Intervista agli Amò: “In Caviale i brani trattano del tema dell’accettazione”

Il primo Ep degli Amò si intitola “Caviale” ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali, distribuito da Artist First e prodotto dall’agenzia di produzione discografica capitanata da Pier Colone & Raffaele Vinaccia  (AMÒ) e dal produttore Alberto Cari.

Amò nasce nelle strade di Roma, nelle linee metropolitane e negli impianti audio dei locali dei quartieri  notturni. Due amici che scrivono nelle loro camere durante le pause pranzo strappate al lavoro. Note di telefoni strapiene di versi che scalpitano di uscire per tornare negli impianti audio da cui provengono le vibrazioni che li ispirano. In occasione dell’uscita di “Caviale”, li abbiamo intervistati.

Bevenuti a Social Up, ragazzi! Quando sono nati gli Amò?  

Ciao a tutte le lettrici ed i lettori di Social Up, innanzitutto ci teniamo moltissimo a ringraziarvi dell’interesse che continuamente manifestate nei nostri confronti (come potete notare siamo molto attivi sui social e vi seguiamo assiduamente).

Gli AMÒ sono nati ufficialmente con la pubblicazione del nostro primo singolo completamente autoprodotto “Stellare” nell’aprile del 2020 (quasi un anno fa), ma la strada che ci ha portati a prendere questa direzione è iniziata molti anni prima. Come molti sanno, noi lavoriamo insieme nella musica da otto anni, nel nostro percorso abbiamo curato le produzioni di molti artisti “importanti” che hanno ricevuto molte onorificenze ma abbiamo sentito forte l’esigenza di uscire con qualcosa che fosse puro e nostro e che parlasse delle esperienze che insieme abbiamo vissuto negli ultimi anni.

 

Perché avete deciso di chiamarvi così per il vostro percorso musicale?  

La scelta del nome è stata immediata, non pensata e spontanea come nostro solito fare, non c’è un vero aneddoto alla base, volevamo che fosse qualcosa che comunicasse immediatamente spontaneità, semplicità e il nostro piglio amichevole.

Da lì, pero si può notare anche il sunto della nostra “filosofia” per cui  una cosa profonda ed infinita come l’amore mantenga il suo preziosissimo connotato anche se ne accorci la parola : AMÒ.

Per questo motivo diciamo sempre che “l’amore è amore amò”, per noi quella storia della banconota da 50 euro che, seppur stropicciata, mantiene sempre il suo valore è un mantra.

Il vostro primo Ep è “Caviale”. Quali sono state le esigenze comunicative ed espressive sottese alla realizzazione del disco?  

Con Caviale non volevamo fare qualcosa che cercasse consensi, seppure sarebbe stata una scelta del tutto conforme al nostro percorso appena nato, noi pero amiamo guardarci indietro e, sapendo che stava per passare un anno dalla nostra prima pubblicazione, volevamo lasciare un bigliettino nelle mani delle persone che, in quel periodo, hanno iniziato a seguirci e a volerci bene…abbiamo un rapporto strettissimo con ognuno dei nostri “seguaci” che riteniamo amici, di e da tutta Italia, per loro questa raccolta e tutto quello che ne verrà.

Con Caviale, poi, volevamo lanciare un messaggio, volevamo fare sì un gesto “speciale”, ma anche prendere le difese di quelle persone che lottano contro l’infelicità, soprattutto i giovani, il filo rosso che lega i brani dell’ep è l’accettazione, il guardare il bicchiere mezzo pieno nonostante le reali difficoltà di questa vita ed anche un invito ad ascoltare gli artisti che nelle canzoni ci mettono del significato oltre che le solite parole acchiappa play (che non disdegnano ma che a volte ci stufano).

Come avviene il processo di scrittura di una vostra canzone? 

Questa è una domanda da un milione di euro!

Non c’è una formula fissa, o meglio, quando troviamo una formula che funzioni allora è il momento di cambiarla per non correre il rischio di scrivere cose troppo uguali fra loro.

Riguardo a “Caviale EP’ abbiamo proceduto in maniera classica, uno dei due portava in studio delle idee ‘canovaccio’ pronte per la fase di pre produzione che avveniva insieme al nostro produttore Alberto Cari; dopodichè tutte le linee e i testi che uscivano fuori passavano al setaccio della fruizione: Suo funzionare? Comunica ciò che vogliamo? E se si, comunica ciò che vogliamo in una chiave AMÒ?

Da questa lunga fase passavamo ad una fase di post produzione abbastanza leggera, proprio perché abbiamo lavorato abbondantemente le pre lasciavamo  alle registrazioni solo la sentenza del ‘mi piace o no’.

In generale, però, non ci basiamo tanto sulle frasi e linee melodiche quanto sui ‘mood’, molte volte ci concentriamo a visualizzare un universo emotivo da trasformare in suono, per fare ciò ascoltiamo una considerevole mole di produzioni, sia italiane (soprattutto) che straniere (per quanto riguarda il sound) ma ci teniamo a fare delle proposte che mantengano un sound ‘italiano’, anzi, vorremmo scrivere canzoni che possano essere considerate come una proposta italiana alla musica estera, crediamo che molte volte gli artisti italiani guardino all’estero per emulare e portare in Italia anziché scaturire delle idee autoctone da esportare fuori, sarebbe molto più costruttivo per tutti noi; è difficilissimo ma ci si prova!

Quanto conta per fare musica essere amici, come nel vostro caso?  

Tante volte ci facciamo questa domanda e per separare l’universo d’amicizia da quello dell’arte facciamo delle lunghissime chiacchierate che somigliano a delle sedute di psicanalisi. Può sembrare inopportuno, ma riteniamo sia molto importante se non fondamentale parlare e buttare in mezzo le pulsioni personali che vogliamo far confluire nella persona non fisica AMÒ. Siamo persone molto differenti, ognuno con il suo carattere e le sue potenzialità che concorrono a rendere figo il nostro marchio. Per rendere plausibile tutto ciò abbiamo bisogno di molti confronti anche duri che non devono in nessun modo minare il percorso di amicizia che ci accomuna al di fuori della musica.

Con AMÒ siamo due piatti della stessa bilancia, due voci nella stessa testa, nella vita di tutti i giorni siamo individui molto differenti che lavorano nella musica come autori, insegnanti e produttori in maniera diversa.

Siete all’inizio del vostro percorso musicale, pensate mai di poter partecipare ad un talent o al Festival di Sanremo?  

Questo non è del tutto vero, noi lavoriamo con la musica: insegnandola, producendola, registrandola e scrivendola già da molti anni. Negli anni abbiamo partecipato ai talent come professionisti che affiancavano gli artisti o come produttori, a volte ci è stato proposto di partecipare anche in formazioni artistiche di cui facevamo parte entrambi ma non è andata bene, per fortuna. Riteniamo di essere troppo consapevoli per entrare a far parte, come artisti, di show televisivi del genere, ‘ci stiamo troppo dentro’ e conosciamo troppo bene le dinamiche, ci vedremmo bene ad X FACTOR, come giudici un giorno, chissà!

Sfruttando il titolo del vostro disco, cosa dovrebbe essere considerato oggi “Caviale” per voi?  

Le buone maniere, l’istruzione, l’amore e la cultura.

L’appiattimento verso il basso di questa epoca ci spaventa, il ritenere le persone informate ‘elitarie’ è pericoloso, il considerare ‘geni’ artisti che inveiscono ci fa sorridere e sappiamo che non potrà durare per sempre (magari per moltissimo) ma non per sempre.

Per cui noi continuiamo a coltivare con tenacia il nostro piccolo orticello di buon karma e a mettere a servizio espedienti pop alla nostra filosofia di vita e se ci sarà pubblico per noi saremo già con le braccia spalancate ad aspettarlo, siamo qui!

Sandy Sciuto