Arroccato nel suo castello in cima alla tavola periodica, l’Elio è sempre stato considerato il più nobile dei gas, restio a mescolarsi con qualunque altro elemento e destinato ad una vita di isolamento. Secondo solo all’Idrogeno, in quanto a leggerezza ed abbondanza nell’universo, la sua relativa maneggevolezza ci ha consentito di utilizzarlo per i più svariati impieghi, dal riempimento di palloni areostatici e palloncini all’uso come gas inerte nella cromatografia e nelle miscele di gas che riempiono le bolle dei sommozzatori.
Ma le sorprese dal mondo della chimica non sono finite: un gruppo internazionale di scienziati ha recentemente dimostrato che l’Elio non è completamente inerte come pensavamo e che, sebbene in condizioni estreme, è in grado di formare dei composti o, per meglio dire, un composto:Na2He. Il nuovo nato non ha ancora un nome, del resto non eravamo preparati a questa evenienza e non esiste una nomenclatura che lo contempli. Quel che si sa è che, come dice la formula stessa, ciascuna molecola è composta da due atomi di Sodio (Na) ed uno di Elio (He), è simile ad un sale, ma solo nell’aspeto; appartiene, infatti, alla categoria degli elettruri, composti in cui delle coppie di elettroni sono ingabbiate da atomi di carica positiva, come il sodio una volta privato di alcuni dei suoi elettroni (Na+). Tanto “semplice”è la molecola quanto complessa la struttura cristallina del composto che vi mostriamo nella figura.
Ottenere un composto così inaspettato ha richiesto sforzi non meno incredibili, come la creazione di un ambiente sottoposto ad una pressione pari ad un milione di volte quella dell’atmosfera terrestre. Data la difficoltà nel produrlo, dunque, è difficile pensare di poterne, in futuro, sfruttare le proprietà su larga scala. Tuttavia, considerata la grande abbondanza di Elio nell’universo e le condizioni estreme di temperatura e pressione che si verificano in alcune regioni del cosmo, questa scoperta potrà aiutare gli astrofisici a comprendere numerosi fenomeni.
A dirla tutta, l’Na2He potrebbe essere solo una delle sorprese riservateci dall’Elio. Insieme alla struttura di questa molecola, infatti, un algoritmo denominato USPEX (Universal Structure Predictor: Evolutionary Xtallograph) ha consentito di predire la probabile esistenza di un altro composto, l’Na2HeO che, tuttavia, non è stata ancora dimostrata.
La solitudine, dunque, non piace nemmeno al più restio degli elementi. Speriamo che queste nuove scoperte ci aiutino a dipanare i misteri dello spazio profondo.