Fabrizio Moro, il nuovo album “Figli di nessuno” rivela nuovi lati inediti dell’artista

A distanza di quasi un mese dall’uscita del suo inedito singolo “Ho bisogno di credere”, Fabrizio Moro ha pubblicato il nuovo album dal nome “Figli di nessuno”.

12 aprile 2019,  è stata questa la data di rilascio del disco, disponibile da subito su tutte le piattaforme digitali principali.

In attesa di vedere l’artista romano dal vivo in concerto, potremmo trovarlo nei principali store d’Italia con l’Instore tour, il quale è iniziato proprio a Roma nel giorno della data di rilascio dell’album e via via nelle prossime settimane toccherà tutti i principali capoluoghi delle nostre città italiane.

A livello di sound il cd è molto vario ed è stato prodotto insieme ai suoi soliti musicisti provenienti da correnti diversi tipo rock e metal; l’accompagnamento con molteplici strumenti e stili è stato pensato per un futuro live.

Addentrandoci nell’album dobbiamo dire che, per chi lo ascolta la prima volta, risulterà molto differente rispetto ai precedenti lavori, come ha spiegato anche l’artista in varie interviste.

Nell’album Moro è riuscito a tirare fuori tutte le difficoltà e a combatte gli errori del suo passato usando parole chiare e forti.

La track ”Filo d’erba” è stata dedicata al figlio Libero che viene descritto come stanco e spento, paragonato ad un filo d’erba che fa sentire Moro colpevole a causa della separazione con la compagna.

Nel bano “Me’ nnamoravo de te”,  l’artista si ispira al film di Pif “La mafia uccide solo d’estate” e ripercorre gli anni 70’, 80’ e 90’ dell’Italia.

Nell’album troviamo ancora molti riferimenti al passato di Moro come ad esempio quando andava all’oratorio o quando si ubriacava con gli amici.

A distanza di un anno dal suo successo sanremese con il compagno Ermal Meta, Fabrizio Mobrici – in arte Fabrizio Moro – spiega ai suoi fan, tramite delle interviste, che il nuovo progetto è nato dalla forza ottenuta da quella vittoria, un evento che l’ha reso maggiormente consapevole come artista e in grado regalarci uno dei suoi dischi più aggressivi e rabbiosi.

Basta leggere alcune parti delle tracce per capire che l’artista si mette a nudo, come ad esempio all’interno de “Ho bisogno di crescere” nella quale canta: ”ho fede nelle buche dove sono inciampato. Nelle mie ginocchia rotte e nei giorni che ho sbagliato”.

Moro ammette nelle varie interviste che: ”i rapporti umani e familiari non andavano bene quando non era un periodo lavorativo felice e, al contrario, quando il lavoro ingranava tutto si risolveva ed ero il padre e il compagno migliore”.

Il cantautore romano è consapevole che le future generazione di artisti non saranno fortunati quanto lui e dichiara che la propria figlia ascolta un genere di musica, secondo l’artista, “inascoltabile”, come la trap.

Tutte queste paure e preoccupazioni le ritroviamo all’interno nelle varie canzoni e nel video di “Ho bisogno di crescere”.

La copertina dell’album raffigura in primo piano l’artista, a testa china, con indosso un cappuccio, quasi a farsi vedere come un duro, in una stanza candida senza nulla intorno con solo nel fondo una porta bianca splendente.

A distanza di anni e tante critiche nei suoi confronti, ritroviamo il “vecchio Moro”, che rispetto al suo precedente album “Pace”, dove l’essere arrabbiato si trasformava in rabbia, adesso è riuscito a trasformare la sua grinta in forza.

Infine, si può dire che, come l’ha definito Fabrizio stesso, l’album è “benedetto” dal momento che in un periodo cosi negativo l’unica cosa che è riuscito a portare a termine è proprio questo disco.

Manuel Lazzeroni