Ministro Azzolina: “La scuola riaprirà quando ci saranno i requisiti; Maturità escludiamo il 6 politico”

Non si tornerà in classe il 3 aprile. Lo aveva anticipato il premier Giuseppe Conte poche ore fa e poi è arrivata la conferma della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, la quale ha aggiunto che al momento “non è possibile fornire una data per l’apertura delle scuole, tutto dipende dall’evoluzione dei prossimi giorni dello scenario epidemiologico”. 

Si aprono quindi nuovi scenari problematici per questo anno scolastico 2019/2020. Molte insegnanti di tutti gli ordini e gradi mostrano difficoltà a tenere il passo con le classi online. E’ ben noto che il nostro Paese non brilla per turnover del corpo docenti degli istituti; negli ultimi anni nonostante le numerose proposte e pressioni delle case editrici le insegnanti hanno sempre mostrato una certa reticenza nell’uso delle nuove tecnologie ampiamente utilizzati nel paesi del nord europa. 

La Ministra Azzolina in un’interrogazione alla camera ieri ha dichiarato che i dati sulla scuola online sono comunque confortanti, “Le videolezioni sono una scelta obbligata, non abbiamo alternative, tuttavia sono stati raggiunti 6,7 milioni di studenti”. Tra registro elettronico e nuove piattaforme, il 67 per cento delle scuole si è impegnato e il 48 per cento, secondo le indicazioni dell’Istruzione, ha fatto un collegio docenti online.

Resta l’annoso problema dell’esame di maturità il ministro ha dichiarato in merito che “serio” ed ha escluso il “6 politico”. Ha anche escluso al momento che l’anno scolastico venga prolungato: “se la didattica a distanza funziona, non abbiamo motivo di allungarlo, sarebbe offendere chi sta facendo tanto in queste settimane”. Proprio sulla didattica a distanza il ministero ha attivato un monitoraggio i cui esiti parziali al momento sono buoni “e se certo non è il migliore dei mondi possibili, l’alternativa in questo momento sarebbe incrociare le braccia e questo non lo permetterò mai”, ha chiarito Azzolina. Gli studenti tuttavia rimangono perplessi e preoccupati.

“Al momento non sappiamo ancora cosa ci aspetterà a fine anno né che forma prenderà l’esame di Stato – dice Federico Allegretti, coordinatore della Rete studentesca – urge chiarezza sulle modalità di svolgimento delle prove”. I ragazzi chiedono che le commissioni per la maturità siano interne, con un solo membro esterno; che la seconda prova sia sostituita da una tesina orale e che i test Invalsi e l’alternanza scuola lavoro non siano requisito d’accesso per l’esame di Stato.

Claudia Ruiz