I “Cortili”: storie e amori di una Catania d’altri tempi

Nato il quattro luglio dell’anno del Signore 1947, sotto il vulcano Etna nell’Isola del tesoro, V.F.B vive infanzia, vocazione e prime esperienze… nel quartiere dei lillà.
Incontra l’attimo fuggente, ma non diviene Il laureato. Scribacchia invece immaginando altre fragorose avventure di Orlando e i paladini di Francia frammiste ai Cavalieri del nordovest e alla guerra di Troia. In seguito Sognando Beckham, racconta in un giornale le gesta degli eroi della domenica. Imperterrito continua il suo percorso lastricato da queste passioni, illustrando per una rivista online i profili di attori e attrici dei Migliori anni della nostra vita e finisce con lo scrivere questo Romanzo popolare che considera (sentimentalmente) La prima cosa bella del suo tentativo di espandersi.

Dopo questa breve e simpatica introduzione piena di citazioni di film che hanno segnato la storia del cinema, è giusto rendere una più chiara presentazione dello scrittore che ci parla della sua ultima fatica.

Vincenzo Filippo Bumbica nasce a Catania nel 1947. Durante l’infanzia, vocazione e prime esperienze si susseguiranno all’inseguimento delle sue passioni giovanili: Cinema e Sport cui aggiungerà da studente universitario quella della scrittura. Collaboratore esterno del quotidiano ”Espresso Sera” nato da una costola de “La Sicilia”, ha raccontato i luoghi, i gesti e i personaggi del tennis catanese degli anni ottanta. Oggi collabora con il nostro magazine, fornendo dei ritratti di personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo che ogni lunedì mattina allietano i nostri lettori.
Da qui all’eternità continuerà a seguire i figli di questi sentimenti che oggi in parte si ritrovano sparsi qui e là nelle pagine piene di ricordi dei ”Cortili”.

Quattro luglio 1947: «Quella sera negli USA, mentre lo spettacolo dell’Indipendence Day con la sua colonna sonora di tric trac, botti e castagnole, illuminava il cielo, sul deserto del New Mexico strani avvenimenti segnalavano addirittura presenze misteriose venute dallo spazio. Niente di tutto ciò dall’altra parte dell’oceano dove nel silenzio più assordante di una notte stellata, dolce, chiara e senza vento, luccicante solo dal balenio delle lucciole, fu anche accertata e accettata la mia presenza nel mondo. Fu dunque scritto dal destino della normalità che io dovessi scrivere per raccontare semplici storie della mia parte di mondo e celebrare con i colori del ricordo i personaggi della mia infanzia».

La sua opera ricorda un racconto in vecchio stile, quasi come se ci fosse dietro ognuna delle pagine della storia, il fantasma di un celebre letterato del verismo siciliano, che magistralmente lo guida nella produzione di questo romanzo. I luoghi vengono descritti in modo romantico, permettendo al lettore di ritrovarsi catapultato in scene comuni di una Catania che oramai non esiste più e sebbene possa sembrare di rivivere la nostalgia dell’autore, questa è appena accennata tra le righe del racconto. E’ possibile trovare non poca ironia in quelle scene e non manca l’aspetto sentimentale, frutto dei ricordi della giovinezza dell’autore. Significativo anche l’utilizzo del termine “Cortile” che nella tradizione etnea altro non erano che luoghi di aggregazione sociale dove, d’estate, una volta ci si riuniva per parlare di tutto e sparlare di tutti. Proprio da quei Cortili della storia si sviluppa la trama di un bellissimo spicchio di una Catania ormai lontana.
L’opera è completata dalle belle e chiare illustrazioni di Salvo Bumbica, fratello dell’autore ed insegnante in Lombardia che si è prestato per rendere questo spicchio di Sicilia ancora meglio localizzabile nella mente di chi si perde per quei Cortili...

 

Andrea Calabrò