La tendenza dei concorsi di bellezza per bambine anche in Italia

Una bizzarria assolutamente americana ed oggi molto controversa è quella dei Child Beauty Pageant, ossia dei concorsi di bellezza per bambine – qualcuno di voi se ne ricorderà per via dello splendido film Little Miss Sunshine (2006).

Nati negli anni ’20 ma esplosi negli anni ’60, i concorsi di bellezza per bambine e teenager di cui stiamo parlando hanno ciascuno regole leggermente diverse, ma tutti prevedono una determinata categorie di “eventi” o “numeri” di vario genere, sulla base dei quali la giuria assegnerà i premi. Proprio come in un regolare concorso, tipo Miss Italia per intenderci, ci sono quindi eventi di canto o danza, interviste con le candidate, sfilate di abbigliamento sportivo, da spiaggia, ma anche abbigliamento a tema, ad esempio in stile “western”, eccetera. Di queste bambine si giudicano qualità come il portamento, la fiducia, l’individualità, l’abilità. Ogni anno negli Stati Uniti si svolgono 25.000 concorsi di bellezza per bambine. Le quote di iscrizione vanno da poche centinaia  fino a svariate migliaia di dollari. I vestiti su misura da soli possono costare anche più di 5000$, senza parlare degli accessori di trucco o delle parrucchiere e le make-up artist professioniste.

I concorsi di bellezza per bambine si sono diffusi velocemente anche in Italia. Competizioni, spesso organizzate a livello locale, pubblicizzate anche su Facebook su pagine e gruppi specifici. La promessa degli organizzatori?  Far lavorare i baby modelli nel mondo della moda o del cinema. Si richiedono concorrenti «da 1 a 18 anni». Ma non solo: «Cerchiamo bambini da 0 a 1 anno per completare la categoria!». La cosa spaventosa è che il numero di genitori che chiedono informazioni è veramente grande.

Un mondo sfaccettato che, dal Sud al Nord Italia, è fatto di eventi nei centri commerciali, competizioni di bellezza, fino ad arrivare ai casting delle agenzie specializzate, alle pubblicità in riviste o tv e alle sfilate per le griffe più prestigiose.

L’iniziativa spesso e volentieri parte dalle mamme e dai papà che spinti dal voler far diventare la propria bambina la Belen di domani sono pronti a tutto, ma non sempre alcuni bambini attratti dal mondo visto in televisione sono loro stessi a chiedere ai propri genitori di fare qualcosa.

Ovviamente ne i bambini ne gli stessi genitori si rendono conto di quanto la realtà dei concorsi di bellezza per bambine sia diversa da quello che immaginano. La prima cosa da tener conto è il budget che riguarda tutti gli abiti e gli accessori, le lezioni di danza e portamento, la make up artist e non solo. Oltre a ciò è essenziale capire che bisogna dedicare molto tempo alla preparazione dei concorsi.  Flavia Piccinni, scrittrice e giornalista, ha pubblicato nel 2007 un libro intitolato Bellissime – Baby miss giovani modelli e aspiranti lolite (Fandango) in cui racconta episodi raccapriccianti legati a questo mondo. Si parla di bambini che, durante un grande evento di moda, sono stati lasciati senza acqua e merenda, costretti a provare e sfilare lontani dai genitori; di altri casi in cui ai piccoli non è stato dato da bere per limitare al minimo le richieste di andare in bagno, per ridurre le pause e contenere distrazioni ed errori. Tutto questo per un guadagno davvero misero che va dagli 80 ai 150 euro netti per una sfilata e fino a 350/400 euro per uno spot televisivo”. Oltre al guadagno che può essere una motivazione, i genitori scelgono di iscrivere i propri figli a questi concorso perché attraverso il bambino la madre a volte realizza un proprio sogno. Tra le motivazioni palesate invece c’è la classica “Mia figlia si diverte moltissimo a fare queste sfilate e io devo sostenerla”.

Per capire se i bambini si divertano o meno, basta assistere a un concorso. La musica assordante da discoteca, bambini e bambine conciate come adulti. La cosa che colpisce è la serietà e il sorriso sempre stampato sulla loro faccia peccato però che gli occhi non mentono: lacrime e sguardi tristi completano lo scenario. La pressione di rendere fieri i proprio genitori e famigliari e la possibilità di vantarsi di una medaglia il giorno dopo con gli amichetti è così alta che sui loro visi spesso si intravede quel senso di stress associabile solo ad un operaio che lavora 50 ore a settimana in nero.

redazione