Intervista a Icastico: l’incontro con la musica, Alcolico e il primo album

Dopo “Cristo!”, l’irriverente e pungente singolo pubblicato nel novembre 2019, Icastico è tornato sulle scene musicali con “Alcolico”, secondo singolo rilasciato l’8 maggio 2020.

“Alcolico” è stata scritta dallo stesso Icastico, composta e arrangiata da Alessandro Presti (Dear Jack), prodotta da Sveno Fagotto al Mobsound di Milano e masterizzata da Giovanni Versari.

Abbiamo deciso di farci raccontare direttamente da lui chi è, il suo rapporto con la musica e qualche segreto sul suo primo progetto discografico.

Benvenuto a Social Up, Icastico. Com’è nato il tuo rapporto con la musica e quando hai deciso di scommetterti per farne un lavoro?

È nato tutto dall’infanzia. Sono stato prima un bambino e dopo un adolescente problematico. Ho avuto grossi problemi a relazionarmi con le persone e anche a rapportami con l’autorità.

Quindi, mi sono chiuso in quella bolla musicale comnciando a suonare e a studiare. Ho cominciato a esibirmi quasi subito, ossia all’età di 14 anni e non ho mai smesso da allora.

Nella mia vita ho fatto molti lavori. L’ultimo è stato l’assicuratore. Durante questo lavoro, io mi rendevo conto che lavoravo dodici ore e guadagnavo zero. Gli unici soldi che mi entravano erano dalla mia età di musicista. Quindi ho deciso di dedicarmi alla musica, unico mio sostentamento.

Chi è Icastico in tre aggettivi?

Icastico è controcorrente, alternativo e icastico ossia qualcosa che si rappresenta con immediatezza e crudezza.

Perché per il tuo percorso musicale hai scelto di chiamarti Icastico?

Icastico fa parte del mio modo di essere e del mio modo di scrivere. Icastico, infatti, fa proprio riferimento alla capacità di rappresentare qualcosa in modo efficace nei tratti essenziali e in modo asciutto.

Mi affascina l’idea di usare una sola frase per esprimere mille concetti. È un tratto distintivo del mio modo di fare il cantante che ho ereditato da scrittori come Oscar Wilde e da registi come Woody Allen. È piuttosto difficile perché essere Icastico significa essere molto preciso. Non si può essere ermetici o vaghi perché davvero si tratta di inserire una vita in un’intera frase. Idealmente, la composizione e la scrittura di una canzone è una raccolta di aforismi.

Hai due singoli all’attivo “Cristo!” e “Alcolico”. I brani hanno in comune una cosa:gli arrangiamenti rocamboleschi. Come descriveresti la tua musica?

Per gli arrangiamenti devo menzionare Alessandro Presenti. Lavoriamo benissimo insieme proprio perché lui avendo ha quella sensibilità di trasferire in musica l’immaginario strano e rocambolesco che mi porto dietro.

Per me è comunque importante che ognuno ci veda del suo nella mia musica, indipendentemente da cosa io avessi voluto trasmettere.

Del resto, ciò che faccio è proprio raccontare delle storie amorali che possano essere riempite dalle sensazioni e dai significati di chi l’ascolta.

“Alcolico” è l’ultimo singolo rilasciato. Qual è il suo messaggio, quanto è autobiografico e secondo te che ruolo ha oggi l’alcool nella vita dei tuoi coetanei?

Non sono mancate le accuse di alcolismo collegate a questa canzone però non vi è una morale. Si intitola “Alcolico” il brano sì, ma è un modo per parlare di dipendenze e dell’uso che ne facciamo. Nel caso dell’alcool, abbiamo bisogno di questa stampella emotiva per vederci diversi da quello che siamo. Abbiamo questo bisogno perché l’incontro con gli altri e con noi stessi ci terrorizza.

Da questo punto di vista, l’essere dipendenti non fa differenza. Siamo tutti accomunati da questa cosa e ciò dovrebbe consolarci. La nostra generazione è corrotta.

Andiamo ai progetti futuri: stai preparando il tuo primo album. Quali regole ti sei dato per realizzarlo al meglio? Puoi già svelarci qualcosa?

Tra le regole che mi sono dato c’è evitare di fare brani riempitivi col solo scopo di raggiungere un numero di pezzi. Come produzione abbiamo voluto creare una raccolta di singoli. Quindi canzoni con un peso singolo musicalmente.

L’obiettivo che mi sono posto personalmente è il motivo di essere dell’album ossia provare a scattare una fotografia della mia generazione e mettere a disposizione la mia storia fatta di dolore, delusione e gioie a disposizione delle persone che in questo momento stanno soffrendo magari schiacciati dalle aspettative della società e fargli capire che non sono da sole.

Il mantra è: “Non siamo soli, non siamo i soli”.

Sandy Sciuto