Intervista a Pier Cortese: “Ogni tappa di questo disco è un distillato scelto e vissuto”

Il cantautore, musicista e produttore romano festeggia la recentissima pubblicazione con una prima manciata di date indoor in programma dal 25 novembre in alcune città italiane: speciali appuntamenti dal vivo che lo vedranno presentare al pubblico i brani del nuovo lavoro discografico, uscito il 5 novembre per l’etichetta FioriRari.

Artista poliedrico e versatile, Pier Cortese in venti anni di carriera ha attraversato la scena musicale contemporanea in molti modi: dalla partecipazione al Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte nel 2007 con il brano “Non ho tempo”, alla composizione di colonne sonore, fino alla prolifica attività di autore e produttore artistico che lo ha portato a collaborare con personaggi del calibro di Fabrizio Moro, Marco Mengoni, Simone Cristicchi, Mondo Marcio e molti altri. Tra le firme più recenti e importanti, quella di co-produttore dell’ultimo disco di Niccolò Fabi, “Tradizione e Tradimento”, che Pier Cortese ha anche accompagnato come membro della sua band durante l’ultimo tour estivo.

È uscito il 5 novembre il tuo nuovo album “Come siamo arrivati fin qui“. Come è nato?

È nato dalla vita, dagli incontri, dai cambiamenti, dai viaggi, dalle paure, dalle emozioni  e dalle sensazioni che ho vissuto e raccolto in questi lunghi 12 anni.

La narrazione musicale sembra attingere a nuove sperimentazioni, in che modo si lega ai tuoi lavori precedenti?

Si in effetti c’ è stata anche una ricerca sonora personale, figlia di collaborazioni artistiche, produzioni e progetti paralleli  che hanno acceso nuovi entusiasmi e arricchito il mio percorso . Ho sempre avuto la predisposizione e l’attitudine alla cura del suono da accompagnare a una parola o ad una immagine. In quest’ultimo lavoro direi che ha trovato il suo spazio e approfondimento ideale.

C’è una traccia dell’album che preferisci o alla quale sei più legato?

Non vorrei sembrare retorico ma davvero  faccio fatica a scegliere una canzone perché è come se dovessi strappare  una pagina da un libro dove  l’equilibrio emotivo di quello che c è prima e dopo è troppo determinante. Ogni tappa e ogni traccia di questo disco è un distillato scelto e vissuto che ha superato il tempo e il mio feroce senso autocritico.

Stai ricominciando ad esibirti live, come è tornare finalmente sul palco con il tuo pubblico dopo lo stop forzato dalla pandemia?

Il contatto con il palco il pubblico, l’istinto, l’imprevisto, sono il vero centro di questo mestiere. Portiamo uno spettacolo uditivo e visivo, insieme ai miei compagni di viaggio Emanuele Colandrea e Fabio Giandon, dove ci si può immergere per quasi due ore in un’atmosfera speciale.

Hai collaborato con artisti come Moro e Mengoni e in particolare Niccolò Fabi (di Fabi hai firmato la coproduzione del suo ultimo disco). Con chi si è instaurata un’affinità più forte?

Con Fabrizio e Niccolò siamo anche amici e non è un caso, ci siamo scelti tante volte in questi anni e soprattutto condividiamo anche molte altre cose. Tuttavia tutte le collaborazioni mi hanno dato tanto in termini musicali e umani.

Prevedi altre collaborazioni? C’è qualcuno con cui ti piacerebbe lavorare?

Se posso sparare alto mi piacerebbe tantissimo collaborare un giorno con James Blake… D’altronde nella musica il sogno è parte fondamentale.

Continuerai a portare il tuo nuovo lavoro in giro, ci sono altri progetti in cantiere?

Si speriamo ci siano le possibilità per suonare. Della musica, la cultura, il cinema il teatro ne abbiamo tutti un grande bisogno. Io sto lavorando anche ad altro che a breve svelerò.

Che ne pensi del cast di Sanremo di quest’anno? Lo guarderai?

Si certo che lo guarderò, è un cast molto variegato come da tradizione. Il mio supporto e la mia stima a prescindere è per Giovanni Truppi.

 

Sharon Santarelli