Intervista a Enrico Barazzoni: “Il nostro giardino è il mio disco d’esordio”

“Il Nostro Giardino” è il disco d’esordio di Enrico Barazzoni, cantautore cresciuto tra Senigallia e Bologna e maturato artisticamente e musicalmente a Barcellona dove attualmente vive e lavora.

La sua inquietudine artistica è presente fin da piccolo. A diciotto anni forma la sua prima band “I bambini dell’asilo” nella quale interpreta cover di Rolling Stones, Nirvana e Vasco e in seguito si laurea, lavora come gallerista, curatore di esposizioni e collabora con l’agenzia fotogiornalistica “Grazia Neri” come editor e fotografo. Lo slancio però arriva nel 2009 quando si trasferisce a Barcellona per iscriversi a un master di fotogiornalismo presso l’Università Autonoma e, una volta finiti gli studi, inizia a lavorare con il quotidiano El Pais dove si occupa, sempre come fotografo, delle notizie a Barcellona e in Catalunya.

È del 2018 il suo primo disco “Full Frame” che non pubblica per scelta personale.

Nella capitale catalana Enrico Barazzoni ha sviluppato una nuova sensibilità artistica arricchendosi di vari stili di musica come l’indie, il flamenco, la rumba catalana e lo stile di grandi cantautori spagnoli come Joaquin Sabina.

“Il Nostro Giardino” è il risultato di questa maturità acquisita.

Si autodefinisce “menestrello urbano” e, in occasione dell’uscita del suo primo disco, abbiamo intervistato Enrico Barazzoni.

Il 20 novembre hai rilasciato il tuo primo album. Perché si intitola “Il nostro giardino”?  

Il nostro giardino è una dimensione fisica e mentale nella quale mi son trovato spesso negli ultimi anni. Fa riferimento alla nostra zona di comfort, amata ed odiata dal sottoscritto. Il vivere quotidiano, un giardino familiare dove si può essere in pace con se stessi ma coltivare sempre un’inquietudine che ci spinge ai cambiamenti e a nuove scelte azzardate e coraggiose che sono probabilmente quelle che ci offrono le emozioni più intense.

Ci racconti cosa ti ha spinto a realizzarlo?  

Lavoro da diversi anni come guida turistica in Europa, professione piena di bellissime esperienze, ma anche di solitudine e stress. Ho iniziato a scrivere i testi di questo disco proprio durante questi viaggi che aiutano a vedere la propria vita reale da fuori, con un altro punto di vista.

Il disco si compone di dieci canzoni. Per presentarlo a chi non l’ha mai sentito come lo descriveresti?  

Il disco ha delle forti influenze cantautoriali anche se la produzione della Masía Music Lab lo ha portato verso delle dimensioni indie rock dalle sonorità vintage. Un disco molto intimo dove brillano l’uso delle doppie voci e degli arrangiamenti fantastici.

Che tipo di lavoro è stato fatto sugli arrangiamenti e sui testi?  

I testi sono miei al 100 per 100. La stesura iniziale di solito la faccio attraverso il cellulare perché è lo strumento che ho sempre dietro ed i testi escono quando meno te lo aspetti. Poi chiaramente se decido che sono validi inizio a lavorarli e aggiustarli e li lascio riposare.

Le musiche le compongo con la chitarra e con il piano sulla base del testo e nel caso di questo disco le porto in studio ai produttori e con loro si inizia un lavoro di sviluppo del brano.

Sei italiano ma da anni vivi a Barcellona. Come ha inciso sul modo di fare musica la contaminazione di culture diverse? 

Sono molto legato all’Italia e alla Spagna ma devo dire che in quanto a influenza musicale mi rispecchio più nel mio paese di origine. La musica spagnola e sudamericana è molto presente nella mia vita ma quando compongo mi ispiro più che altro al cantautorato italiano e anglosassone e alla musica rock e indie internazionale.

Non solo musica ma anche fotografia nella tua vita. Qual è il punto in comune tra queste due forme d’arte?  

Arte=vita=Arte, era il grande slogan di un artista tedesco degli anni settanta che è stato l’argomento della mia tesi di laurea. L’arte, dentro alla quale entrano musica e fotografia, è uno strumento fondamentale per emozionarsi ed emozionare e spesso può salvarci dai momenti di noia e sconforto che viviamo ogni giorno.

Su cosa stai lavorando in questo periodo?  

Stiamo reinterpretando il disco con una nuova band per poterlo presto suonare dal vivo. I componenti sono musicisti argentini e venezuelani e mi stanno ispirando molto a nuove sonorità dei loro paesi di origine, chissà il 2021 possa uscire un buon disco in spagnolo?

Sandy Sciuto