“La China”, boss di un cartello della droga: è accusata di 150 omicidi

Melissa Calderon, soprannominata La China è stata arrestata sabato 19 settembre all’aeroporto Cabo San Luca, mentre era in procinto di volar via. Ora è detenuta nella prigione di La Paz, e nel 2016 affronterà il processo che la vedrà accusata di circa 150 omicidi.

Una killer spietata come viene descritta dal suo amante Pedro El Chino Gomez che l’ha fatta arrestare non sopportando più tale violenza, si è costituito e ha rivelato alle autorità il suo nascondiglio in cui sono stati ritrovati alcuni resti delle sue vittime.

La sua carriera criminale inizia nel 2005, quando entrò a far parte di un gruppo affiliato al cartello del Sinaloa, una delle più potenti organizzazioni criminali dedite al narcotraffico. Grazie alla sua fermezza e crudeltà nel 2008 diventa il capo di un cartello che domina le città di La Paz e Cabo San Lucas, nella regione di Baja California Sur. Il suo modus operandi era quello di rapire, torturare, smembrare i corpi dei suoi rivali e lasciarli davanti alle case dei cari della vittima.

Nel 2015 le è stato chiesto di abbandonare il comando per lasciare il posto a un vecchio esponente del cartello appena uscito di prigione Abel Quintero, lei ha risposto formando un proprio cartello e scatenando una sanguinaria guerra tra bande: prima toccò a tale El Tyson, a cui Melissa fece amputare gli avambracci prima di ucciderlo, e poi alla fidanzata di El Tocho. Rapita, torturata per estorcerle informazioni e infine uccisa.

Fiera di essere una potente e spietata leader di un cartello manifestava

redazione