Un’importante pietra miliare del cinema: Viale del Tramonto

Viale del Tramonto (1950) di Billy Wilder.
Nel 1950 il regista di origine austro-ungarica è da sedici anni un direttore affermato (ha già firmato grandi opere come La Fiamma del Peccato e Giorni Perduti). Ma sarà questo capolavoro a dargli la fama di grande artista.

Intrigante, cupo, affascinante, delirante, inquietante, geniale, folgorante… Quanti sono gli aggettivi che i critici hanno utilizzato per descrivere questo vero e proprio gioiello?

E quante interpretazioni sono state date…
Viale del Tramonto è una tragedia dell’ambizione e dell’erotismo? una storia a metà tra il thriller, il noir e il melodramma? una parabola amara sul mondo del cinema, o un’appassionata dedica a esso? un ritratto spietato, e al contempo sarcastico e sardonico, di Hollywood? l’incontro-scontro tra rappresentazione e realtà? un atto d’accusa contro una società commercialista e insensibile? la premonizione che la fine di un certo tipo di “sogno americano” sta per arrivare?
Probabilmente ha ragione Pino Farinotti:
“Questo film non è un noir, non è drammatico tradizionale, non è fantasy, è semplicemente Viale del Tramonto” (“Dizionario di tutti i Film”, Milano, Mondadori 1999).
Cinema sul cinema, microcosmo di personaggi spesso grotteschi ma mai irrealistici (sempre credibili), humour nero a profusione, ironia e cinismo mirabilmente miscelati, struttura narrativa circolare (prologo ed epilogo sono pressoché identici) caratterizzano questa pietra miliare mai troppo esaltata.

Strabiliante il cast che vede la partecipazione di grandi personaggi della prima Hollywood come Eric von StroheimBuster KeatonCecil B. De MilleHedda Hopper.
Giganteggiano Gloria Swanson e William Holden.
Per la Swanson, dalla recitazione intensa e drammatica, il film fu la consacrazione a icona intramontabile del cinema; per Holden fu la prima occasione di affermarsi come meritava e che fece di lui un divo (sostituì all’ultimo momento il complicato Montgomery Clift, intimorito dal ruolo).

Viale del Tramonto ebbe 9 nomination agli Oscar (vinse quelli per la sceneggiatura, la scenografia e le musiche) e due Nastri d’Argento (miglior attrice straniera, miglior regia film straniero).

Da un articolo di Ennio Flaiano pubblicato dal ‘Mondo’ e raccolto nelle “Lettere d’amore al cinema” (Milano, Rizzoli 1978):
“Siamo al trionfo dell’intelligenza… al prodotto di una rara capacità di osservazione e di giudizio…
Davanti a film di tale forza, lo spettatore ha la sensazione che il cinema non sia uno spaccio polemico, un prontuario poliziesco e sentimentale, ma un’arte…”.

redazione