Per quanto la società odierna si sforzi – attraverso i diversi canali a disposizione – di sensibilizzare alla diversità, il passo affinché quest’ultima sia considerata mera normalità è ancora lontano. Bisognerebbe, in realtà, capire cosa vuol dire essere diversi oggi. Nella maggior parte dei casi una persona viene etichettata in quanto diversa perché non corrisponde a norme sociali, e dunque, convenzionali. Il diverso è colui il quale cercando di essere se stesso divorzia da quei canoni prestabiliti. A volte, il diverso fa paura perché semplicemente non si comprende. In Spagna, uno studente per aver sfidato quelle leggi sociali è stato espulso da scuola. La sua “colpa”, se così dovremmo definirla, è stata l’essersi presentato in classe con una gonna, e quindi vestito diversamente dai suoi coetanei. Ma i vestiti hanno genere? O almeno deve essere per forza così?
A sostegno di Mikel Gómez, studente spagnolo cacciato per essersi presentato a scuola in gonna, è partito il movimento #LaRopaNoTieneGenero.
L’hashtag #laropanotienegenero, in italiano I vestiti non hanno sesso, è stato lanciato alla fine del 2020 ed ha riscosso un enorme successo. Nato a seguito della vicenda di Mikel, ha coinvolto tante comunità virtuali e tanti ragazzi che si sono immedesimati nella vicenda.
Oltre al danno anche la beffa. Mikel Gómez si racconta su tik tok dichiarando che all’espulsione per aver indossato semplicemente un indumento prettamente femminile è seguito anche un invito ad andare dallo psicologo.
Un grave danno psicologico è quello che ha dovuto subire, in verità, per essere stato trattato in tale maniera. Con l’accusa di avere scelto consapevolmente di indossare una gonna, non di certo per sfida verso l’istituzione scolastica. Nessuno mai dovrebbe avere il diritto di dirci come vestirci e come sentirci a nostro agio. Di certo non sono questi i valori che dovrebbero essere insegnati a scuola.
Fortunatamente, alcuni professori hanno deciso di lanciare un forte segnale contro qualsiasi tipo di discriminazione. Perché la diversità dovrebbe essere educata a scuola, non soppressa.
L’iniziativa #laropanotienegenero è nata, infatti, grazie a Jose Piñas, professore di matematica spagnolo, il quale ha deciso di rispondere a tono a quanto accaduto al suo alunno. Il professore si è presentato in classe con tanto di gonna per sostenere il proprio studente e tutti coloro i quali ogni giorno subiscono discriminazioni di genere.
Un gesto il suo, che va oltre gli insegnamenti convenzionali. Jose Piñas ricorda quello che dovrebbe essere il ruolo principale di ogni professore: educare al rispetto. E lo fa in maniera anticonvenzionale perché il rispetto del prossimo e della sua felicità è un valore che prescinde dalla maniera in cui qualcuno si veste.
D’altro canto, però, il suo messaggio è anche indirizzato verso i piani alti della scuola. Un invito per i suoi colleghi a non lasciare scorrere dinanzi ad una situazione del genere. Insieme si può fare la differenza. I banchi di scuola sono a volte già abbastanza pesanti per uno studente a causa del fenomeno del bullismo, il supporto di un professore non solo è gradito, ma può addirittura salvare delle vite.
Ad accogliere l’iniziativa de #LaRopaNoTieneGenero anche altri professori spagnoli
Manuel Ortega e Borja Velaquez sono altri due insegnanti che hanno partecipato a questa nuova forma di protesta, indossando una gonna in classe per denunciare un altro caso discriminatorio. Fatti che fanno inorridire tanto i professori come l’intera società, perché un bambino, un ragazzo, una persona adulta in generale non merita di essere giudicato per come si veste. Il bullismo è bullismo e non ci sono giustificazioni che tengano.
Essere giudicato in quanto “diverso” fa già male di per sè, ma essere addirittura allontanati dalla scuola – come nel caso Mikel Gómez – è anche troppo!
I vestiti non hanno genere, così come indossare lo smalto alle unghie non è una prerogativa femminile. Il rosa è solo un colore e se ad un ragazzo piace vestirsi così ben venga.
Davvero nel 21° un individuo dovrebbe sentirsi diverso per via di ciò che pensa l’opinione pubblica? Ringraziamo chi va oltre a tali limitazioni mentali e sostiene la bellezza della diversità che è, comunque, normalità. Un professore che difende il proprio alunno presentandosi a lezione in gonna andrebbe ammirato e non giudicato.
Fedez è un rapper italiano, eppure ha deciso di lanciare la sua linea di smalti NooN il cui ricavato andrà alla Fondazione Pangea Onlus che sostiene le donne vittime di violenza domestica e i loro bambini sul territorio nazionale. Un gesto nobile che in qualche modo segna una rottura con la mentalità a cui siamo abituati, dato che gli smalti sono per tutti e Fedez è il primo a sfoggiare le sue unghie su Instagram.
Sangiovanni, cantante secondo classificato ad Amici 2021, a soli 18 anni ha saputo come irrompere contro un sistema che stigmatizza i ragazzi per come sono vestiti. Infatti, afferma che:
“nel 2021 ci sono ancora troppi preconcetti, paletti e schemi nei quali non mi ritrovo. Non si tratta di identità ma di libertà. Ho 18 anni, mi vesto di rosa e metto lo smalto sulle unghie: quindi? È ciò che voglio trasmettere e comunicare con le mie canzoni”
“Mi hanno urlato in faccia: ma non ti vergogni?” per il solo fatto di essere vestito di rosa, è quello che ha raccontato nelle sue storie Instagram. Sangiovanni da quando è uscito da Amici non è solito fare storie “parlate”, ma qui ha voluto metterci la faccia perché anche se a lui determinate parole non interessano, il suo è un bisogno di comunicare. Ad un bambino ad esempio, che viene bullizzato perché si veste di rosa e mette lo smalto. Sangiovanni fa sentire meno solo quel ragazzo che torna a casa e piange, che si sente diverso quando in realtà è straordinario.
Infine, l’insegnamento stilistico e morale che un cantante di fama internazionale – come lo è ormai Harry Styles – ci dona con i suoi look.
Si batte da sempre a sostegno della comunità LGBTQ+ e contro gli stereotipi di genere attraverso uno stile iconico.
Nonostante le polemiche, gli insulti ricevuti, continua a fare scandalo e scalpore presentandosi agli eventi in abito da donna. La sua copertina per Vogue all’insegna della libertà di espressione non è stata compresa da molti. Tuttavia, se è questo uno dei mezzi a disposizione di personalità di rilievo per veicolare dei messaggi, allora il resto sono solo chiacchere.
La moda gender-fluid piace a molti artisti, è simbolo di libertà per alcuni, è modo di essere per altri ancora. Un tempo quello che è successo a Mikel accadeva a tantissime donne che rivendicavano il diritto di indossare un paio di pantaloni. É arrivato il momento di smettere di polemizzare attorno al fatto che i vestiti sono solo vestiti e in quanto tali non hanno sesso.