Matricole insoddisfatte, solo 4 studenti su 10 si sentono ben accolti dagli atenei

Se per una parte degli studenti italiani il tanto agognato arrivo all’università è un vero e proprio sogno che si realizza, per molti altri rappresenta lo scontro con una barriera che rende difficoltoso il percorso formativo. Tra l’accesso a numero chiuso in alcuni Dipartimenti, che demoralizza e costringe gli studenti a ripiegare su carriere a cui non aspirano, ad una formazione universitaria lontana da modo in cui i ragazzi hanno vissuto fino a quel momento lo studio.

Per molte matricole, infatti, il primo mese all’università è un salto enorme e impegnativo nella vita adulta: devono adattarsi a nuovi metodi di insegnamento, allo studio autonomo e alla necessità di saper gestire il carico di lavoro. Per chi ha lasciato la casa dei genitori, c’è anche il problema di farsi nuovi amici, imparare a gestire il budget, cucinare e fare il bucato. 

A queste numerose problematiche si aggiunge lo scarso livello d’accoglienza degli atenei certificato dal corpo studentesco: basti pensare che solo il 39% delle matricole dello Stivale ammette di essere soddisfatto, dato che le pone all’ultimo posto di questa speciale classifica. Al primo posto svettano per distacco gli studenti cinesi (84%), estremamente soddisfatti di come la propria università li abbia accolti nei loro primi giorni da matricole, seguiti da inglesi (56%), indiani (52%), statunitensi (51%) e spagnoli, fermi al 45%.

È quanto emerge dalla recente indagine sugli stili di vita universitari condotta a livello mondiale da Sodexo intervistando oltre 4000 studenti provenienti da Italia, Cina, Stati Uniti, Spagna, Regno Unito e India per scoprire, tra i diversi aspetti analizzati, qual è il livello di soddisfazione degli studenti italiani rispetto all’accoglienza delle matricole.

“Un alto profilo accademico contribuisce ad attrarre le matricole verso un determinato ateneo, ma affinché il percorso intrapreso si riveli fruttuoso è fondamentale che gli studenti percepiscano l’attenzione rivolta ai loro bisogni e si sentano accolti – spiega Franco Bruschi, Head of Schools & Universities Segment Med Region di Sodexo – Ad esempio, per favorire l’inserimento degli studenti fuori sede, che vivono maggiormente la difficoltà di interfacciarsi con un ambiente estraneo, il tema dell’ospitalità assume un ruolo primario”.   

Il nodo cruciale dell’insoddisfazione si sviluppa anche attorno all’alto costo dell’Università. Oggi studiare sembra più un’esperienza da ricchi, che un’opportunità per tutti di migliorarsi. Il rapporto qualità-prezzo è sempre più deficitario negli atenei italiani: “Se si parla di rapporto qualità-prezzo, i nostri studenti non possono che gioire – spiega il prof. Paolo Cherubini, prorettore vicario dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca – Da quest’anno abbiamo innalzato la no tax area a 21mila euro di ISEE, nonostante la legge preveda una soglia di 13mila, e fino a ISEE di circa 50mila euro siamo uno degli atenei con le tasse più basse d’Italia, a confronto di un livello di qualità didattica molto elevato”.

Quando comincerà il nostro Paese a interessarsi all’istruzione e non ad ostacolarla?

Claudia Ruiz