Intervista a Andrea Franzoso: “Una Costituzione viva e concreta”

“Viva la Costituzione” è il nuovo libro di Andrea Franzoso edito da DeAgostini e pensato per tutti i ragazzi che vogliono scoprire e riscoprire il testo normativo più importante della Repubblica italiana partendo da venti parole-chiave.

Reduce dal successo di “#disobbediente! Essere onesti è la vera rivoluzione”, Andrea Franzoso, con una laurea in Giurisprudenza, baccalaureato in Filosofia, un master in Business Administration e molteplici esperienze di vita, oggi si occupa di educazione civica, dalla primaria alle superiori.

Conoscere la Costituzione è fondamentale per capire il nostro passato, per vivere al meglio il nostro presente e per costruire il nostro futuro. Ecco perché Andrea Franzoso ha voluto esplorare in questo volume la Carta costituzionale e spiegarla a chi, quella Carta, l’ha solo sentita nominare in occasione di qualche anniversario o festa nazionale. Attraverso racconti e testimonianze, e con i contributi di esperti autorevoli, Franzoso sottolinea l’importanza del rispetto per l’altro e riporta alla luce le battaglie combattute (e che tuttora combattiamo) a difesa di un testo che è l’espressione stessa della nostra identità.

Quando è nata l’idea di scrivere un libro sulla Costituzione e perché?

L’idea è nata fra i banchi di scuola. Grazie al mio precedente libro “#disobbediente!”, sempre edito da DeAgostini, un libro autobiografico, ho avuto modo di girare parecchie scuole, da Nord a Sud, dalla primaria alle superiori, e fino all’università.

Con il nuovo anno scolastico ci sarà il ritorno dell’educazione civica nelle scuole, perciò ho pensato a un testo dal taglio narrativo accattivante, per raccontare la Costituzione attraverso storie vere e testimonianze.

Il libro si intitola “Viva la Costituzione”. Potrebbe essere inteso sia come “Evviva la Costituzione” sia come “la Costituzione è viva”. Qual è il senso che si avvicina di più?

Entrambi i significati sono corretti. La Costituzione “è viva” perché riguarda la nostra vita quotidiana e le nostre scelte personali, e io la racconto attraverso storie vere e personaggi in carne e ossa.

Ovviamente il titolo può essere inteso anche nel senso di “Evviva la Costituzione”, ma non è questo il significato principale.

C’è anche una terza sfumatura: “Viva” come imperativo. Questa terza accezione si collega al sottotitolo: sia attuata la Costituzione, perché i nostri valori non rimangano solo sulla Carta.

Nel libro analizza venti parole. Come sono state scelte? Ne è rimasta qualcuna fuori? A quale secondo lei dovremmo prestare maggiore attenzione e osservanza?

Ho scelto le parole-chiave presenti nei Principi fondamentali e nella prima parte della Costituzione. Fanno eccezione due parole, Memoria e Resistenza, che nel libro sono tra parentesi quadre proprio perché non le ho pescate all’interno della Costituzione, ma sono comunque molto importanti per comprenderla. Purtroppo noi italiani siamo un popolo di scarsa memoria, che dimentica la propria storia e vive di continue rimozioni: l’educazione civica dovrebbe partire da qui, da un esame di coscienza collettivo.

All’interno dei capitoli ho inserito anche altre parole importanti: per esempio, nel capitolo sulla Libertà, la parola Responsabilità. Certo, sono rimaste fuori anche altre parole che avrei voluto spiegare e “raccontare”, anche non specifiche della Costituzione. Nel capitolo sulle confessioni religiose avrei voluto aggiungere un focus sulla parola “fraternità”. Se pensiamo al motto rivoluzionario francese – liberté egalité fraternité – la fraternità è da sempre la più trascurata. Forse perché è la più difficile da realizzare, quella che più tocca i nostri sentimenti. Possiamo rivendicare la libertà, sancire il principio di uguaglianza, ma nessuno potrà mai costringerci ad amare il nostro prossimo: per questo serve una conversione del cuore.

Si parla da un po’ di riformare la Costituzione. Dovendo contestualizzare la Costituzione ai tempi di oggi, ci sono delle parole o degli articoli che inserirebbe?

Sì. Inserirei la parola “Ambiente”. Nella prima stesura del 1948 non compare nella Costituzione. Nel mio libro ne parlo nel capitolo sulla Salute, dato che l’ambiente viene tutelato sulla base del combinato disposto tra l’articolo sul diritto della salute e l’articolo relativo alla tutela del paesaggio. Come ha ricordato papa Francesco, non possiamo pensare di vivere sani in un mondo malato. Oggi aggiungerei tra i principi fondamentali un articolo sulla custodia, tutela e salvaguardia della natura, degli ecosistemi, della biodiversità.

Il libro vanta il contributo di esperti, giornalisti e giuristi. Quanto è importante il confronto quando si parla di principi, valori e diritti?

Il confronto è basilare, e la Costituzione è frutto di un compromesso fra le tre principali sensibilità politiche rappresentate all’assemblea costituente: socialisti, cattolici, liberali. Principi, valori e diritti devono essere condivisi per poter essere pienamente riconosciuti e rispettati. In Viva la Costituzione ho coinvolto esperti, giornalisti e personaggi della vita pubblica italiana che avevano qualcosa da dire sui temi che volevo approfondire: Milena Gabanelli, Ilaria Capua, Tomaso Montanari, Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo, Filippo Grandi, Gherardo Colombo, Matteo Bussola e tanti altri. Sono persone che godono di un’autorevolezza riconosciuta. Il mio non è soltanto un libro per ragazzi: parlo anche ai genitori, nella consapevolezza che l’educazione civica comincia in famiglia.

Il libro ha un sottotitolo che facciamo diventare una domanda, quanto altro ancora si deve fare perché i nostri valori non rimangano sulla Carta?

Ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi a fare bene il proprio lavoro, come il protagonista del libro L’uomo che piantava alberi di Jean Giono. Dovremmo tutti essere dei seminatori. I giovani, e non solo loro, hanno fame di esempi buoni, di parole vere e autentiche. Purtroppo, c’è tanta ipocrisia, tanta apparenza, tanta vanità, e i ragazzi lo percepiscono subito. Spesso, il problema dei giovani sono gli adulti.

L’educazione civica dovrebbe essere insegnata dai migliori insegnanti perché chi parla di valori dev’essere credibile e coerente.

Se potessi riformare i programmi scolastici, una materia che inserirei ai primi posti è il teatro, fin dalla scuola primaria. È importante per un’infinità di ragioni, per esempio per avere maggiore confidenza con il proprio corpo, movimento e presenza, ma anche per relazionarsi con gli altri o mettersi nei panni dei diversi personaggi, uscendo così da se stessi e sviluppando una qualità essenziale: l’empatia.

Alle porte ci attende un referendum sulla riduzione dei parlamentari. Una riforma della Costituzione vera e propria. Qual è il giusto compromesso oggi secondo lei per avere un Parlamento efficiente?

Il taglio del numero di parlamentari mi sembra una riforma pretestuosa e demagogica: se il tema fosse stato davvero quello di risparmiare soldi si sarebbe potuto dare una sforbiciata alle indennità di deputati e senatori, oppure abolire i tanti enti inutili e accorpare i piccoli comuni, combattere la corruzione e l’evasione fiscale… Francamente, il problema mi pare sia un altro: la scarsa qualità della nostra classe politica, di qualunque colore. Mi piacerebbe avere in Parlamento persone competenti e di elevata caratura, sia umana sia professionale. E invece… La colpa è di noi elettori. Il nostro Paese sconta gravi deficit culturali: l’italiano medio non legge, non si informa, non è adeguatamente scolarizzato. In troppi votano in base al proprio tornaconto personale o per un’adesione emotiva e del tutto irrazionale a un leader politico, secondo schemi molto simili a quelli delle tifoserie calcistiche.

L’educazione civica sarà una delle materie del nuovo anno scolastico. Cosa consiglia ai ragazzi che si approcceranno per la prima volta al diritto e ai suoi principi?

Devono rendersi conto che è una materia importante perché permette loro di imparare a stare al mondo e di relazionarsi con gli altri in modo sano. Conoscere i propri diritti è essenziale per farsi rispettare, altrimenti è come non averli.  Mentre i doveri rappresentano la nostra responsabilità nei confronti del prossimo, della collettività, di chi verrà dopo di noi, dell’ambiente, e anche di noi stessi.

Questa è una materia che, se presa con serietà, ti permette – come diceva Don Lorenzo Milani – di passare dall’essere “suddito” a “sovrano”. Se i ragazzi si accorgeranno che l’educazione civica dà loro i mezzi per esercitare in pieno i propri diritti, penso che ne faranno tesoro.

Cosa ti auguri per “Viva la Costituzione”?

Che sia accolto bene dagli insegnanti e che possa essere d’aiuto ai ragazzi. Covid-19 permettendo, spero di poter andare nelle scuole e di dialogare con i ragazzi, perché è una cosa che mi piace e dà senso al mio lavoro e al mio impegno.

Sandy Sciuto