Ultimi dati dalla Protezione Civile, l’epidemia continua ma non dobbiamo fermarci

Undicesimo giorno di quarantena per l’Italia, giorno uno per il resto del mondo. L’Italia intera in quarantena è il più grande ossimoro della storia di questo Paese. Certo una rinuncia difficile da mandare giù dopo che il mondo intero ci ha costretto alla dinamicità nella vita e nei rapporti umani.

Da undici giorni infatti la nostra vita procede come in un continuo slow-motion, scandita da dirette Instagram di Jovanotti alle 14, pasti regolari e il dj set delle 18 sul balcone. Mai come oggi vediamo lontana la prova costume e una voglia irrefrenabile di dolci scandisce ogni ora del giorno e della notte.

Undicesimo giorno di quarantena, dicevamo, ed ennesimo bollettino della protezione civile. I dati sono confusi e vanno interpretati. Gli esperti ci dicono che l’epidemia nel nostro paese è ancora in crescita, ma con gioia guardiamo la colonnina verde dei guariti e i numeri piano piano aumentano. 

Vero è che ormai è difficile la conta dei morti, soprattutto nella zona del nord Italia, la Lombardia in primis, il numero delle vittime fa rabbrividire per la velocità con cui si moltiplica. 

Fonte: Dati Ministero della salute

Sono 35.713 le persone che ad oggi hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (4.207 in più rispetto a ieri); tra queste sono decedute 2.978 (+475) e 4.025 sono guarite (+1.084). 

I casi attualmente positivi sono 12.266 in Lombardia, 3.915 in Emilia-Romagna, 2.953 in Veneto, 2.187 in Piemonte, 1.476 nelle Marche, 1.291 in Toscana, 744 in Liguria, 650 nel Lazio, 423 in Campania (dato relativo al 17 Marzo), 416 in Friuli Venezia Giulia, 436 nella Provincia autonoma di Trento, 366 nella Provincia autonoma di Bolzano, 362 in Puglia, 267 in Sicilia, 249 in Abruzzo, 241 in Umbria, 162 in Valle d’Aosta, 132 in Sardegna, 126 in Calabria, 21 in Molise e 27 in Basilicata.

Fonte: Dipartimento della Protezione civile

I numeri e le percentuali così come riportate dalla Protezione Civile sono abbastanza chiari, il segno + segue tutte le regioni d’Italia, continua a preoccupare la Lombardia e il Veneto nonostante tutto sembra vedere un rallentamento. 

Siamo davvero come la Cina? I dati proposti come abbiamo detto vanno interpretati, ecco che entrano in gioco variabili e decisioni politiche.

Tutto parte dall’esecuzione dei tamponi e quindi al conteggio totale dei casi. In ogni Paese (nonostante le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) i tamponi sono stati eseguiti con direttive diverse a seconda dell’urgenza della situazione. Così in Cina (come in Italia) all’inizio si facevano tamponi ai “sospetti” di contatto con i positivi o a chi arrivava da zone “a rischio”, poi si è passato a farli solo ai casi gravi, che sono però anche quelli più suscettibili a morte e così le percentuali cambiavano e anche i relativi grafici.

L’unico dato che però ci fa riflettere è la Campania, l’unica regione senza un + davanti, oggi infatti il Ministero della salute non ha ricevuto i dati relativi a questa regione. Il Governatore De Luca non si è di certo risparmiato, conosce bene il suo territorio e fin da subito ha mostrato il pugno duro contro chi infrangeva le regole regionali. La Campania è stata la prima regione a chiudersi verso l’esterno, a limitare il trasporto interno e a mettere in zona rossa e quarantena interi piccoli comuni nella provincia di Salerno lì dove i casi si sviluppavano in numero crescente. Questo piglio totalitario del Governatore certo non è stato visto di buon occhio da tutti, eppure ha svelato ad altri la via per limitare le linee di contagio. 

E’ possibile quindi che l’unico vaccino contro il Coronavirus sia la medicina più amara per tutti noi? Restare soli barricati nel nostro territorio, nella nostra regione, nella nostra città con l’unica speranza di non essere contagiati andando a comprare il pane.

Claudia Ruiz