio in questo periodo.
I TEATRI
Guardiamo a teatri per esempio. Il sovrintendente della Fenice di Venezia, Fortunato Ortombina, è stato forse l’antesignano della “rivoluzione teatrale” in epoca post Covid. Un rivoluzione copernicana che, finché i teatri sono rimasti aperti, aveva della genialità nella sua semplicità: mettere il pubblico al posto del palco e usare la platea per l’orchestra, per permettere il distanziamento sociale. Soffrono tanto i musicisti, che sanno benissimo che l’acustica in una rappresentazione teatrale è fondamentale: non c’è il Dolby surround, hi-fi, home theatre o chissà cos’altro. Il teatro e la musica sono i protagonisti nell’opera, così come anche per il balletto e le orchestre.
Triste storia anche per il Teatro alla Scala di Milano, che dopo una blanda ripresa nel mese di luglio 2020 con qualche concerto e un concerto in duomo a settembre, ha dovuto subito chiudere i battenti per un po’ dopo alcune rappresentazioni fatte nel mese di ottobre. La famosissima prima, presentata da Milly Carlucci e Bruno Vespa, diretta dal maestro Riccardo Chailly, è andata in onda, come di consueto il 7 dicembre, con il titolo “E quindi uscimmo a riveder le stelle” (evidente tributo dantesco in occasione dei 700 anni della morte del Poeta), presentando un repertorio dei brani più famosi dell’opera italiana, dal “Rigoletto” ad “Andrea Chènier”, passando per “L’elisir d’amore”, “Turandot” e pure per i balletti e la “Carmen” di Bizet, uno dei pochi artisti oltre confine.
A casa, a guardare l’opera, a guardare le sculture. Covid-19: sei riuscito a prendere l’arte e a metterla da parte. Non è la stessa cosa. Non è affatto la stessa cosa…