Intervista ad Ainè: a Milano l'italian soul di Arnaldo Santoro

Giovane cantautore dal sound sofisticato, originale e inedito in Italia, frutto di una ricerca continua e sperimentale sul ritmo e sul rapporto tra voce e musica, Arnaldo Santoro, in arte Ainè, è uno degli esponenti del nu Soul,  il nuovo soul italiano

Noi di Social up abbiamo potuto sentirlo dal vivo, assieme a Dario Panza e Seby Burgio e intervistarlo durante il suo concerto all’Ostello Bello di Milano. 

Classe 91. Leggendo la tua bio stupisce lo studio musicale che hai alle spalle, nonostante la tua giovane età. Hai studiato prima al college di musica “Saint Luiss di Roma ”, poi all’Accademia di Musica a Roma. Successivamente ti sei trasferito a Los Angeles frequentando la prestigiosa Venice Voice Accademy. Cosa puoi dirci della tua formazione e di queste esperienze? Cosa ha rappresentato Los Angeles?

Credo siano stati fondamentali per la mia crescita musicale. Soprattutto perché credo che non si debba rimanere soltanto nel proprio habitat (per me Roma e l’Italia); bisogna uscire, scoprire e stare in giro il più possibile. Stare a Los Angeles e a New York è stato davvero importante. Lo consiglio a chiunque voglia cimentarsi in questo lavoro: andare oltreoceano fa davvero bene e offre stimoli importanti.

Il singolo “Ormai” e poi il primo disco. Parliamo di “Generation one”, un album sofisticato, elegante e avvolgente come la tua musica. Cosa puoi dirci di questo disco. Quale è il concept? Quali sonorità possiamo trovare al suo interno? 

Generation one” è il primo album che ho scritto ed è un po’ la mia essenza, ovvero quella del jazz, del soul, dell’hip-pop e così sarà anche da adesso in poi. “Niente di me” è stato un album diverso dai precedenti, perché avevo voglia di sperimentare e di fare cose diverse, ma adesso sento di dover ritornare alle mie origini, a quello che sono, è questo quello che farò in “Back to One“.

Nel brano Universo (dall’omonimo Ep) la tua musica si mostra orientata verso l’onirico e la dimensione del sogno (come sottolinea anche il videoclip del brano). Cosa rappresenta per te il sogno? Come trovi l’ispirazione per i tuoi pezzi?

Per me i sogni rappresentano innanzitutto la curiosità verso ciò che è diverso, perché nei sogni fai cose che nella vita reale non sei in grado di trovare altrove, oppure ti confronti con cose che non esistono davvero. Più che sognare mentre dormo, in realtà, sogno ad occhi aperti, mentre cammino per strada e vivo la realtà di ogni giorno. In particolare il mio sogno più grande è la musica, che coltivo quotidianamente, sperimentando e ricercando nuove forme.

La tua musica è stata spesso inserita nella corrente nusoul. Ti riconosci in questa categoria? Quali sono le forme musicali che più ti rappresentano e i tuoi riferimenti?

La mia essenza è quella, non si scappa, il soul, l’hip-pop, la black music, tutti i nuovi della scena: da Daniel Caesar, Anderson Paak, Mac Miller, Masego, per dirne alcuni. Poi ascolto musica di vario genere, in linea con quegli artisti in cui mi ritrovo, che mi piacciono. Tutto il filone di Ghemon, Willie PeyoteShorty, tutti loro sono amici e colleghi e quindi con loro riesco a condividere questo amore per la musica Soul.

Diverse collaborazioni nei tuoi album, da Cammariere, a Ghemon per dirne alcune. Cosa pensi del fare musica insieme ad altri artisti?

Credo che sia arricchente e bello far musica con gli altri, un po’ come quando fai l’amore. Bisogna essere almeno in due. E’ bello secondo me avere diverse sonorità e riuscirsi ad interfacciare con altre realtà e con altre persone diverse da te. Io sono molto curioso e aperto a fare musica insieme agli altri. Oggi molti artisti sono chiusi. Io non condivido questa idea. La storia non insegna così. Io penso che se non fossero stati insieme,  per esempio Questlove, o Common non sarebbe nata la musica che poi si è sviluppata. Credo quindi che la condivisione sia fondamentale.L'immagine può contenere: una o più persone, persone sedute e spazio al chiuso

Come pensi sia la salute del soul e del jazz in Italia? Cosa ne pensi, invece, della trap?

Il jazz c’è sempre stato in Italia, con molte sfaccettature al suo interno. Il soul e l’hip-pop stanno prendendo sempre più piede. Io ho cominciato  a fare questa musica cinque anni fa. Adesso vedo che molti autori stanno provando questo tipo di musica e sono davvero contento insomma di averla portata e rappresentata qui in Italia, assieme ad altri colleghi, attraverso la lingua italiana. Per quanto riguarda la trap, a me piace la musica fatta bene, quindi la buona trap, di qualità, ci sta. Non mi piace la brutta musica. Anche il soul fatto male non mi piace.

Quali saranno i tuoi prossimi progetti?  

Il disco nuovo che è in fase di pre-produzione e poi il prossimo tour. Ho grande voglia di suonare insieme ai ragazzi della band. Poi adesso ho iniziato anche ad insegnare in Accademia a Roma e questa per me è una cosa molto bella. Ho iniziato un corso di hip-pop e soul ed è la prima volta che ci sono corsi di questo genere, improntati su questo modo di fare musica. Spero di portare questo progetto in giro per l’Italia e di sensibilizzare le persone su questi generi musicali.

Francesco Bellia