Cannabis: i miti da sfatare su un business in continua crescita

Se c’è un business che, negli ultimi anni, ha rivoluzionato l’economia italiana, questo è quello della cannabis light. Almeno per il nostro Paese, tutto ha avuto inizio con l’entrata in vigore della Legge 242/2016.

Questo testo normativo ha rappresentato una svolta epocale per la società italiana; fino al gennaio 2017, mese della sua entrata in vigore, quando si parlava di marijuana diversa da quella terapeutica si inquadravano situazioni dalla dubbia legalità.

Grazie alla legge sopra citata, sono stati consentiti sia il commercio sia il consumo di cannabis a basso contenuto di THC (il dosaggio massimo è pari allo 0,2%, con una soglia di tolleranza fino allo 0,6).

I prodotti che la vedono come ingrediente principale sono “protagonisti” di un business che, pur essendo relativamente giovane, vanta numeri a dir poco interessanti. Parliamo, alla fine del 2019, di un giro d’affari di 150 milioni di euro. Se si pensa che nel 2020 i numeri sono letteralmente esplosi – soprattutto a seguito dell’entrata in vigore delle restrizioni finalizzate a contenere il contagio da Covid-19 – ci si rende facilmente conto di come questo business abbia un impatto non indifferente.

Nonostante questo, sono numerosi i falsi miti che ruotano attorno a questo settore. Nelle prossime righe, ne abbiamo elencati alcuni.

La cannabis light sballa

Assolutamente no! Come abbiamo visto nelle righe precedenti, la cannabis light si contraddistingue per la presenza di dosi di THC, principio attive per eccellenza, minime. 

Alla luce di ciò, non si può proprio dire che la canapa light legale sballi (lo stesso vale per i prodotti che la contengono).

Gli e-commerce di cannabis light vendono solo infiorescenze

Quando si pensa alla cannabis light, la prima immagine che viene in mente è quella delle infiorescenze che vengono fumate. Se non si è sufficientemente esperti del settore, si pensa spesso che siano gli unici prodotti venduti online.

Niente di più sbagliato! Su e-commerce come Cbdmania.it, si possono infatti trovare anche prodotti come l’olio di CBD, che ha vissuto una vera e propria impennata delle vendite a seguito dello scoppio dell’emergenza sanitaria per via delle sue straordinarie potenzialità rilassanti. 

Da non dimenticare è anche la possibilità di comprare prodotti a base di CBD o cannabidiolo – principio attivo più famoso dopo il THC e privo di effetti psicoattivi  – specifici per animali. In questo caso, si tratta di formulazioni estremamente versatili, che possono essere utilizzati sia per attenuare i sintomi della sindrome abbandonica, sia per contrastare i processi infiammatori legati a criticità come l’artrite.

Coltivare cannabis light è illegale

Eccoci a parlare di un altro falso mito molto diffuso quando si parla di cannabis light legale. Questa pianta si può tranquillamente coltivare a casa. Attenzione, però: è necessario seguire alcune regole. Innanzitutto, bisogna acquistare semi solo da rivenditori seri.

Come capire quali sono? Il criterio è uno e uno solo: al momento dell’acquisto, l’esercente deve fare in modo che l’acquirente entri in possesso del certificato di iscrizione della merce acquistata al Registro Europeo delle Sementi.

Interessante è fare presente che, sugli e-commerce di cannabis light ma anche negli store fisici, è possibile trovare, oltre ai semi, anche kit per la coltivazione casalinga. Con poche centinaia di euro, si può iniziare a gestirla anche partendo da zero.

I clienti che acquistano cannabis light sono soprattutto giovani

Concludiamo con un luogo comune che è stato vigorosamente abbattuto soprattutto negli ultimi mesi, con le città svuotate dai turisti stranieri. La loro presenza negli store fisici che vendono cannabis light è stata sostituita da quella della fascia dei grandi anziani che, sorprendentemente, si sono rivelati dei forti consumatori di cannabis a basso contenuto di THC.

redazione