L’IKEA di Catania blocca l’ingresso a un bimbo di 7 anni con una grave sindrome neurologica perchè senza mascherina nonostante la legge lo consenta

Prudenza sì, ma senza cadere nelle cattiverie gratuite, un bambino di 7 anni affetto dalla Sindrome di Angelman, i soggetti affetti da questa patologia hanno un grave ritardo cognitivo, si fermano ai 3 anni di età mentale, non parlano, hanno problemi epilettici e rientrano tra quelli non obbligati all’uso della mascherina.

Il bambino all’ingresso dell’IKEA di Catania, è stato fermato insieme ai suoi genitori, in visita al negozio per trascorrere un sereno pomeriggio, perchè non indossava la mascherina protettiva. “Questa storia deve essere raccontata affinché non accada più niente del genere”, dice Manuela Cirvilleri, mamma del bambino. È ancora arrabbiata quando risponde al telefono: “lo trovo davvero ingiusto“. Il suo bimbo, di sette anni, è affetto da una sindrome rara, la sindrome di Angelman. “Premetto che Ikea per me è un posto in cui mi rilasso – dice Cirvilleri – per questo assieme a mio marito Piero abbiamo deciso di fare questa passeggiata con nostro figlio, sabato scorso arriviamo all’ingresso, ci misurano la temperatura, poi ci bloccano. Nostro figlio è seduto su un passeggino posturale, porta una bandana al collo perché soffre di scialorrea e quindi sbava, tengo a precisare i dettagli perché chi ci ha fermato indugiava molto con lo sguardo sul bambino, abbiamo capito che hanno fatto caso a questo dettaglio”. Alla coppia viene chiesto di aspettare che scenda un dirigente. “Quando scende si avvicina a noi, rammaricato, e ci dice che non possiamo entrare perché il bambino non ha la mascherina, io rispondo che la legge lo consente ma non vuole sentire ragioni, così ce ne andiamo e io li informo che avrei fatto una diretta sulla mia pagina Facebook dove denunciavo l’accaduto”. Manuela Cirvilleri – che ha anche creato l’associazione Comunicare e vita che si occupa del diritto alla comunicazione dei disabili – fa la diretta, ma dopo otto minuti le oscurano il profilo: “Facebook mi scrive “attenzione abbiamo bloccato il profilo per tutelare i tuoi dati in quanto ci risulta  errata la tua data di nascita“, ma non era vero. Rimando i documenti in modo da riattivare il profilo subito ma ad oggi è ancora oscurato, così faccio un’altra diretta stavolta su Instagram dove denuncio anche quest’altra cosa”. 

Il giorno dopo la mail di scuse di Ikea: “Ci dispiace moltissimo sapere che per lei la soluzione da noi auspicata non fosse conforme alle sue aspettative e pertanto ci piacerebbe confrontarci per capire come poterne trovare una insieme – si legge nella mail firmata da Alessandro Aquilio, addetto alla comunicazione italiana di Ikea – Ci hanno comunicato che il suo profilo Facebook sarebbe stato bannato, ci teniamo a dichiararle la nostra estraneità. Per questo abbiamo cercato un altro canale per raggiungerla. Ci piacerebbe poterla ascoltare per chiarire tutto”. “Certo che li contatterò – aggiunge la mamma – ma il mio desiderio è che una cosa del genere non accada mai più”.  

La multinazionale invia poi questa nota: “Per IKEA Italia la tutela della salute dei nostri co-worker e clienti rappresenta una priorità. Per questa ragione, alla riapertura dei nostri store dopo il lockdown e in considerazione dell’inizio di una nuova fase dell’emergenza sanitaria, abbiamo deciso di adottare delle regole di accesso particolarmente stringenti, consentendo l’ingresso solo a chi indossasse la mascherina. Per venire incontro alle necessità di tutti quei clienti che non possono indossare la mascherina, IKEA ha messo a disposizione in negozio un supporto dedicato per consentire di effettuare i propri acquisti, proponendo di aiutarli a fare l’ordine e l’eventuale acquisto online, di preparare per loro conto il carrello e di attivare il servizio di progettazione da remoto. Nel caso specifico, anche alla signora Cirvilleri sono stati offerti questi servizi alternativi ma ha ritenuto di non utilizzarli”.
“Questo tipo di gestione – continua Ikea – delle persone senza mascherina, con l’offerta di un servizio alternativo, è stata fatta in assoluta buona fede e con l’obiettivo di tutelare la salute di tutti all’interno dei nostri negozi, soprattutto di chi vive situazioni di particolare fragilità. Siamo profondamente rammaricati che la signora si sia sentita esclusa e per questo già nei giorni scorsi abbiamo preso contatti con lei per confrontarci, ascoltare le sue ragioni, spiegarle le nostre e capire come trovare insieme una soluzione per necessità come le sue. In linea con la nostra cultura aziendale, che si fonda sull’inclusione, sul dialogo e sulla volontà di trovare sempre delle soluzioni, abbiamo aperto un confronto con terze parti quali associazioni e aziende, ascoltato i nostri clienti e tenuto conto degli input di tutte le persone coinvolte.  Questo confronto ci ha permesso di elaborare nuove soluzioni, come la possibilità di utilizzare la visiera invece della mascherina e quella di prenotare un appuntamento online e di essere supportati da un co-worker che possa fornire un aiuto dedicato nell’esperienza d’acquisto. Rimarrà inoltre la possibilità di usufruire dei servizi già inizialmente previsti. Qualora nessuna di queste soluzioni fosse adeguata alle esigenze specifiche, le persone che come previsto dal DPCM del 17 maggio 2020 non possono indossare la mascherina potranno entrare nei nostri store senza indossarla. I nostri store sono sempre stati luoghi aperti, sicuri e accoglienti e anche in questa fase così delicata siamo determinati a mantenere le nostre porte aperte per chiunque voglia venire a trovarci”.

Alessandra Filippello