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Premio strega 2021: “L’acqua del lago non è mai dolce” e l’amarezza

“L’acqua del lago non è mai dolce”, sostengono i personaggi di Giulia Caminito. E infatti è amara, torbida, a volte ti attrae con la sua freschezza e sembra promettere meraviglie, nascondere misteri. Invece ti tradisce.

l'acqua del lago non è mai dolce
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La trama

Siamo fra Roma e Anguillara Sabazia, siamo fra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo. Sono gli anni degli sms, di MSN, sono gli anni di Bim Bum Bam, tutte cose che la protagonista è troppo povera per permettersi. Infatti sono gli anni della crisi, della corruzione, di un’assistenza sociale inesistente, dei soldi pubblici spesi in lavori mai terminati.

All’inizio la protagonista sembra la madre: Antonia la Rossa, tenace e piena di valori, che si scava la sua nicchia con le proprie mani e lì sta. Col suo pugno di ferro pretende ciò che è nei suoi diritti dallo Stato, e con molto più successo pretende anche dai suoi figli. Sotto la volontà di una madre simile, Gaia e i suoi fratelli sembrano crescere pallidi come piantine messe a germogliare al buio.

Ma sarà vero? Il tempo passa e Gaia acquisisce personalità: la sua voce narrante ci accompagna in una narrazione a tratti asettica, di chi è resa spettatrice della sua vita e della vita altrui; e poi ecco improvvisi exploit di violenza, perché Gaia non ci sta, Gaia vuole rispetto, Gaia non ha nulla da perdere e morde come un animale messo all’angolo. Gaia vuole riscattarsi: i bei voti, il liceo classico, il fidanzato ricco, la facoltà di filosofia perché lei non finirà subito a lavorare. Ma L’acqua del lago non è mai dolce non è un romanzo di riscatto sociale.

l'acqua del lago non è mai dolce
da flikr

Messaggi nascosti

Ciò che la protagonista strappa alla vita con la violenza, le si ritorce contro con altrettanta violenza. Le tragedie e gli exploit sanguinari di Gaia sembrano non avere conseguenze nella narrazione: subito dopo si passa ad altro. Ma se si legge con attenzione si nota che è un tentativo della protagonista stessa di non pensare a ciò che è successo. E allora tutto si imprime a fuoco nel suo subconscio, ritorna molto più avanti, reclama attenzione e riflessione.

L’acqua del lago non è mai dolce racconta della vita di Gaia, intrappolata nel volere di una madre che piano piano diventa sempre meno forte e invincibile ai suoi occhi, fra zucchero filato, fuochi d’artificio, autoscontri e giostre, l’attentato alle Torri Gemelle e l’auto-oggettificazione che porta alla rovina la vita delle ragazzine, e il lago, il lago d’estate in cui fare il bagno e che (forse?) nasconde un presepe sommerso, ma nessuno lo ha mai visto.

Giulia Caminito ci insegna che spesso i momenti di felicità sono brandelli di carne strappati coi denti dall’osso duro che è la vita: più la felicità sembra facile, sugosa e deliziosa, più è probabile che sia un boccone avvelenato, un sentimento che posa sull’inganno. Mai abbassare la guardia: l’acqua del lago ci sembra dolce perché è una trappola, ed è il momento in cui è più tossica che mai.

Giulia Taccori