Viaggia con noi nell’Età di Mezzo! Chi era Carlo Magno?

Social Up! oggi è lieto di presentarvi la sua nuova rubrica storico-culturale che (speriamo!) possa soddisfare le vostre curiosità sul Medioevo e, perché no, rivelarvi gli aspetti più oscuri e reconditi di quest’età bellissima che spesso viene tacciata per essere stata l’età dell’oscurantismo, dei roghi, della censura e della chiesa bigotta. Fandonie! E per dimostrarvelo, oggi vi presentiamo un personaggio che ha fatto la storia d’Europa: Carlo Magno.

Eginardo: un intimo collaboratore di Carlo

Chi era costui? A tutti verrebbe in mente il grande imperatore. “Grande” perché forse lo conoscete come “Magno”, il che non vi fa certamente avere torto. Ma poi? Che cos’altro conoscete oltre alla sua dinastia, alla sua politica e alla sue imprese che spesso vengono dimenticate o svalutate anche solo nei nostri libri scolastici?

Cominciamo proprio dal nome: infatti, l’appellativo di “Magno” (che ricorda, primo fra tutti, il macedone Alessandro) gli è stato affibbiato da Eginardo, un erudito del VIII-IX secolo che fu a stretto contatto con il nostro imperatore, tanto che scrisse una sua biografia. Egli infatti ci ha consegnato pagine molto commoventi sulla vita del suo imperatore, segno quindi che fu un suo fidato consigliere e una persona molto vicina ai vertici dell’impero carolingio.

Il “guardaroba” di Carlo Magno

Grazie ad Eginardo noi sappiamo molti dettagli sulla vita di Carlo Magno che altrimenti la storia avrebbe spazzato via e cancellato con un colpo di spugna, come per esempio i suoi vestiti.

Si, avete capito bene: sappiamo persino come vestiva – il look diremmo oggi, o l’outfit, se preferite – del nostro imperatore. Certo è che un personaggio del calibro di Eginardo non lo possiamo certo considerare come una sorta di “guardarobiere imperiale”: sarebbe troppo riduttivo! Eppure, Eginardo ce lo descrive come uno che seguiva la moda al tempo dei Franchi: cosciali di lino, camicia, tunica di seta e – così ci dice Eginardo – nei mesi più freddi era solito indossare una pelliccia di lontra. Quando invece andava a Roma o riceveva qualche ambasciatore, Carlo si vestiva molto elegantemente, anche con gemme sfarzose, seppur non gli piacesse indossare abiti di foggia straniera durante gli incarichi diplomatici. Nei giorni normali, infine, vestiva proprio come la gente comune.

Un carattere intrattabile: a lui piacevano gli arrosti

Ma non è finita qua: oltre alle lacrime versate per gli amici, alla sua descrizione fisica molto ben proporzionata – nonostante qualche piccolo difetto fisico come il collo corto, la pancia un po’ gonfia e la voce forse un po’ acuta, inadatta alla sua stazza – e alle numerose amanti – era infatti un grande amatore: come un buon politico che si rispetti era circondato da belle donne! -, Eginardo ci racconta le abitudini di re Carlo, grazie a dei ritratti caratteriali molto umani e allo stesso tempo a dir poco commoventi! Sappiamo infatti che fu un abile nuotatore e che gli piaceva fare il bagno alle terme tanto quanto cacciare; apprendiamo dunque che proprio in virtù di questo fece costruire la sua corte ad Aquisgrana (in latino, per l’appunto: Aquis Villa, letteralmente, “Villa con le acque”).

Grazie al suo biografo apprendiamo anche che beveva responsabilmente e non si ubriacava mai: non più di tre bicchieri per pasto, ci dice Eginardo. Ma quello a cui proprio non sapeva resistere era il cibo: Carlo Magno era davvero di bocca buona. Possiamo dire che l’arrosto era uno dei suoi piatti preferiti e quando, durante la vecchiaia, i medici gli consigliarono di preferire i lessi ai piatti grassi, lui si arrabbiava e faceva di testa sua, sostenendo che l’unica cosa che gli faceva male era il digiuno.

Fra menzogna e realtà? Un’incoronazione sospetta

Come è noto, Carlo Magno venne incoronato da Papa Leone III a Roma la notte di Natale dell’anno 800. Un evento del genere non poteva certamente dare nell’occhio: è qualcosa di epocale di cui bisognerebbe andare fieri.

Ancora una volta Eginardo ci svela lati segreti dalla vita di Carlo: egli infatti fu assai scontento e deluso da questa cerimonia! Carlo non aveva alcuna intenzione di essere proclamato imperatore dei Romani poiché era un titolo che spettava di diritto all’impero bizantino ancora esistente, unico vero erede di Roma.

Ora: qual è la probabilità di entrare in una città ed essere proclamati a nostra insaputa imperatore? Più o meno come quella di ricevere una casa con vista Colosseo e non saperne niente oppure trovare dei soldi in una scrivania dopo un trasloco.

In effetti, è parecchio strano che Eginardo sottolinei questo aspetto, anche se è vero che nelle fonti di cui disponiamo non si parla mai di un accordo preventivo fra Carlo e il papa. Per questa ragione, dal momento che la biografia è stata composta circa 15 anni dopo l’incoronazione, a ridosso della morte di Carlo, è probabile che Eginardo abbia costruito ad arte questo momento per cercare di sanare qualche contrasto con Bisanzio che solo dopo tale avvenimento sarebbe emerso manifestamente.

Niente però ci impedisce di pensare che questa indignazione di Carlo derivasse dal fatto che egli avrebbe preferito “auto-incoronarsi” perché, formalmente, l’incoronazione da parte del papa avrebbe significato una totale sottomissione di Carlo alla Chiesa. Ma nemmeno questo sappiamo. Due cose sono certe: l’inizio delle ingerenze da parte del Papa sui territori e le competenze dell’impero e l’unione del potere civile e religione sotto la grande figura di Carlo.

Una grande e commovente prova di umanità

Carlo Magno era analfabeta. Paradossalmente, sotto l’impero carolingio si assistette alla grande rinascita culturale che ha salvato l’Europa dal collasso culturale avvenuto nel VII secolo. E’ proprio sotto Carlo Magno che si sviluppa il primo prototipo di “stampatello minuscolo”: la minuscola carolina, una scrittura comprensibile e utilissima per la divulgazione.

In una delle sue pagine più commoventi, Eginardo ci racconta di come lo stesso Carlo partecipasse al suo programma di riforma culturale. Egli teneva sotto il cuscino delle tavolette su cui si esercitava a scrivere prima di andare a letto e andò ad ascoltare le lezioni di grammatica dei più importanti maestri dell’epoca, fra cui Alcuino, uno dei principali sostenitori della cosiddetta “rinascita carolingia” e famoso traduttore della Bibbia.

Le competenze linguistiche di Carlo non erano certo delle migliori, ma aveva competenza passiva anche del greco (soprattutto per i rapporti commerciali con Bisanzio), cosa assai rara nell’Europa latina del secolo VIII-IX. Inoltre, Eginardo ci racconta che Carlo Magno era un grande appassionato di astronomia.

Carlo Magno era tutto questo e molto altro ancora: l’imperatore analfabeta che – sembra assurdo dirlo, ma è stato davvero così – ha salvato l’Europa dall’analfabetismo. Grazie a lui abbiamo lo stampatello e abbiamo l’Europa. Quella stessa Europa che oggi, se ci fate caso, ha scelto come capitali proprio le città vicino ad Aquisgrana, il cuore pulsante del vecchio continente in mano ad un “vecchio Carlo dalla barba bianca”.