Un vagone della metro sventrato da un'esplosione nella stazione Maelbeek in una immagine ripresa da un autista e pubblicata sul profilo Twitter da Stib, la società di trasporti belga, 22 marzo 2016. TWITTER +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

Un altro attentato colpisce dritto al cuore dell’Europa

Allerta quattro, di nuovo questa parola, di nuovo quell’atmosfera che abbiamo vissuto in occasione degli attentati del 13 Novembre del 2015 a Parigi. Di nuovo timore e ancora una volta la mancanza di certezze. «Abituiamoci a vivere senza certezze…» tuona l’Ambasciatore italiano a Bruxelles, Grassi, sottolineando anche senza dirlo, che l’Europa è in guerra. A Bruxelles si sapeva che ci sarebbero stati dei nuovi attentati, l’intelligence lo sapeva, tutti temevano nuovi attacchi dopo l’arresto venerdì scorso di Salah Abdeslam, ma ancora una volta siamo stati più lenti di loro ed ancora una volta abbiamo perso dei fratelli, degli amici, degli amanti per colpa di una guerra infame, forse tra le più infami.

La cattura di Abdeslam era stata preceduta da un raid della polizia belga e francese martedì scorso in un appartamento nel quartiere di Forest a Bruxelles. Durante lo scontro a fuoco era morto Mohammed Belkaid, 35 anni, che lo scorso 9 settembre ha attraversato in auto il confine austro ungherese assieme ad Abdeslam e un terzo uomo coinvolto negli attentati di Parigi, Najim Laachraoui. La paura, quindi, torna dopo mesi a Bruxelles, la guerra non è finita, per un uomo catturato decine ne verranno uccise; non solo occidentali, siamo tutti vittime di un mostro senza pietà, che tu sia asiatico o africano, europeo o arabo, questa guerra sembra non risparmiare nessuno.

Occorre una mossa decisa, una presa di posizione da parte degli Stati europei per fare fronte al prossimo attentato, per impedirlo, per arginare i rischi, perché queste ventitré vittime e tutte le precedenti non siano morte invano. Il rischio è quello che come per la scorsa occasione, si parlerà per poco, due, tre o quattro giorni di questo brutale attentato e subito dopo cadrà tutto nel dimenticatoio.

Occorre avere un minimo di umanità per capire che qui non sono morti solo degli europei, giornalmente centinaia di musulmani sono vittime dei sicari dello stato del Daesh ed anche loro sono ugualmente importanti. Non deve indignare quindi il fatto che gli europei debbano combattere questo nemico, tutti siamo chiamati ad intervenire, perché di tutti è la responsabilità di proteggere i nostri cittadini. Solo una forte coesione europea potrà dare un forte supporto alle autorità siriane, libiche, egiziane, irachene e degli altri paesi in cui questi mostri sono più forti, affinché questa macchina della morte non crei più soldati.

Il messaggio di stamane è chiaro, quando gli attentati hanno colpito le due metro più vicine al quartier generale dell’UE: Colpire l’Europa. L’intento non è quello di creare panico, ma è semplice onestà intellettuale, quando ci si vede bersagliati nei punti nevralgici della nostra storia di cittadini europei bisogna difendersi. Si spera dunque che questa sia l’ultima Allerta Quattro, perché non possiamo permetterci altri morti.

redazione