David Sandel: cambiare vita e rendersi felici

Di Sebastiano Mura per Social Up!

Quanta pazzia ci vuole per credere in se stessi? E quanta per ammettere che ciò nel profondo sentiamo di voler fare, possa essere ciò che veramente ci renderebbe felici? E quanto è insensato parlare del credere in noi stessi e del sostenere che la vita che vogliamo sia realizzabile associandolo a parole come assurdo, impensabile e, per l’appunto, pazzia?!

Lo si potrebbe chiedere a David Sandel, il giovane uomo, che ha deciso, dopo 9 anni passati a lavorare come ingegnere elettronico per diverse aziende, vicine e lontane, di abbandonare tutto, compreso uno stipendio di 90 mila dollari l’anno, per ascoltare la sua mente, affittare un van, e, a suo dire, “rendersi libero”.

Quattro pseudo mura metalliche (quelle del suo Ford E350) per contenere il senso di una vita vissuta fuori da qualsivoglia “recinzione”. Per troppo tempo David si è sentito chiuso dentro un mondo fatto di doveri, di richieste, di capi, di controllori, di scadenze, di dati che, mese dopo mese lo hanno allontanato da quel senso di libertà che solo dopo anni è tornato a farsi vivo, imponente, per chiedere che David alla fine lo ascoltasse.

A 31 anni, nonostante uno stipendio sicuro (e più che ragguardevole),  nonostante gli anni dedicati allo studio per ciò che pensava gli avrebbe garantito un “lavoro sicuro e ben retribuito”, nonostante gli anni di straordinari e di progetti su progetti da gestire, le ore passate chiuso in ufficio con gli occhi fissi su uno schermo e le sue gambe, che amano la corsa, l’arrampicata e l’avventura, indolenzite dal troppo star fermi, David decide che quella vita non fa più per lui.

Non gli basta il tempo che riesce a ritagliarsi nei fine settimana. Troppe poche le ore da passare all’aria aperta se paragonate a quelle che si sente “costretto” a passare in ufficio. “Ho deciso di fare la fame per un anno, spendendo pochissimo di quello che guadagnavo come ingegnere, al fine di permettermi, finalmente, di cambiare vita”.

Ma di soli sogni non si vive, lo ammette lo stesso Sandel quando sostiene che “i ragazzi di oggi non sono pigri è solo che vorrebbero sentirsi parte attiva del mondo, vorrebbero guadagnare perché offrono un qualcosa di veramente utile alla società in cui vivono”. Per questo, questo trentunenne americano decide di diventare collaboratore freelance di diverse riviste e siti del settore che si occupano di quelle che sono le sue passioni: il training, la nutrizione, gli sport estremi e l’aria aperta.

Articolo dopo articolo Daniel viene notato e arriva al punto in cui è il suo stesso lavoro come freelance ad offrire il sostentamento economico per portare avanti il suo sogno, che in questo modo diventa anche il suo lavoro. Un lavoro che non lo costringe più ad orari prestabiliti, a vestire in giacca e cravatta tutti i giorni e aspettare che qualcuno gli dicesse esattamente cosa avrebbe dovuto fare e come avrebbe dovuto farlo.

Un nuovo lavoro grazie al quale, dopo anni di stallo, realizza il più grande dei suoi sogni: visitare la Tailandia e starci per ben 14 settimane. Non ha importanza dormire in un furgone se, aperta la porta di “casa” puoi trovarti un giorno in Canada, un altro in Messico, un altro ancora a Singapore e poi in Spagna. Non importa, se in poco tempo trasformi in ricordi reali quelle immagini che fino a qualche tempo prima avrebbero potuto essere solo delle immagini che, guardate sul proprio computer, ti avrebbero permesso di evadere da un lavoro e da una vita vissuta quasi per inerzia.

Vivere la propria vita nella maniera in cui si desidera e guadagnare col solo fatto di essere disposti a raccontarla. Da due anni a questa parte, Sandel racconta le sue avventure a tanti altri Sandel che come lui sognano uno stile di vita più attivo ma, ancora non hanno trovato modo o coraggio per renderlo una realtà. Nient’altro se non ammettere a se stessi che forse, nonostante i soldi in banca, nonostante un “posto fisso”, nonostante una bella casa e dei colleghi simpatici, non si è poi così felici.

Le storie come quelle di questo giovanissimo freelance che oggi lavora, tra gli altri per Business Insider e per Huffington Post, ci raccontano che forse, la vita che vorremmo è proprio al di là della nostra comfort zone, al di là di tutto ciò che fino ad oggi si è ripetuto senza che realmente ne avessimo il controllo.

Perché alle volte non importa se chiusa una porta si apra poi un portone. Alle volte ciò che conta, è essere disposti a stare fuori.