Near-Death Experience (NDE) o Esperienza di Pre-Morte: di cosa si parla?

Di cosa si parla?
L’argomento è al tempo stesso semplice e complesso, l’Esperienza Pre-Morte ha da sempre avuto un’enorme importanza spirituale dovuta all’ipotetico contatto con ciò che si trova “dall’altra parte”.

Da un punto di vista fisiopatologico si tratta di una serie di sensazioni vissute in una condizione estrema per l’organismo: la consapevolezza di essere prossimi alla morte.
Ovviamente di questa particolare condizione è impossibile (per ora) ed anti-etico avere prove concrete, escludendo le testimonianze di chi questa esperienza l’ha vissuta, e forse è proprio questo che affascina sia il mondo religioso che quello scientifico.
La situazione può essere riassumibile in questo modo: in seguito ad un grave trauma, ad un arresto cardiocircolatorio, ad una malattia terminale o ad una situazione di coma, la persona coinvolta, qualora superi questa complessità clinica, riferisce visioni ed esperienze ricorrenti, quali una specie di tunnel al termine del quale si trova una fonte luminosa o vedere il proprio corpo sul letto operatorio mentre chirurghi ed infermieri sono intenti nel lavoro o ancora vedere i propri cari piangere al capezzale di un uomo che riconoscono come se stessi.
C’è molto materiale su cui lavorare in una situazione che potrebbe essere giudicata al limite del paranormale e chi meglio interpellare in tal senso se non l’ente predisposto in tal senso?
Un articolo pubblicato sul sito del CICAP rende in modo piuttosto semplice l’idea:

Cosa accade nei soggetti che raggiungono la soglia della morte a causa di un incidente o di una malattia e che fortunatamente riescono a tornare? L’esperienza di pre-morte (Near-Death Experience) è una sensazione particolarmente intensa e carica di emozioni che alcuni soggetti vivono nel momento in cui sentono di essere in prossimità della morte. Tale sensazione è accompagnata da visioni in genere costituite da una luce in fondo a un tunnel, sensazioni di benessere e soprattutto dalla l’impressione di abbandonare il proprio corpo e di osservarlo da un’altra prospettiva. Alcuni pazienti, usciti da una situazione di coma, affermano di avere osservato sé stessi da un angolo della sala di ospedale mentre i medici operavano su di loro; altri raccontano di avere visto il proprio corpo giacente per terra mentre veniva soccorso dopo esser stati coinvolti in un incidente automobilistico.
Questa esperienza rappresenta per molti una delle prove dell’esistenza sia di un’anima in grado di rendersi autonoma, che di un al di là verso il quale quest’anima cerca di dirigersi.
Cosa accade realmente a queste persone? Vi sono esperienze simili in situazioni diverse da quelle in prossimità della morte che ne possano spiegare la fisiologia?
Situazioni del tutto simili a quelle appena descritte sono riportate in numerose altre occasioni e spiegabili mediante i normali processi neurofisiologici e psicologici. La visione del tunnel, per esempio, è prodotta da un naturale meccanismo neuropatologico in cui viene a trovarsi il cervello dopo un minor apporto di ossigeno, come può accadere in un trauma cranico, che inibisce l’attività delle cellule nervose; ne consegue quindi un restringimento del campo visivo dando così la sensazione di vedere attraverso un tunnel.
Anche la sensazione di abbandonare il proprio corpo e vedere quest’ultimo da un’altra prospettiva (autoscopia) non è un’esclusiva dell’esperienza di pre-morte. Situazioni identiche vengono descritte da diversi soggetti ogni qual volta si trovano in particolari stati di affaticamento o in situazioni altamente emotive. Tale meccanismo è noto in psicopatologia come “depersonalizzazione somatopsichica” e appartiene alla sfera dei disturbi dissociativi. In situazioni di grande stress emotivo – un incidente stradale, la prossimità di un’operazione chirurgica, il timore immediato di dover morire o addirittura una brutta notizia – un individuo può allucinre il proprio corpo come se si trovasse in un’altra zona e viverlo come distaccato da sé, proprio per alleviare l’angoscia di quella situazione. La credenza in una vita oltre la morte fa sì che il soggetto, una volta tornato in sé, ricostruisca il suo ricordo aggiungendo involontariamente elementi e immagini che appartengono esclusivamente alla sua fantasia. Pur essendo straordinariamente suggestiva, l’NDE sembra dunque appartenere a quelle esperienze ritenute insolite dai più ma inquadrabili nell’ambito dei naturali processi psicofisiologici.

L’aspetto particolare che mi ha affascinato durante la lettura dell’articolo è quello che riguarda la “Depersonalizzazione somatopsichica” ed ho subito cercato di approfondire l’argomento con una ricerca attendibile, ma quello che mi aspettavo come un risultato relativamente semplice da trovare, ha prodotto una conclusione meno soddisfacente del previsto: all’interno del vocabolario controllato di PubMed non esiste un termine che includa questo concetto, l’alternativa è stata quella di cercare all’interno dell’immenso database medico-scientifico la traduzione letterale italiano – inglese sotto forma di termini liberi e… Sorpresa!

Niente di niente.

redazione