Da www.apmagazine.it

I cassamortari: dissacrare la morte e riderci sopra ora si può

Dal 24 marzo il catalogo di Amazon Prime Video si è arricchito di un nuovo film. Si tratta del lungometraggio diretto da Claudio Amendola dal titolo “I cassamortari”. La pellicola presenta un cast corale, e Amendola mette in scena una storia dove umorismo e macabro si mescolano in maniera inevitabile.

Dopo la morte di Giuseppe Pasti (Edoardo Leo), uno dei maggiori proprietari di agenzie funebri di Roma, i figli si ritrovano a dover gestire l’azienda del padre. Quattro figli con quattro personalità molto diverse fra loro ma che riescono a far emergere l’azienda Pasti come leader romana nel settore. Il primogenito è Giovanni (Massimo Ghini), sempre attento ai soldi e alle spese. Poi c’è Marco (Gianmarco Tognazzi), un maestro nell’arte della tanatoestetica e che ha deciso di non parlare più con gli estranei. Maria (Lucia Ocone), la sorella, ha il vizio di “consolare” i vedovi dopo la perdita. L’ultimo è il giovane Matteo (Alessandro Sperduti), adibito alla gestione dei social dell’azienda.

Le cose sembrano andare a gonfie vele per i fratelli Pasti, se non fosse che dal nulla arriva la notizia: il padre Giuseppe ha accumulato una grossa quantità di debiti da pagare il prima possibile. Sembra un disastro, ma la morte della rockstar Gabriele Arcangelo (Piero Pelù) e le grandi spese per il suo funerale sembrano dare un’altra possibilità ai quattro fratelli. La manager del cantante (Sonia Bergamasco) e la figlia (Alice Benvenuti) vogliono un evento straordinario per l’ultimo saluto al padre, e sono pronte a qualsiasi tipo di spesa.

Il film è irriverente, e fin dall’inizio sorge spontanea una domanda: si può scherzare su tutto? La risposta che Claudio Amendola ci dà è sì, si può. Ed ecco che “I cassamortari” lo fa bene, con una sceneggiatura a volte un po’ esagerata ma che permette allo spettatore di vedere fino a dove possa spingersi la volontà di apparire. Anche a costo di non rispettare la memoria dei morti. Un tema non semplice, soprattutto in un periodo come questo, dove la morte è un argomento purtroppo all’ordine del giorno.

Il film “dissacra” la morte e le toglie quell’aura di silenzio che la avvolge. Un modo per far capire che non c’è nulla di cui non si possa parlare e addirittura riderci su. Non è un film che fa sbellicare dalle risate, anzi. Le battute veramente divertenti sono poche e concentrate soprattutto nella prima parte del film. Nella seconda parte assume infatti dei toni più grotteschi ma anche più riflessivi.

E i quattro fratelli Pasti seguono anch’essi questo andamento: da scanzonati agenti funebri e disposti a tutto pur di fare soldi iniziano a interrogarsi sulle proprie azioni, cercando di non superare il limite, sempre che un limite esista.

Da sottolineare la buonissima prova da attore di Piero Pelù, che a tutti gli effetti è un protagonista del film nonostante abbia poche battute. Un’interpretazione interessante per il cantante fiorentino.

Piero Pelù nei panni di Gabriele Arcangelo. Da www.tg24.sky.it

La pellicola prende naturalmente spunto anche dal fenomeno Taffo, l’azienda funebre romana nota per le sue campagne irriverenti e dense di umorismo un po’ macabro. Le campagne pubblicitarie dell’esistente azienda romana sono diventate virali su internet, e nella pellicola c’è spazio anche per loro come rivali dei fratelli Pasti.

“I cassamortari” non è un film che farà la storia, questo è chiaro, ma è una visione che consigliamo, anche solo per passare una serata tranquilla ma non banale.

Marco Nuzzo