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Intervista a Ganoona: “Cerco di creare una musica che mi assomigli”

Ganoona è una delle personalità più interessanti del nuovo panorama musicale italiano. Di origini messicane da parte di madre, la sua musica è un mix di culture, in cui sonorità lontane tra loro si mescolano alla perfezione nei suoi lavori. Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lui, ecco cosa ci ha rivelato!

Tu e la tua musica venite dall’incontro di due culture lontane migliaia di kilometri, quella italiana e quella messicana, per via delle tue origini. Possiamo dire che tu fai un po’ da collante fra questi due mondi? Come si riflette tutto ciò nei tuoi brani?

Potrei anche fare da collant.. Scemate a parte, è da tutta la vita che sento una frattura, un’incongruenza nella mia vita. Si dice che chi nasce “meticcio” a un certo punto della vita sceglie sempre da che parte stare, rinnegando l’altra… Io non sono mai riuscito a scegliere, mi sento, in proporzioni diverse ovviamente, sia italiano che messicano, e la mia musica è la mia occasione di sentirmi tutt’uno. Cerco di creare una musica che mi assomigli. Sicuramente spesso il Messico appare nelle percussioni, altre volte nella mescolanza delle lingue… In alcuni brani si sente di più, in altri è un eco sullo sfondo.

Il tuo ultimo singolo, “Bad vibes”, è un inno al lasciar andare via quella negatività che tutti noi ci portiamo spesso dietro, soprattutto in questo particolare momento storico. Quando e come hai sentito la necessità di condividere con la tua musica questo pensiero?

Ho scritto il testo in un momento complicato, in cui mi sentivo solo e insoddisfatto. L’ho scritta al pianoforte, voce e accordi, nuda e cruda. In generale Bad Vibes parla del senso di inadeguatezza, e del bisogno di contatti umani sinceri. Spesso la prima cosa che facciamo appena svegli è guardare lo schermo dello smartphone, come se fosse un oracolo, senza accorgerci di essere finiti inconsapevolmente in un episodio di “Black Mirror”. Ogni mia canzone è un istantanea di un momento, di una sensazione, e buttarla nero su bianco mi aiuta anche a capire meglio quello che succede nella mia vita.

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Com’è nata l’idea del videoclip, in cui i ballerini si esprimono liberamente sulle note della tua canzone?

Sono molto legato e affascinato dal mondo della danza. Credo che sia molto interessante il veicolare emozioni e atmosfere solo con il corpo, interpretare la musica al punto che sembri “uscire” dal corpo del ballerino. Per il video volevamo dar voce alla sensazione di ingabbiamento fisico dato dalla quarantena, e chi meglio di ballerini e performer potevano farlo. Infatti ognuno ha dato una prospettiva diversa e il risultato è un mosaico intimo e collettivo allo stesso tempo.

Hai fatto concerti sia in Italia che in Messico. Quali differenze hai notato, se ci sono, tra l’esibirsi in Italia e l’esibirsi in Messico?

Il pubblico messicano è più sensibile all’energia, ha voglia di muoversi, di ballare ed è un pubblico più partecipe in generale. Il pubblico italiano è un pubblico attento, è più difficile da coinvolgere ma presta più attenzione ai testi e alla qualità della proposta dal vivo. Forse in Italia siamo più abituati a essere spettatori “televisivi” o da social, e meno partecipi. Però entrambi i pubblici hanno pro e contro…

Quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione per i tuoi brani, sia per quanto riguarda il testo sia per la musica in sé?

Per i testi sono stato molto influenzato, in egual misura, dal cantautorato italiano classico (Dalla, De Andrè ecc…) e dal rap italiano (Dargen, Ghemon, Mecna, Marracash…). Anche la letteratura e il cinema sono sempre fonte di ispirazione. Per le sonorità sono molto legato al mondo soul / R n B più classico, che a quello più moderno, quindi da Etta James a NAO, da Otis Redding a Frank Ocean. Ovviamente porto dentro da sempre le sonorità latine che ascoltavo in casa fin da bambino. Poi i miei viaggi in Messico mi hanno fatto scoprire mondi incredibili, come l’electro-cubia, e in generale le commistioni tra musica latina classica e sonorità più moderne. Per citare qualche nome direi Dengue Dengue Dengue, El Buho, Calle 13, Daniela Andrade…

Hai progetti futuri o qualche sogno nel cassetto?

Ho parecchia musica nell’hard disk che non vedo l’ora di condividere. Prima dell’estate uscirà sicuramente un singolo e forse anche un disco prima di quanto ci si aspetti. Il mio sogno, che ormai è uscito dal cassetto e mi guida tutti i giorni, è di raggiungere sempre più persone con la mia musica.

Marco Nuzzo