zio benny coming out e outing

Black lives matter, proteste vicine o lontane?

Per fortuna sono arrivate le proteste degli afroamericai ad alleviare il nostro animo. Un vero e proprio sospiro di sollievo se pensiamo al bombardamento mediatico da ansia generale per covid 19. Se poi tutto questo fermento civile è lontano km di Atlantico dai nostri talami sicuri, il nostro spirito passionario e rivoluzionario sentitamente ringrazia e rinvigorisce. Abbiamo anche un movimento a cui aderire e un hashtag al suon di Black lives matter.
La verità è che siamo sempre pronti a combattere una battaglia non nostra. Tutto ci affascina e ci allontana dalle nostre tediose esistenze fatte di cassa integrazione e dichiarazioni dei redditi precompilate. Anzi, talvolta, ci sentiamo così rivoluzionari da indossare casacche arancioni al grido di slogan preconfezionati, ma pur sempre orecchiabili.
Che poi, noi, che cosa ne sappiamo davvero di queste proteste, ancora non mi è chiaro. Dibattiamo di afromericanate, gridiamo Black lives matter, noi che da bianchi e borghesi abitanti del vecchio continente siamo i più privilegiati. Noi che alziamo il dito alla ricerca del diverso, in cori razzisti, anche nel ludico calcio che tanto osanniamo a religione di stato. Parliamo noi, che mangiamo pomodori di una splendida terra, raccolti a pochi centesimi di sudore e sfruttamento.
da Corriere del Ticino.
da Corriere del Ticino.

Certo, l’immagine di George Floyd steso sull’asfalto, tramortito e soffocante per mano di un omuncolo legittimato dalla sua divisa, ha scosso le coscienze del mondo. Soprusi di uno stato di potere che non tolleriamo e non accettiamo, ma che qualche volta votiamo e applaudiamo in comizi vestiti di liberalismo.

Condividiamo l’indignazione, appoggiamo le proteste, i social li coloriamo di black lives matter, ma arrossiamo di fronte alle rappresaglie, ai saccheggi. Come se le rivoluzioni potessero avvenire in altro modo. Ve li immaginate nel 1789 i giacobini che chiedono a Maria Antonietta se per cortesia può mostrare il collo? Maestà, per cortesia…
La morte di George Floyd ha svegliato per l’ennesima volta un mostro dormiente, ha scoperchiato il vaso, riportando all’attenzione mediatica una problematica che in diversi momenti di exploit, è poi tornata dormiente, senza trovare una giusta soluzione. Bisogna, però, prestare attenzione e guardare al di là della cronaca giornaliera degli ultimi giorni, in quanto l’ondata di violenza che si sta perpetuando non è espressione legata solo ed esclusivamente ad un unico episodio. È anche vero, però, che si può affermare con una certa franchezza che la morte di Floyd causata da barbara violenza ha dato esattamente il giusto slancio affinché la protesta avesse “nuovamente” inizio.
da riformista.it
da riformista.it.
Che, poi, George fosse un delinquente a piede libero o un’anima innocente non è fondamentale.
L’onda di disdegno della popolazione e delle voci più autorevoli si focalizza da tempo immemore su un disagio che spesso sembra e appare  superato, ma che in pratica non lo è mai stato: il trattamento riservato alla popolazione americana di origine africana. Cittadini americani da generazioni, ma che ancora vedono calpestare i propri diritti e sono trattati come cittadini di serie inferiore. Integrati, certo, ma guardati con sospetto, sempre.
I detrattori provano e tentano di utilizzare in difesa della loro torre d’Avorio, le elezioni di Barack Obama alla carica piu importante negli Stati Uniti, altri guardano alle riforme sociali e anti discriminatorie a tutela e a difesa di una classe debole e precaria, guardano alle leggi votate e approvate per tutelare le persone di “colore” e ai tanti milioni di dollari investiti nell’integrazione. Passi, piccoli passi che la morte di Floyd ha dimostrato essere troppo piccoli per avere effetto.
È sembra quasi assurdo e a tratti paradossale se pensiamo che il covid 19 è stato in grado di mostrare la fragilità di un sistema che vanta un posto tra i potenti della Terra. Una malattia che non solo ha portato all’attenzione, ancora una volta, la fragilità di un sistema sanitario d’eccellenza, ma ha ribadito il suo “no problem” ad escludere chi non può pagare. Il terribile covid ha mostrato anche quanto sia precaria la condizione lavorativa ed economica di tantissimi americani, chissà quali eh? Dati e numeri che possono essere rintracciati su autorevoli testate giornalistiche americane.

Per completare un quadro che di per sé è già drammatico cosi, perché non aggiungerci il preconcetto a condire quest’enorme macello made USA.

da L'Avvenire.
da L’Avvenire.
Perché a spingere sull’acceleratore della disuguaglianza c’è un pedale sempre in azione, il preconcetto di cui gli Usa, ma in generale noi tutti dalla pelle chiara non abbiamo mai superato, come se poi, ci fosse qualcosa da superare, se non il timore che qualcosa che riteniamo nostro ci venga strappato e appropriato da chi, fino a ieri, pensavamo non in grado di poterlo fare. Una paura di perdere che spinge a sopraffare.
Però, possiamo dormire sonni tranquilli, perché a mostrarci la via maestra è la HBO, che ha eliminato dal suo catalogo online un colosso della cultura e del cinema, Via col vento, ritenendo che questo possa essere discriminante.
Vivissimi complimenti!
Benito Dell'Aquila