Intervista a Massimo Iondini: Paola Pallottino, Lucio Dalla e l’inedito

In “Paola e Lucio – Pallottino, la donna che lanciò Dalla”, Massimo Iondini è il primo a parlare della collaborazione artistica tra Paola Pallottino e Lucio Dalla agli esordi della carriera del cantautore bolognese.

Massimo Iondini, noto e apprezzato giornalista, fa una intensa e appassionata ricognizione storica e discografica alla scoperta di una collaborazione artistica finora inesplorata ma decisiva, insieme a quella successiva con il poeta Roberto Roversi, nel decollo e nella maturazione stilistica e compositiva del futuro Dalla cantautore.

Ripercorre, infatti, l’aprile del 1970, esattamente cinquant’anni fa, quando per la prima volta usciva nei negozi un disco con la firma di Paola Pallottino e Lucio Dalla.

Da allora, la “strana coppia” di autori composta dall’illustratrice di fiabe diventata paroliera e il barbuto cantante bolognese che aveva infilato un insuccesso dietro l’altro, avrebbe sfornato la canzone più coraggiosa e rivoluzionaria mai scritta prima: “Gesubambino”. Un brano su cui calò la mannaia della censura e che portò a cambiare il titolo con la data di nascita di Dalla: “4/3/1943”.

Da quel momento, arrivarono capolavori come “Il gigante e la bambina”, “Un uomo come me” e “Anna Bellanna”. Ma c’è una nona canzone, rimasta nel cassetto, tuttora inedita ossia “La ragazza e l’eremita”.

Nel libro, Iondini fa un lavoro certosino e articolato sulla vita di Dalla e sul rapporto con la Pallottino e non mancano retroscena raccontati da Paola Pallottino, Gianni Morandi (autore della prefazione), Gino Paoli, Renzo Arbore e Ron (per citarne solo alcuni).

A distanza di anni dalla morte di Lucio Dalla, Iondini torna a parlare del genio, dell’estro del talento di uno dei cantautori più preziosi della musica italiana e lo fa ricordando l’importanza degli incontri nella esistenza umana come quello di Dalla con Paola Pallottino.

Perchè parlare dell’incontro tra Paola Pallottino e Lucio Dalla oggi?

Nella nutrita bibliografia dalliana, nessuno ha mai approfondito la collaborazione tra Lucio a Paola Pallottino. Ci riferiamo ai primi anni della carriera di Dalla. Di questo periodo si sa molto poco, così ho pensato fosse il caso di far luce e raccontare fatti e retroscena di quel periodo per spiegare perché Dalla ha poi intercettato Roberto Roversi e perché dopo questi incontri con Pallottino e Roversi è diventato uno dei più grandi autori di testi oltre che dal genio artistico straordinario.

Gli anni trascorsi con la Pallottino sono stati pochi ma decisivi dato che hanno portato alla scrittura di 4 Marzo 1943, che nella prima stesura si intitolava “Gesù Bambino”..

Questa è l’unica vicenda nota di questo periodo di Dalla. Il cantante bolognese aveva composto questa musica a cui Paola aveva accompagnato questo testo molto rivoluzionario per l’epoca, per titolo e per contenuto.

La fortuna di questa canzone è stata però la censura stessa perché è diventata da subito famosa. E poi Dalla è riuscito a renderla propria anche grazie al titolo che è stato modificato con la sua data di nascita per cui c’è stata un’automatica identificazione della storia di Dalla che a sua volta era orfano di padre.

È pur vero che Paola Pallottino racconta di averla scritta, pensando a Dalla orfano, ma non è autobiografica.

La stessa Pallottino aveva scritto un’altra canzone quale “La giraffa e la bambina” che ha però segnato il divorzio tra i due, preferendo Dalla a Rosalino.

Oltre “4 marzo 1943”, come ha inciso nel processo di scrittura di Lucio Dalla l’incontro con Paola Pallottino?

La Pallottino ha regalato a Dalla dei testi potentemente metaforici, quasi pittorici. Non a caso lei è diventata la più grande storica di illustrazioni.

Nei testi di Dalla non ci sono tematiche sociali, bensì poesie diventate canzoni. Come quelle della Pallottino.

Dalla collaborazione con la Pallottino, Dalla ha tratto la capacità di dare canzoni diverse rispetto a quel periodo in cui si trattavano tematiche sempre uguali come l’amore. Inoltre, Dalla ha imparato a saper mettere la musica anche su testi impervi, difficili e non convenzionali.

Con Roversi ha fatto ancora più fatica rispetto alla Pallottino.

Nel libro svela che c’è una canzone inedita di Dalla, mai sentita prima, dal titolo “La ragazza e l’eremita”. Come l’ha scoperto? E perché la canzone viene ancora tenuta celata?

Non sapevo che la Sony – che detiene il catalogo di Dalla – aveva questa canzone. Sono il primo a raccontare della sua esistenza. L’ho potuta sentire grazie a un provino fatto da Dalla alla presenza della Pallottino su una musicassetta. Sono stato molto emozionato ed è pure una canzone molto bella. Questo testo, 25 anni dopo, Paola Pallottino lo dette ad Angelo Branduardi.

Quando la Sony deciderà di farla conoscere, potremo confrontare i lavori diversi di Dalla e di Branduardi sul filo della composizione.

Nel libro vi sono tanti aneddoti di artisti che hanno attraversato la vita di Lucio Dalla. Vi è anche la prefazione di un amico e collega quale Gianni Morandi. In tutte queste testimonianze, ha trovato qualcosa in comune detto da tutti su Lucio Dalla?

Anzitutto la sua assoluta genialità. Tutti sono consapevoli di aver incontrato o lavorato con un genio assoluto, irripetibile ed introvabile. Una di quelle figure che nascono una volta ogni cinquant’anni. Gino Paoli ha capito subito che si trovava di fronte ad un fenomeno straordinario, “un elfo”, come lo ha definito.

Tutti hanno anche trasmesso la gioia di aver potuto lavorare con questo musicista geniale.

Era un genio, ma ci sono voluti sei album prima che ci si accorgesse di Lucio Dalla, così come lo apprezziamo adesso. Oggi non sarebbe possibile…

Infatti! Oggi probabilmente avrebbe fatto un album e basta. I problemi di Dalla erano sia il suo modo di fare canzoni così diverso sia diverso il personaggio se pensiamo che si vestiva male, era esteticamente improponibile e veniva dal jazz, genere che si ritrovava nelle sue canzoni. Così anche i più intuitivi si accorgevano delle sue canzoni e degli accordi difficili e difficilmente assimilabili. In più lui ci ha messo del suo ad allungare il percorso. Perché, anziché continuare in quel filone, ha collaborato per tre anni con Roberto Roversi che faceva dei testi assolutamente ostici.

Ciò conferma la sua diversità, ma anche il suo estro.

C’è qualcuno che vagamente le ricorda lo stesso modo di approcciare alla musica di Dalla?

Sono talmente lontani quei tempi, che testi così folgoranti, così particolari francamente oggi non se ne sentono. Non ce ne sono, anche perché i tempi sono diversi.

Dopo questo libro, quali sono  iprogetti su cui sta lavorando?

Devo far vivere ancora il libro perché il libro è uscito a marzo e ci siamo trovati in lockdown. Quindi devo accompagnarlo ancora e sarà il mio grande divertimento.

Sandy Sciuto