Estefania Gutierrez Lazaro: un caso di possessione demoniaca poco conosciuto, ma molto inquietante

Il soprannaturale affascina ed accompagna l’uomo dalla sua esistenza.
L’irresistibile desiderio di entrare in contatto con l’aldilà e con i defunti, è la richiesta di prove da parte del nostro subconscio che possa esistere qualcosa dopo la nostra morte.
Si tratta di un tipo di ricerca che dovrebbe essere condotta seriamente e spesso, viene considerata un semplice e divertente gioco da parte di ragazzini. La maggior parte delle volte, esperimenti ‘caserecci’ non hanno conseguenze, altre volte posso terminare in tragedia.

Nel 1890, Elija J. Blond ideò una tavola, battezzata OUIJA, per condurre sedute medianiche. Fatta di legno, su un verso reca le lettere dell’alfabeto, numeri che vanno dallo 0 al 10, le parole SI e NO e GOODBYE. A seguito di un preciso rito, i partecipanti alla seduta, poggiano un dito su un cursore mobile collocato sulla tavoletta. Se sopraggiunge un contatto con un’entità, il cursore inizia a muoversi e, facendo domande precise, va a posizionarsi sulle lettere o sui numeri componendo le risposte.

C’è chi sostiene che si tratti solo un gioco o del frutto della suggestione dei partecipanti che, inconsciamente, muovono il cursore col dito andando a formare parole di senso compiuto. La tavola OUIJA è ritenuta tanto innocua da essere venduta nel reparto giocattoli di tanti esercizi commerciali.
I ragazzini, quando si ritrovano in una serata senza genitori o durante la festa di Halloween, cercano il “brivido” organizzando una seduta spiritica con la tavoletta.

Fortunatamente la maggior parte delle volte non accade nulla, ma giocare con l’ignoto e, soprattutto sfidarlo, in alcuni casi, può essere addirittura letale…

Uno dei casi di cronaca più terrificanti, appartiene a Estefania Gutierrez Lazaro. Ci troviamo in Spagna, precisamente a Madrid. E’ il 1990 ed Estefania è una studentessa di 18 anni depressa per aver perso il proprio fidanzato durante un incidente automobilistico.
Non riuscendo a darsi pace, decide di usare la tavola OUIJA e di comunicare con lui. La seduta avviene di pomeriggio, assieme ad un’amica, in un’aula vuota della scuola che frequenta. Con loro grande stupore ed entusiasmo, dopo qualche prova, il puntatore inizia a muoversi.
Quello che scopriranno in seguito è di essere entrate effettivamente in contatto con un’entità, ma non quella del ragazzo defunto… Scoperte da un’insegnante, la seduta viene interrotta bruscamente e per Estefania è solo l’inizio dell’incubo.

Nei giorni successivi infatti, la ragazza non si sente bene e viene colta da improvvise convulsioni. Durante la notte, mentre è sdraiata nel letto, vede prendere forma attorno a lei, ombre e figure dall’aspetto filiforme che la osservano, la indicano col dito e le sussurrano: “Vieni con noi.”
Potrebbe trattarsi della suggestione di una teenager depressa, ma le stranezze vengono confermate anche dai genitori di Estefania che, durante la notte, odono rumori di passi e voci provenire dalla camera della figlia.
Seguono visite mediche senza alcun esito e Estefania, sempre più disturbata e spaventata, si lascia letteralmente consumare. Sei mesi dopo il gioco con la tavola OUIJA, cade in coma e muore poco dopo.
La storia sembrerebbe concludersi qui, ma l’orrore non ha mai fine. Qualunque cosa abbia evocato Estefania, l’ha seguita dalla scuola e si è insediata nella sua abitazione.
Infatti, dopo la morte di Estefania, il calvario comincia per i suoi genitori: porte che sbattono d’improvviso in assenza di correnti d’aria, rumori, suoni, mobili spostati, ombre che attraversavano le stanze dell’appartamento.
In particolare una notte, la famiglia Gutierrez è talmente terrorizzata da questi fenomeni paranormali che chiama la polizia. La famiglia si riversa in strada non volendo restare un minuto di più nell’abitazione.

Gli agenti sembrano scettici, ma dal resoconto documentato affermano che la temperatura nelle stanze era bassissima, di aver visto una figura scura e longilinea e soprattutto, il fatto più sconvolgente, la cornice di una fotografia era riversa sul pavimento. Conteneva la foto del viso di Estefania che era stato parzialmente strappato e bruciato dall’interno, attraverso il vetro di protezione…

Esclusi i fatti narrati, che non possono essere spiegati, il puntatore che viene mosso formando parole e frasi, è quasi sempre un semplice effetto ideomotorio prodotto da chi gioca. Infatti, durante un esperimento, si è provato a bendare le persone che partecipano a queste sedute e, curiosamente, in questi casi il puntatore non compone più nessuna parola di senso compiuto.

Questa è una giustificazione scientifica che può rassicurare, ma, se possibile, consiglio di evitare di sfidare la sorte. Citando Nietzsche: “Quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro.”

redazione