Intervista a NAT: “Il rap è stata una scelta naturale”

Venerdì 23 aprile il giovane e promettente artista NAT ha rilasciato  il nuovo singolo “Una festa di Hollywood”.

Cresciuto immerso nell’immaginario rock grazie alla passione del padre, che lo porta ad ascoltare musica di qualunque genere, Nat sviluppa sin da bambino un rapporto speciale con questa forma d’arte. L’adolescenza è segnata dal rock, dal pop-punk, da gruppi storici e non, con i primi tentativi di registrazione e le prime cover band. Le influenze musicali passate si amalgamano al nuovo stile di scrittura, dando vita a brani emotivi, fortemente autobiografici. Nat (da Benatti, cognome dell’artista) è un crossover di più generi, accomunati da un filo rosso rappresentato dalla sua scrittura: istintiva, intima, che non ha paura di guardare negli occhi il dolore; non scrive per esorcizzare il passato, ma per accettarlo come parte integrante della vita.

“Una festa di Hollywood” è nato durante il periodo di lockdown, come tentativo di evasione dalla routine. Il pezzo parla agli outsider, a chi non vuole omologarsi alla massa.

 

“Una festa di Hollywood” è il tuo singolo d’esordio. Quali sono le aspettative e le speranze di questo nuovo inizio?

Sicuramente è un nuovo inizio, perché finalmente ho un team che crede in me e nella mia musica. Mi sono sempre “consumato” dentro perché tendevo a crearmi un sacco di aspettative e non lo voglio più fare. Come dico nella prima strofa di “Una festa di Hollywood” “vada come vada”. Questo è il mio motto.

 

Hai scritto la canzone durante il primo lockdown. Mi racconti come stai vivendo la pandemia e se e come ha inciso nella tua vita?

Devo dire che ho passato la gran parte delle giornate nel mio studio. Ora la “reclusione” comincia a starmi un po’ stretta, come a tutti. Abbiamo bisogno di tornare a vivere e sentirci liberi.

 

Perché decidere di iniziare così il tuo percorso artistico e non partecipare ad un talent? A proposito è da escludere a priori o accadrà?

Diciamo che ci sono più modi con cui entrare nel panorama musicale, i talent sono solo uno tra questi. Sicuramente non escludo a priori l’idea di parteciparvi, semplicemente non ce n’è stata ancora l’occasione. Vi posso dire che però lo farò molto presto!

In generale, comunque, mi considero molto fortunato, perché sono passato da registrare da solo nel mio garage a firmare con un’etichetta discografica.

Tra tante contaminazioni musicali, hai scelto il rap. Perché?

La mia musica in realtà è stata all’inizio molto contaminata dal rock e dal pop punk. Il rap è stata una scelta naturale perché probabilmente è caratterizzato da una scrittura diretta, con cui si riescono a esprimere i concetti rendendoli comprensibili velocemente a tutti. Per me è stata una terapia, una valvola di sfogo dal dolore che ho provato per un lutto in famiglia che mi ha profondamente cambiato.

Per la tua musica, quanto è fondamentale essere di Modena?

Premetto che amo e ringrazio tantissimo il mio quartiere. Sinceramente però non so quanta importanza abbia per la mia musica essere di Modena. Mi sono sentito sempre un po’ “fuori posto” e ho preferito perseguire la mia strada senza omologarmi alla massa.

Su cosa stai lavorando in questo periodo?

Sto lavorando full time/24h con il mio produttore ai nuovi brani dell’album e sono felicissimo. Mi sento di avere maturato una consapevolezza e una ricerca artistica diversa.

Sandy Sciuto