Simona Carella, classe 2003, è una giovanissima cantautrice romana con le idee molto chiare. Ha recentemente pubblicato il suo singolo “Antartide”, un brano che all’apparenza può sembrare glaciale ma che in realtà racchiude tutta la sensibilità dell’artista. Per Simona la musica è infatti il suo modo di esprimere le sue emozioni e mostrare i suoi sentimenti. Sensibilità ed empatia connotano la sua scrittura e “Antartide” è il primo tassello del nuovo capitolo della sua carriera artistica. Lei stessa ha definito questo brano come l’antipasto, siete dunque pronti a scoprire tutto il menù? Non perdetevi questa intervista dunque.
Ciao Simona, benvenuta su Socialup. Se dovessi descriverti con tre parole ai nostri lettori, quali sceglieresti? E perché?
Tre aggettivi? Empatica, testarda, sognatrice. Vivo le emozioni degli altri come fossero le mie, sono una spugna: l’empatia è una spinta nella scrittura e nella musica. Testarda lo sono sempre stata, portare avanti un proprio ideale e difenderlo è molto importante: da piccola i miei genitori mi dicevano ‘sei di coccio’. Sognatrice? Perché è la cosa più bella del mondo, e poi perché se ci credi davvero con la testa e con le azioni, i sogni si avverano.
Come ti sei avvicinata al mondo della musica? Raccontaci un po’ il tuo passato
A tre anni cantavo Gianna Nannini, ero fissata con ‘Sei nell’anima’, la sapevo tutta a memoria. E poi non mi staccavo mai dalla tv e ballavo sui i miei ‘idoli’, al tempo, Miley Cyrus, Demi Lovato e Brenda Asnicar. I miei genitori, lungimiranti, mi spingevano ad iscrivermi ad una scuola di canto e danza, dove ho iniziato a 9 anni. Poi non ho mai smesso, e ce ne sono state di ‘evoluzioni’: dai piccoli palchi della provincia a cantare cover, a fare esperienze in studio, fino ad ora con un team alle spalle che crede in me, pubblicando i miei brani da cantautrice
Parliamo ora di presente, il tuo nuovo singolo si intitola “Antartide”, come nasce questo brano?
Questo è un brano ispirato. Viene dal dolore, dalla vicinanza, dalla speranza. Nasce da una mia esperienza personale, che però abbiamo vissuto un po’ tutti. Perdere una persona cara non è facile, e quando sei tu a dover consolare qualcuno, vivi quel ruolo molto delicato dello ‘stare accanto’. Sei quell’unica fonte di calore che fa sciogliere il cuore di ghiaccio di chi soffre: ho visto l’Antartide dentro diverse persone.
Se dovessi descriverlo con un colore, quale sceglieresti? Perché?
Che bella domanda: probabilmente l’azzurro chiaro, come le lacrime di cui parlo nel ritornello del brano. E’ un colore a tutti gli effetti ma tende al trasparente. Che poi è anche il colore del ghiaccio.
Dopo “Antartide”, dove ci porterai musicalmente parlando?
“Antartide” è solo l’antipasto: rappresenta il punto di partenza di un mondo musicale a cui mi sono avvicinata ultimamente, grazie alle collaborazioni di scrittura e di produzione. Continuerò su questo sound newpop abbinato ad una scrittura Pop/Indie. Curiosi?