America impazzita per le dure proteste contro il poliziotto assassino di George Floyd, dai vip ad Anonymous, persino la moglie lo abbandona

Derek Chauvin il poliziotto violento che ha ucciso senza alcuna pietà Geoge Floyd nel corso di un arresto per un reato minore, ha perso tutto. Ha perso la sua credibilità come poliziotto, colui che dovrebbe difendere i più deboli, non si è fermato nemmeno davanti alle suppliche dei testimoni che filmavano in diretta l’uccisione, un para sanitario ed una signora che imploravano di lasciare la presa su George, mentre gli toglieva l’aria con il suo ginocchio. Ha perso la moglie, ex Miss Minnesota,  «Mio marito ha modi ruvidi, ma sotto l’ uniforme è un tenerone».lo definiva così Kellie Chauvin, reginetta di bellezza del Minnesota, in un’ intervista del 2018 subito dopo l’ incoronazione. Allora era sposata da otto anni al suo secondo marito, Derek Chauvin: il poliziotto che a Minneapolis, il 26 maggio, ha ucciso George Floyd arrestandolo con una violenza inspiegabile, e che per questo è in carcere da venerdì.Ha perso il suo lavoro con un licenziamento immediato. Ha perso la libertà, è in carcere, non ha i mezzi per pagare la sua cauzione, e se gli va bene corre il rischio di rimanere in prigione per ben 35 anni. L’America sembra impazzita, dure proteste in tutte le più grandi città, vip che si lamentano pubblicamente dell’amministrazione perversa nei confronti dei più deboli, come Naomi Campbell, che continua a lanciare accuse sul governo che permette un omicidio firmato dalla polizia senza motivo. La moglie Kelly, senza nemmeno averlo incontrato gli ha fatto pervenire direttamente in carcere la richiesta di divorzio. Derek Chauvin è ora stato lasciato solo «nella cattiva sorte». la moglie chiede soprattutto «sicurezza e massima privacy per tutta la nostra famiglia», inclusi i due figli avuti con il precedente marito. Nei giorni scorsi, i manifestanti che senza tregua infiammano Minneapolis avevano raggiunto nel sobborgo di Oakdale la villetta di Derek e Kellie Chauvin (già scappati) per un picchetto, che era culminato in scritte come «Qui vive un assassino» sul selciato e lanci di secchi di vernice rossa. Ma a guardare bene il curriculum, la caduta precipitosa è in realtà la fine di una percorso, che l’agente ha compiuto nel corso di diversi anni. Nel corpo di polizia cittadina era entrato nel 2001, dopo aver lavorato come buttafuori e guardia di sicurezza nei locali privati. Cinque anni dopo è coinvolto in un primo episodio ai limiti della legalità. Chauvin interviene con altri 5 colleghi sulla scena di un accoltellamento. La persona sospetta tira fuori il coltello all’arrivo delle pattuglie, e uno degli agenti lo fredda con un colpo di pistola. Tre anni dopo è lui stesso a sparare durante un’incursione per un caso di violenza domestica. Nel referto si legge che l’assalitore ha cercato di impossessarsi dell’arma di ordinanza del secondo agente, e Chauvin lo ha fermato sparandogli alla schiena e uccidendolo. Nel 2011 un altro episodio che si conclude con un esito mortale. Sei poliziotti sulla scena di una sparatoria. Il giovane 23enne Leroy Martinez cerca di scappare, ma è raggiunto e colpito mortalmente da un collega di Chauvin.I sei dichiarano che Martinez brandiva una pistola. Un testimone oculare contraddice la versione: la giovane vittima si era arresa e aveva le mani alzate, ma la sua voce resta inascoltata. Nel totale sulla sua scheda personale di Chauvin ci sono 18 denunce di cittadini che raccontano episodi di abuso subiti da parte dell’agente. Il gruppo di vigilanza privato contro la brutalità della polizia: Stolen Lives, vite rubate, lo aveva inserito nel suo database, e indicato come un soggetto pericoloso.Anche il gruppo di hacker Anonymous si schiera a sostegno delle proteste scoppiate negli Stati Uniti dopo la morte di George Floyd. In un video pubblicato sull’account Twitter ufficiale dei cyberattivisti il gruppo, dopo aver elencato decine di episodi in cui la polizia americana si sarebbe macchiata di crimini contro i cittadini, annuncia una vasta operazione in cui promette di smascherare poliziotti e politici coinvolti in questo e altri episodi di violenza hackerando siti istituzionali e profili delle forze dell’ordine. Il video, della durata di due minuti, è stato visto oltre mezzo milione di volte in poche ore solo sui canali ufficiali del gruppo di hacker. Ma sono centinaia di migliaia le volte in cui è stato condiviso.  Ora la lotta è contro il razzismo sistemico. Da Minneapolis alla Casa Bianca, il movimento “Black Lives Matter” bussa alla porta della residenza del presidente degli Stati Uniti d’America. Per proteggere l’incolumità del presidente, Donald Trump è stato accompagnato in un bunker sotterraneo della residenza per quasi un’ora. L’episodio – reso pubblico dal New York Times, che cita una fonte a conoscenza diretta – sarebbe avvenuto quando la protesta si è infiammata davanti alla Presidenza. E probabilmente con lui sarebbero stati “messi in sicurezza” anche Melania e il figlio Barron.

Alessandra Filippello